Castello di Cordigliano – Todi (PG)

Il bel castello è di proprietà privata.

 

Cenni Storici

Cordigliano era all’inizio una villa situata su un’alta collina che guarda verso la valle del Tevere; secondo studi si suppone che il nome derivi dall’occupazione romana che vi insediò la “Gens Cordilia“.
Durante il Medioevo, secondo l’Alvi, fu posseduto dalla famiglia Uffreduzzi; contava venti fuochi e vi era una chiesa dedicata a Santa Croce di cui appare un Rettore fino all’anno 1458.
Nel 1551 compare come “Castrum” per cui se ne deduce che in questo lasso di tempo di 100 anni subì un’opera di fortificazione consistente da parte degli stessi Offreduzzi.
In questo anno “Virgilio e Cesare Uffreduzzi permisero a Lorenzo di Matteo di Cordigliano di poter costruire un torrione fuori le mura vicino alla chiesa di San Giovanni Battista“.
Dalla visita pastorale di Pietro Camaiani del 1571 risultano presenti nel castello una Chiesa ed un Oratorio; la chiesa però è crollata e l’Oratorio lo descrive come “indignissimo sacello“.
Stando alla relazione del suddetto visitatore si apprende che la chiesa dedicata a Santa Croce era unita alla chiesa di S. Angelo posta fuori le mura per cui il parroco era congiunto e le serviva entrambi.
La chiesa del castello però era crollata “Collapsa” ed il Camaiani al suo arrivo trova solo un cumulo di macerie su cui era stata fissata una croce ad indicare il luogo sacro.
In mezzo alle macerie trovò un Crocefisso molto antico e malridotto per cui ordina che venga bruciato.
Inoltre ordina che nella chiesa di Sant’Angelo posta fuori dal castello venisse eretto un altare a memoria e prosecuzione del culto della chiesa di Santa Croce e che venga questo arredato con due candelabri e uno sgabello di legno affinché il celebrante vi possa appoggiare i piedi.
L’Oratorio esistente all’interno del castello al momento della Visita Pastorale, era ad uso della comunità e vi celebrava il parroco della chiesa di Sant’Angelo.
Il Camaiani però rimane sbigottito e lo ritiene indegno per ogni sacerdote regolare o secolare che vi officia poiché l’edificio è inseparabilmente aderente al forno (posizionato davanti alla porta dell’Oratorio) e fa una censura disponendo l’immediata chiusura e spostamento del forno e per questa ragione dispone che non si celebri più fintanto che non si sia rimosso.
Questa decisione fu presa perché il forno era frequentato in prevalenza da donne la cui presenza costante e spesso con atteggiamenti poco composti davanti alla porta della chiesa non era ben gradita.
L’attuale parrocchiale si trova ad una certa distanza dal castello ed è intitolata a San Michele Arcangelo de Casalecchio.
Ad oggi il castello è di proprietà ed è stato sapientemente recuperato.
 

Fonti documentative

Giovan Battista Alvi – Dizionario Topografico Tudertino – 1738
Visita Pastorale del Vescovo Pietro Camaiani 1571
 

Da vedere nella zona

San Michele Arcangelo de Casalecchio
 

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