Castello di Castelvecchio – Massa Martana (PG)

I pochi ruderi del Castello sono tenuti ancora in piedi dalle edere che li hanno ingabbiati, un esempio di come spesso la natura ci tenga molto di più a preservare ciò che l’uomo ignora o distrugge.

 

Cenni Storici

Alla fine del 1500 ed i primi anni del 1600 di Castelvecchio non rimanevano che possenti rovine, che si elevavano ancora a testimonianza dell’antica grandezza sulla cima del colle dominante su tutto il territorio circostante, oggetto ormai di favolose e truci leggende e, più praticamente rovine sfruttate coma cava di pietre e mattoni per nuove costruzioni.
Il grande ed antico castello si era sviluppato, nell’alto-medioevo, su un probabile e precedente centro fortificato di epoca romana, come fortezza a difesa del confine nord occidentale del Comune di Todi e come punto di controllo di un importante incrocio di strade che dalla valle del Tevere e dall’altopiano di San Terenziano confluivano a Castelvecchio per collegarsi poi con il ramo occidentale e più antico della Via Flaminia.
Nel secolo XIII, con un ospedale e ben otto chiese esistenti entro le sue mura e nel territorio di sua pertinenza, aveva raggiunto la massima espansione e con i suoi 105 nuclei familiari accertati nel 1290 era il centro abitato più popoloso del comune di Todi.
Nel corso del 1330, invece, per le alterne vicende delle lotte tra guelfi e ghibellini e per molti assedi subiti, Castelvecchio andò incontro ad una lenta ma inesorabile decadenza che culminò nei primi decenni del secolo successivo.
L’epilogo si ebbe nel 1434 quando un gruppo di uomini di Castelvecchio, nobili e popolari tra i quali Filippo e Giovanni, figli del nobile Antonio di Mariano, assalirono il palazzo e le case che ser Salvato di ser Pandolfo da Todi aveva in quel castello, bruciarono e distrussero il palazzo e danneggiarono le vigne delle sue terre.
Per questo tutti i protagonisti del misfatto furono condannati dal Capitano di Giustizia di Todi, Marino della Rocca d’Ascoli, alla rilevante pena di “500 libbre di denari cortonesi“ per ciascuno.
Sempre in questo periodo, tra il 1434 ed il 1444, Francesco Sforza Visconti di Cotignola che teneva la signoria di Todi, ordinò alle sue truppe di assalire e distruggere totalmente il castello perché “gli huomini de Castevecchio erano di lor natura molto inclinati ad assassinare et rubbare le genti che passavano da quelle bande et che però la città (di Todi) si risolvesse di scaricarlo per levare l’occasione di tanti mali”.
Dopo questi avvenimenti Castelvecchio scompare momentaneamente dalla storia ed al suo posto crescono d’importanza come centri abitati il castello di Viepri e quello delle Rocchette nei quali, senz’altro, trovarono rifugio e dimora quegli abitanti scampati alla sua distruzione.
Rimaneva comunque l’importante nodo stradale attraverso il quale continuava a passare, adesso forse con più tranquillità, un notevole traffico di genti e merci, sia locale, sia proveniente e diretto da e verso contrade più distanti come la Maremma e le Marche.
Intorno al nodo stradale si sviluppò in seguito l’attuale abitato di Castelvecchio, costituito da case sparse, allineate lungo gli assi stradali.
 

Aspetto

Del castello non restano che sporadici ruderi tenuti ancora in piedi dalle edere che li avvolgono, sparsi in una fitta boscaglia, diventati oramai habitat di animali selvatici che hanno di nuovo dato vita alle pietre abbandonate.
 

Fonti documentative

Cartellonistica sul posto
 

Mappa

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