Castello di Fabro – Fabro (TR)

Il castello di Fabro è ben visibile transitando l’Autostrada del Sole essendo a ridosso della stessa e dominandola da un alto colle.

 

Cenni Storici

l comune di Fabro è ubicato su un colle di 364 m.s.l.m che si affaccia sulla parte più meridionale della Val di Chiana, nota anche come Val di Chiana romana, nell’Umbria occidentale.
Il suo territorio è composto di un grande accumulo di sabbie e argille plio-pleistoceniche di origine marina che costituì il fondale dell’antico Mar Tirreno.
La presenza di argille e crete di origine marina dilavate dall’erosione degli agenti atmosferici ha provocato nella zona sud-orientale del comune di Fabro un fenomeno geomorfologico molto interessante ed affascinante, i cosiddetti calanchi.
Nel periodo etrusco, il territorio dell’odierno comune di Fabro segnava il confine degli antichi territori delle città Clevsi e Velzna, ossia di Chiusi e di Orvieto, due delle più importanti città dell’Etruria.
Il passaggio successivo alla dominazione romana invece, è rappresentata dal ritrovamento del XVII miliare della Via Traiana Nova (conservato nel portico antistante il Museo dell’Opera del Duomo di Orvieto.) e dal ritrovamento di alcune tombe alla cappuccina di epoca tardo-antica.
Sicuramente l’insediamento romano rappresentava un presidio posto a guardia di un importante guado della Chiana.
In epoca medievale si ha notizia dell’esistenza di un insediamento di Fabro nel giugno del 1118 quando i suoi boni homines (i notabili dell’abitato) furono chiamati come testimoni alla vendita dei diritti feudali che il Conte Rinaldo Aldobrandini aveva sul Monastero di San Pietro Acquaeortus.
Questo documento colloca l’origine del villaggio di Fabro nel “Primo Incastellamento”, cioè quella fase storico-archeologica che vede la nascita dei primi castelli tra il X e la metà del XII secolo.
Nei documenti il paese era noto con il nome Castrum Fabri e ciò fa supporre che il nome sia da attribuire alla presenza di fabbri ferrai e alla grande diffusione dell’arte della lavorazione del ferro nel territorio comunale.
Dal Medioevo in poi, il castello di Fabro fu sottoposto alla giurisdizione di Orvieto a cui pagava tributi e della quale seguì le alterne vicende storiche, le vittorie come le sconfitte.
Durante le battaglie tra Guelfi e Ghibellini, Fabro fu una roccaforte ghibellina, feudo della potente famiglia orvietana dei Filippeschi.
Nel 1295, Orvieto inviò messer Orlandino del Veglio da Lucca, capitano del popolo, al castello di Fabro per distruggere i beni dei ghibellini.
Dopo la disfatta della famiglia Filippeschi nel 1313, Fabro entrò a far parte dei possedimenti della famiglia guelfa vincitrice, i Monaldeschi ed ebbe come visconte Spinuccio Monaldeschi.
Nel 1345, Fabro rientrò negli accordi di pace tra i Conti di Montemarte e il Comune di Orvieto, poiché i conti lo avevano conquistato e inserito nei loro possedimenti, insieme a Cetona, Ficulle, Camporsevoli e Torre.
Successivamente i castelli tornarono in mano ad Orvieto, e Fabro fu amministrato dalla città per mano del Capitano del Popolo di Orvieto messer Angelino Salimbeni.
Nel maggio del 1389 fu devastato dal capitano di ventura Corrado di Altimberg e Francesco di Montemarte dovette pagare 165 fiorini.
Nel 1392, invece, i capitani di ventura Anderlino Trotti e Johanne Todesco di Pietramala con il loro esercito di Bretoni entrarono nel territorio e lo devastarono facendo 30 prigionieri e un danno per 700 some di grano tanto che Francesco Montemarte Conte di Corbara scrisse: “non ci rimase bestia veruna et pochi huomini che non pigliassero”.
Fabro fu possedimento della famiglia Montemarte Conti di Corbara a partire gli anni successivi al 1355 fino alla seconda metà del ‘400.
Nel 1401 in seguito alla morte di Francesco di Montemarte, che grazie a Papa Bonifacio IX, nel 1397 era entrato anche in possesso di Monteleone e Camporsevoli con la tassazione di un falcone all’anno per la festa di San Pietro, di fatto non aveva mai pagato la tassa, ed i possedimenti furono confiscati dal papa.
Il Comune di Orvieto, nel 1481, comprò i castelli per 4000 ducati d’oro con il consenso del Papa.
Nel momento della vendita, però, una figlia con il marito Cesario Bandini, figlio di Bandino il famoso capitano al soldo della Repubblica di Venezia e di Firenze, avanzò diritti di successione e iniziò una lunga causa legale che ebbe scarsi risultati, ma sfociò in una lunga guerra tra Orvieto e i Bandini per il possesso di Fabro, Monteleone, Montegabbione, Carnaiola e Salci.
La guerra tra i Bandini di Castel della Pieve ed Orvieto si concluse nel 1497 con la Battaglia di Fabro il 13 e il 17 aprile e il susseguente Trattato di Pace di Monteleone.
Il trattato fu firmato a Monteleone nel luglio del 1497, che vide risolversi la questione in questo modo: Salci e Fabro entrarono a far parte dei territori dei Bandini e di Castel della Pieve, mentre Orvieto ottenne il possesso del castello di Monteleone.
Il Castello di Fabro da questo momento rientrerà nei possedimenti dei Bandini di Città della Pieve fino alla seconda metà del ‘500 e fu durante questo periodo che Fabro fu dotato del suo primo statuto comunale moderno.
Sempre sotto questa dominazione il castello subì una profonda ristrutturazione su disegno di Antonio da Sangallo il Giovane che tra il 1527-1533 era impegnato in zona nella costruzione del Pozzo di San Patrizio ad Orvieto e in uno dei numerosi tentativi di bonifica della Val di Chiana.
Grazie a questo intervento fu dotato del torrione e delle mura tuttora esistenti.
Dopo varie vicissitudini della famiglia Bandini il castello tornò al Comune di Orvieto che possedette il castello fino al 1654, quando il feudo fu comprato dal marchese Carlo Maria Lanci.
In quello stesso anno il feudo fu elevato marchesato da Papa Innocenzo X, come attestato dai documenti presenti nell’archivio storico comunale.
Nel 1744 il feudo di Fabro passò ai Marchesi Girolamo, Francesco e Giacomo Antinori di Perugia nel 1745, già proprietari di San Pietro Acqueortus dal 1733.
Dopo la Restaurazione del 1815, fu emanata per tutto lo Stato Pontificio l’abolizione delle giurisdizioni baronali, pertanto, il marchesato di Fabro si estinse nel 1818.
Nel 1861, fu aperta la tratta ferroviaria Roma-Firenze che transita alle pendici del colle di Carnaiola.
Da questo momento in poi iniziò a fiorire la frazione più popolosa dell’attuale comune, Fabro Scalo.
Nel 1867, per motivi di riassetto territoriale voluti dal nascente Stato Italiano, furono sciolti molti comuni italiani e tra questi Carnaiola, per cui, con questa annessione, Fabro rappresenta l’unione di questi due comuni avvenuta nel 1870 circa, ne consegue che sul suo territorio vi sono due centri storici, dai quali si sono poi sviluppate le due realtà urbane più moderne di Fabro Scalo e Colonnetta.
Nel 1963, alle pendici del colle di Fabro fu aperta una nuova infrastruttura, l’Autostrada del Sole, che contribuì alla nascita della terza frazione del comune, loc. Colonnetta, sorta in prossimità dello svincolo autostradale.
 

Aspetto

Il castello dall’alto di un aguzzo rilievo domina la valle sottostante con il suo imponente palazzo e torre difeso da una impenetrabile scarpata difesa da un cammino di ronda ancora ben integro che consente al visitatore una ineguagliabile panoramica del territorio fin sopra al possente e compatto torrione cilindrico.
 

Uso attuale

Il complesso è oggi di proprietà privata.
 
 
 

Chiesa di San Martino

A ridosso delle mura di Fabro, si trova la chiesa di San Martino.
Fu edificata nel XIX secolo e intitolata al santo patrono dei cavalieri e dei viaggiatori.
La chiesa parrocchiale deve evidentemente il suo aspetto attuale, sostanzialmente neoclassico, agli interventi, di ristrutturazione e restauro, eseguiti tra il 1901 ed il 1935.
 

Aspetto esterno

La facciata, realizzata in mattoni a facciavista con linee piuttosto semplificate: quattro paraste in “ordine gigante“, comprese le cantonali, sorreggono il timpano triangolare, mentre la fascia centrale è occupata dal portale ligneo e dalla sovrastante finestra rettangolare.
Il prospetto laterale destro si presenta invece intonacato; il campanile a vela in mattoni è collocato sul retro dell’edificio.
 

Interno

Si tratta di un edificio ad aula unica a croce latina, con copertura a falde sorrette da capriate lignee, presbiterio rialzato di un gradino, due cappelle laterali, voltate con botti decorate, ed abside quadrata, anch’essa coperta con volta a botte decorata; il presbiterio e le cappelle laterali sono protetti da balaustra.
L’interno è intonacato e tinteggiato, scandito da un doppio ordine di paraste doriche, e finemente decorato; una cantoria lignea si affaccia sulla parete di controfacciata, sopra la bussola d’ingresso.
La chiesa conserva un bassorilievo ligneo raffigurante San vescovo di Tours del 1930.
 

Fonti documentative

http://www.comune.fabro.tr.it/AreeTematiche.asp/D0701=40

https://it.wikipedia.org/wiki/Fabro

https://www.umbriatourism.it/-/castello-di-fabro

http://necrologie.repubblica.it/

 

Nota di ringraziamento

Si ringrazia la Diocesi di Orvieto – Todi per la disponibilità e per aver concesso l’autorizzazione alla pubblicazione delle foto degli interni della chiesa.
 

Mappa

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