Castello di Collelungo – Baschi (TR)

Collelungo è famoso per il “fagiolo dall’occhio” per via di un piccola cerchiatura nera (a forma di occhio) in corrispondenza dell’ilo; è una varietà che proviene dall’Africa, probabilmente dalla Nigeria, a differenza delle tipologie più diffuse, originarie delle zone del centroamerica.
Per secoli è stata l’unica varietà coltivata in Europa: nota ai greci e ai romani, ebbe un’ampia diffusione nel medioevo per essere poi confinata in zone sempre più piccole a causa della diffusione di varietà più produttive.

 

Cenni storici

Già nel XIII secolo il castello di Collelungo, appartenente al plebato di Sant’Angelo d’Izzalini, era un luogo fortificato, situato immediatamente al di sotto del castello di Vagli, a difesa delle strade che s’intersecavano numerose in quella zona, dalla montagna verso il Tevere e Todi.
A quell’epoca contava quindici fuochi. Nei pressi era il castello di Pompognano, chiamato anche Castellaccio delle Formiche, ove gli Orvietani furono sconfitti dai Todini nel 1252.
Nel 1297 Collelungo prese parte alla difesa di Pompognano, raso poi al suolo nel 1301.
Gli abitanti di Collelungo erano incaricati, insieme con quelli di Pigliuto, Fulignano, Acqualoreto e Cappanni della difesa del passo delle Morre.
Il castello era retto da un sindaco, che, come altrove, al momento della nomina doveva versare una cauzione di cinquanta libbre d’argento: il sindaco si recava a Todi il primo sabato di ogni anno per conferire con il podestà e per consegnare le tariffe riscosse del pascolo, legnatico ghiandatico, frondatico, del carbone, delle pertiche, calce e mattoni.
Affiancavano il sindaco i “massari” e i sergenti, questi ultimi rendevano conto dell’attività militare.
Fu rettore della chiesa di San Donato, Don Giacomo Landi che era stato “Magister familie” del cardinale di Santa Fiora, nipote di Paolo III.
I Landi erano guelfi, quindi Collelungo si trovò a sopportare la violenza del ghibellino Altobello Chiaravalle, coinvolto suo malgrado nella lotta di costui contro Carlo VIII e i Borgia.
Nel 1522 gli uomini del castello avevano il permesso di restaurare le mura.
Nel 1571 la popolazione di Collelungo era di 185 persone, di cui 46 fanciulli.
All’interno del castello c’era un ospedale ma con un letto “satis incomodo“.
Alla fine del XVI secolo inizia un periodo di pace, dopo il 1595 non si hanno più notizie della milizia cittadina.
L’ultimo signore di Collelungo fu il conte Morelli.
Anche questo castello fece parte del Cantone di Baschi e del Comune di Toscolano.
Con la restaurazione divenne frazione di Acqualoreto, appodiato di Baschi.
Prodotto di pregio è il fagiolo con l’occhietto di Collelungo, ricco di proteine e gustoso.
 

Aspetto

Il borgo conserva ancora parte delle mura di difesa, resti delle porte e una torre ora trasformata in campanile.
Molto suggestive le vie interne, ove si incontrano antiche case con scale esterne.
Sul colle sovrastante domina l’antica torre di guardia di Capecchio, ora residenza privata.
 
 
 

Chiesa di San Donato

La Chiesa parrocchiale di San Donato è collocata a margine del centro storico, all’incrocio di numerose strade che portano all’interno delle montagne, verso la valle del Tevere e nel territorio tuderte, circondata da boschi di castagno e querce, lungo la strada che conduce a Todi, con una ampia piazza antistante.
Il primitivo impianto della Chiesa di San Donato di Collelungo è di origine medioevale, la prima notizia sicura risale al 1399, ma probabilmente esisteva già nel XIII secolo.
L’edificio è stato però completamente riedificato nel XIX secolo con linguaggio sostanzialmente manierista.
 

Aspetto esterno

Le pareti esterne si presentano invece in pietra a facciavista; in particolare il prospetto principale, sormontato da un timpano triangolare con cornice in pietra, presenta una composizione classica piuttosto canonica, ed è qualificato dalla presenza di doppie paraste laterali in mattoni, anch’esse su due ordini, tuscanico e dorico, sovrapposti; il portale ligneo ed il finestrone rettangolare sovrastante, entrambi con segni di modifiche avvenute nel tempo, presentano cornici in pietra, come la trabeazione.
 

Interno

L’interno è ad aula unica coperta in piano con un soffitto a cassettoni lignei, presbiterio sollevato di un gradino ed abside quadrata voltata a botte.
L’ambiente liturgico, introdotto da una bussola lignea, intonacato e tinteggiato, è scandito dalla successione di paraste tuscaniche, singole e binate, su due ordini sovrapposti divisi da un cornicione, e caratterizzato dalla presenza di quattro nicchie laterali, due delle quali con altari, realizzati in muratura stuccata.
 
 
 

Chiesa di Santa Lucia

È collocata a poche decine di metri di distanza dalla parrocchiale, sulla medesima direttrice di collegamento con Todi.
La prima notizia sicura risale al 1399, ma la chiesa filiale di Santa Lucia è più antica, probabilmentecoeva alla costruzione del Castello, quindi già esistente nel XIII secolo; la muratura fa pensare ad un tardo romanico e conferma l’ipotesi di datazione.
Il 7 novembre 1574 giunse in visita apostolica a Collelungo Monsignor Pietro Camaiani, vescovo di Fiesole, constatando che le messe venivano celebrate nell’oratorio di Santa Lucia, anch’esso situato vicino alle mura del castello, in quanto la chiesa parrocchiale di San Donato, recentemente restaurata, non era ancora stata del tutto liberata dai cumuli di terra e detriti, che, ammassati all’esterno, provocavano molta umidità all’altare.
La Chiesa di Santa Lucia è stata interessata da un intervento di restauro generale, riguardante sia l’esterno che l’interno, completato nell’anno 2007.
 

Aspetto esterno

L’edificio è in muratura, realizzato con pietra a vista.
Il manto di copertura è in coppi e sottocoppi.
La facciata, sormontata dal campanile a vela a un solo fornice, è caratterizzata da alcune asimmetrie compositive: il portale ligneo, con cornice in conci di pietra, è accompagnato, oltre che dalla finestra rettangolare sovrastante, da una sola piccola bucatura laterale, sul lato destro, mentre lo spigolo opposto dello stesso prospetto termina in basso inclinandosi verso l’esterno, per la presenza di uno sperone.
Lo spazio antistante l’ingresso, irregolare, è pavimentato fino al confine con la pubblica via.
 

Interno

Il piccolo impianto è realizzato in pietra, con un’unica aula voltata a botte e presbiterio sollevato di un gradino; a botte è coperta anche l’abside quadrata, introdotta da un arco in pietra a facciavista.
L’interno del tempio si presenta intonacato, ma sull’arco trionfale sono riemerse tracce dell’antica decorazione a fresco.
Lungo la parete di sinistra è allocata una statua della Santa titolare.
Sulla parete di destra è murata una lapide con stemma e data 1540.
La pavimentazione è realizzata in cotto fatto a mano.
 

Fonti documentative

Giorgio Gomez, Margherita Bergamini, Enzo Nunzi, Filiberto Vici – Civitella castelli, ville, paesi, chiese di una massa di Todi

http://www.chieseitaliane.chiesacattolica.it/chieseitaliane/schedaca.jsp?sercd=87176

 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
 

Nota di ringraziamento

Si ringrazia la Diocesi di Orvieto – Todi per la disponibilità e per aver concesso le autorizzazione alla pubblicazione delle foto degli interni delle chiese.
 

Mappa

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