Castello di Doglio – Montecastello di Vibio (PG)

Il castello è arroccato su un piccolo colle immerso in un contesto naturalistico pressoché incontaminato in cui si alternano campi coltivati e fitti boschi. Un castello che rappresenta una delle ultime propaggini del territorio tuderte in epoca medievale.

 

Cenni Storici

Doglio, uno dei castelli tuderti che delimitano il confine tra i guelfi di Orvieto e i ghibellini di Todi.
Questo stupendo paesino immerso nel verde delle colline umbre a 500 metri sul livello del mare, è delimitato da due torrenti e ancora oggi conserva le sue forme di castello con due porte: porta Fuje che dà verso il Borgo e l’altra porta principale che dà sul viale Rimembranza.
L’origine del nome “Doglio”, secondo lo storico Giovanni Battista Alvi, è dato dal fatto che è fabbricato tondo a guisa di botte di olio detta in latino “Dolium“.
Nel Medioevo Doglio rappresentava uno dei numerosi castelli tuderti, segnando il naturale confine e luogo di contesa tra i guelfi orvietani e i ghibellini todini: solamente sotto la repubblica Giacobina (1789-1799) Doglio entrò’ a far parte del cantone di Monte Castello di Vibio.
Per quanto riguarda poi la popolazione, già nel 1291, come si apprende dal “liber focolarium” (catasto delle famiglie) il castello di Doglio conta 71 persone, mentre altre 25 vivono presso il castello di Roscialesco e 20 famiglie abitano in Santa Maria in Monte.
Nel 1725 lo “stato delle anime”, cioè il registro parrocchiale della popolazione, conta 155 persone, che, nel 1828, salgono a 224.
Dalla consultazione dei catasti dal Settecento in poi, emerge che fra i maggiori proprietari terreni vi è nella zona una cospicua presenza di beni ecclesiastici (vescovado di Todi, parrocchia di San Salvatore, monastero di Santa Maria in Monte e Sant’Angelo di Ginestreto), mentre fra i laici troviamo famiglie di origine senza dubbio locale come gli Zafferami o Zaffarami (nelle località di Roscialesco e Torre di Roscialesco ai confini con il territorio di Quadro) e i Lipparoni (nelle località Le Corone, Struginati e Torre Nera).
Vi sono inoltre possedimenti del principe Borghese di Roma, del conte e della contessa Prosperi di Todi (proprietari in località il Palombaio, Il Moro, Pieronillo, La Casaccia e Colle Zolfo) e del capitano Leoni di Todi (proprietario in Poggio San Quirico).
Altre importanti famiglie tuderti si avvicendano nella località denominata Le Grazie (antico fortilizio medioevale, trasformata poi in residenza di campagna e, infine, nell’attuale agriturismo) e, precisamente: i Carocci, il conte Prosperi e gli Alvi.
Da questi ultimi, tutto il complesso, viene poi venduto alla locale famiglia Mariotti.
La chiesa parrochiale del castello è dedicata a San Salvatore ed è del XIX secolo.
 

Aspetto

Il castello conserva ancora un aspetto circolare con le abitazioni che hanno preso il posto delle antiche mura.
Porta Fuje, sovrastata dallo stemma di un’aquila che sovrasta 2 aquilotti, secondo la storiografia locale, rappresentano i comuni di Spoleto ed Amelia, sottomessi da Todi
Il viale Rimembranza invece è l’accesso al centro storico ed e’ costeggiato da piante di leccio, ognuna delle quali rappresenta un caduto dogliese della Prima Guerra Mondiale.
 

Fonti documentative

https://it.wikipedia.org

http://www.iltamtam.it

http://www.bellaumbria.net

 

Mappa

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