Castello di Colle di Capodacqua – Foligno (PG)
Cenni Storici
La piccola frazione di Capodacqua sorge su un diverticolo della via Flaminia che attraversando la valle del Roveggiano sale sugli altopiani Plestini diretto verso l’Adriatico.
L’antropizzazione della valle è stata favorita oltreché dalla fertilità del terreno e dal clima, anche dal fiume stesso che per secoli ha fornito forza motrice a molini ad olio e grano, frantoi e cartiere ed ancora oggi è una delle preziose riserve d’acqua in particolare, la risorgiva che nasce ai piedi del castello dei Trinci venne captata nel 1925 e grazie ad una galleria di filtraggio di ben 110 m, alimenta l’acquedotto delle città di Foligno e Spello.
La presenza dell’uomo in queste terre è accertata fin dall’età del ferro partire dal VI-V secolo a.C., la zona circostante Capodacqua venne occupata da popolazioni di Umbri Sabellici (o Sanniti), che qui lasciarono necropoli, santuari e fortificazioni in altura, come quella di monte Burano (sopra Capodacqua) e successivamente fu dominio dell’Impero Romano che colonizzò l’area formando villaggi ed insediamenti rustici, tra cui Capodacqua, Pontecentesimo e Colfornaro e a breve distanza fece passare la via consolare Flaminia, ne rimane un ponte presso la chiesa di Pievefanonica.
La valle di Capodacqua è storicamente ricordata (1147) come parte di un vastissimo complesso fondiario di pertinenza dei nobili di Antignano di Foligno che si estendeva fino agli altipiani di Colfiorito.
Parte del suo territorio era altresì patrimonio del monastero benedettino di Santo Stefano di Gallano (1197).
Nel Medioevo è conosciuto come Castrum e Fortillitium Capudacque per la presenza di copiose sorgenti (dal latino caput aquae, partenza dell’acqua) e nel 1250 cadde nella sfera dei Trinci di Foligno per cui il luogo venne dotato di un castello da Ugolino III nel 1387, a guardia di quello che era un diverticulum della via Flaminia.
Nel 1448 il castello di Capodacqua è inserito nell’elenco dei “Sindacati” che in occasione della solennità di san Feliciano (24 gennaio) conferivano alla cattedrale i “doppieri” (candelotti di cera) devozionali di vario peso, un simbolico omaggio al patrono e un tangibile tributo di obbedienza alla città capoluogo.
Il paese è raffigurato nella carta di Egnazio Danti in Vaticano (1581) e nella carta del Mercatore (Gerhard Kremer, 1589) dalle quali si evince come Capodacqua si sia progressivamente sviluppata dall’unione di più nuclei abitati che ancora oggi si distendono lungo le sponde del Roveggiano.
Probabilmente i primi insediamenti non erano a valle come ora, ma disposti frontalmente sui versanti e fra questi troviamo Orchi 700 metri sulle pendici del monte Burano che è l’insediamento più antico della zona e da cui le prime popolazioni sarebbero poi discese fino a valle e Colle pressoché coetaneo posto su un rilievo speculare al primo di più modeste dimensioni.
Colle quindi è un piccolo nucleo di antiche origini che ha subito gli effetti del terremoto, ma ancor prima quelli dell’urbanizzazione creativa che ha snaturato l’aspetto castellare del borgo, attraverso ristrutturazioni di carattere moderno e più adatte alle esigenze dei nostri giorni.
Ultima ristrutturazione è stata fatta dopo il terremoto del 1997 che qui non ha risparmiato danni.
Aspetto
Il nucleo storico dell’abitato di Colle ha subito un violenta trasformazione anche se le poche case si mantengono serrate con la struttura castellare.
Una parte delle mura avvolte dall’edera e quasi invisibili si mantengono nella porzione sud-est lungo il pendio dove si intravede tra il verde anche una torre.
All’interno del paese un vecchia casa rimodernata conserva nella cucina un’antica tavola di legno sopra un camino con scolpiti i simboli di San Bernardino e stando alle parole del proprietario durante i lavori di ristrutturazione sono venute alla luce pietre squadrate e porte tamponate; secondo questa persona l’edificio probabilmente in origine era un vecchio oratorio e la cosa ci può stare perché sul muro, ora all’interno di un terrazzo, persiste un affresco databile tra gli anni ’50, ’60 del Cinquecento (Elvio Lunghi).
Il dipinto rappresenta la Madonna con Bambino sotto un telo retto da angeli e alla sua destra San Giuseppe con una mazza fiorita in mano mentre alla sua sinistra una Santa non più identificabile con in mano la palma del martirio.
Fonti documentative
https://it.wikipedia.org/wiki/Capodacqua_(Foligno)
https://vivicapodacqua.org/capodacqua-pillole/#cenni-storici
Fabio Bettoni Maria Romana Picuti – La Montagna di Foligno Itinerari tra Flaminia e Lauretana – 2007