Castello di Castelsantangelo sul Nera (MC)
Cenni Storici
Castelsantangelo sul Nera è un incantevole centro montano delle Marche al confine con l’Umbria immerso nel cuore del Parco Nazionale dei Monti Sibillini in un ambiente naturale e pieno di magia.
Il borgo, incastonato sulle pendici del monte Cornaccione, è armoniosamente integrato nella natura che lo avvolge, in uno scenario pittoresco, selvaggio e di straordinaria bellezza.
Alla dolcezza del paesaggio si contrappongono la severità della cinta muraria, con le sue cinque porte d’accesso e la torre, la maestosità delle chiese romaniche, scrigno di preziose pitture e sculture rinascimentali, e l’architettura delle dimore signorili del centro storico, reminescenze dell’antico splendore raggiunto da Castelsantangelo in epoca medioevale.
Il paese è un piccolo paradiso composto dal nucleo abitativo principale e da sei frazioni: Gualdo, Macchie, Nocelleto, Nocria, Rapegna e Vallinfante, che offrono profondo silenzio, antiche tradizioni e leggende secolari.
Il delizioso mosaico di piccoli villaggi montani si snoda lungo il corso del Nera sin dai tempi in cui i monti che sovrastano il paese erano le fortezze di potenti signori che dominavano su terre, genti e armenti.
Le acque fresche e cristalline del fiume sono state e continuano ad essere una risorsa fondamentale per gli abitanti delle valli e per tutti gli animali che popolano questo angolo tra i più suggestivi e meglio conservati dell’appennino centrale, e ora anche per il maestoso cervo, reintrodotto dal parco Nazionale dei Monti Sibillini nella segreta e tranquilla Valle Infante.
Inoltre numerosi sono i piatti tipici e tradizionali a base di funghi e tartufi, castrato e maiale. Notevoli sono i formaggi e i salumi: celebre il pecorino e il famoso ciauscolo, morbido, preparato con carne di maiale, ottimo da spalmare sul pane fresco o abbrustolito; e i legumi tipici quali il farro e le rinomate lenticchie dei Sibillini.
Lo splendore e la calma del paesaggio offrono la possibilità di trascorrere un’indimenticabile esperienza in mezzo ad un mare di verde intenso e vellutato, che vi resterà dentro con i suoi profumi, la meraviglia dei suoi monti e l’incanto delle sue notti.
Notizie certe sulla storia di Castelsantangelo sul Nera si hanno a partire dall’epoca longobarda (VI – IX sec.).
Queste terre iniziarono ad avere potere alla fine del IX sec., quando il conte feudatario di Visso trasferì la sua residenza sulle pendici del Monte Cornaccione, nei pressi dell’attuale Nocria, facendone un castello ben munito e fortificato.
In questo periodo il territorio dell’Alto Nera assunse l’organizzazione in frazioni: Nocria, Nocelleto, Gualdo, Vallinfante, Rapegna e Macchie.
Tra questi nuclei Nocria divenne un importante centro feudale e i feudatari dell’Alto Nera che qui dimoravano ebbero grande fama e considerazione presso gli imperatori.
Nei secoli X e XI le abbazie, grazie alle numerose donazioni di proprietà che alcuni abitanti fecero ai monasteri, presero sempre di più le caratteristiche di “feudi ecclesiastici” il cui potere andava a contrapporsi a quello dei feudatari dell’imperatore.
In questi territori di montagna, la cui economia era basata su una agricoltura povera e su una pastorizia transumante, il potere abbaziale era rappresentato dall’Abbazia di S. Eutizio (presso Preci) che aveva alle sue dipendenze le celle monastiche e i conventi benedettini che sorgevano nelle vallate solitarie circostanti.
Fu così che le comunità di Visso e dei territori limitrofi, sviluppatesi tra la protezione dell’ Abbazia di S. Eutizio e il potere feudale laico, cominciarono ad avere una propria forza e identità e ad organizzarsi politicamente: iniziava ad insinuarsi il fermento della libertà comunale (XI-XII sec.). Le lotte fra Impero e Papato che interessarono il XII e il XIII sec. portarono all’alternanza dei due poteri sul Ducato di Spoleto così che anche nell’isolato territorio montano dell’Alto Nera, come altrove, l’assenza di un forte potere centrale favorì, seppur con ritardo, il concretizzarsi delle realtà comunali.
Il primo determinante sfaldamento del feudo di Nocria a favore del Comune di Visso vide protagonisti gli abitanti di Gualdo i quali mostrarono un fortissimo spirito di intraprendenza chiedendo espressamente di essere accolti sotto la protezione e la difesa del Comune di Visso.
Dopo questa prima annessione, Visso continuò ad insidiare i possedimenti degli ultimi feudatari di Nocria che dovettero salvaguardarsi dalla nuova realtà comunale che si andava costituendo, scendendo infine a patti, cedendo al Comune il territorio del feudo – consistente nei castelli di Nocria, Pietralata, Nocelleto, Gualdo, Macereto, Aschio e Vallinfante e le altre ville il 24 settembre del 1255.
Mutando la situazione politica con la destituzione del feudatario e l’annessione al Comune di Visso, la residenza feudale di Nocria venne distrutta (fine XIII sec.) e venne costituita la fortezza di S. Angelo, così denominata perché dedicata a S. Michele Arcangelo, che divenne il punto di riferimento per l’intero comprensorio di ville e castelli circostanti; esso infatti, oltre ad avere un ruolo difensivo, assunse le caratteristiche di un vero e proprio centro abitato che si ampliò e divenne il centro politico-amministrativo della Guaita Montana, unità amministrativa facente capo a Visso.
Per avere una visione completa della sorte storico-politica di Castelsantangelo sul Nera, occorre inquadrare le vicende del Comune di Visso nella cosiddetta grande storia che lo vede conteso, come altri territori, nella lotta fra Impero e Papato.
Da questo periodo in poi a Visso si alternarono il libero governo del Comune, di fede ghibellina, e l’assoggettamento al Papato, il cui potere veniva esercitato tramite Legati Pontifici e Vicari ma sempre nello spirito del rispetto delle consolidate autonomie comunali.
Il vicariato dei signori da Varano a Visso si protrasse a lungo ma non in maniera continuativa, e dal 1542 Visso torna, e stavolta per lungo tempo, alla diretta dipendenza della Chiesa che, nel 1583, vi stabilisce la sede permanente di un governatorato alla dipendenza della S. Consulta e della Congregazione del Buon Governo, istituzione che si manterrà fino al 1860 (questo è un periodo in cui, nonostante vengano mantenute formalmente le istituzioni del libero comune, si assiste alla decadenza delle libertà e delle cariche comunali).
Dopo il consolidamento della propria autorità, solo a partire dal XIV sec. il Comune di Visso iniziò un nuovo periodo di espansioni alla ricerca di territori meno sterili e impervi rispetto a quelli montuosi, intraprendendo guerre e contese con i comuni confinanti che portarono alla definizione degli attuali confini.
La lotta contro la naturale rivale Norcia fu la più lunga, continua e sanguinosa che Visso dovette sostenere e culminò nella Battaglia del Pian Perduto, combattuta e vinta dai vissani nel 20 luglio 1522.
Tale battaglia vide il grande coinvolgimento dei comunali di tutte le Guaite e tra questi, in primis, quelli di Castelsantangelo sul Nera e in particolare della Villa di Gualdo, interessati direttamente dalla contesa delle terre di confine.
Il motivo del contendere era il territorio allora denominato Piano di Quarto, che dopo la sanguinosa battaglia fu chiamato “Pian Perduto” (…per i nursini). Ancora oggi questo territorio, che sorge ai piedi del monte Vettore e costituisce insieme ai Piani di Castelluccio un altopiano di eccezionale bellezza, fa parte del territorio del Comune di Castelsantangelo sul Nera, diversamente dalla restante parte dell’altopiano che appartiene al comune di Norcia.
L’ istituzione del governatorato di Visso alla diretta dipendenza della Chiesa si mantenne, dal 1583, fino al 1860 con la parentesi della dominazione napoleonica (1798-1814) in cui Visso assurse al rango di Cantone con vari centri alle sue dipendenze, tra cui Castelsantangelo sul Nera e Ussita che furono dotate di una maggiore indipendenza visto che contavano, all’epoca, più di mille abitanti.
Nel periodo della Restaurazione (dal 1815) le due guaite maggiori di Ussita e Castelsantangelo sul Nera, avendo consolidato una fiorente economia e quindi acquistato più peso politico, intrapresero una lunga lotta per il riconoscimento di un’autonomia amministrativa che le condusse prima ad essere elevate ad “appodiati” (“sottocomuni” a gestione separata) di Visso ma poi ad essere ricondotti sotto l’amministrazione di Visso in qualità di “frazioni”.
Nel 1860, con l’unità d’Italia, il territorio venne staccato dall’Umbria e aggregato alla regione Marche sotto la provincia di Macerata.
Ma la lotta di Castelsantangelo sul Nera ed Ussita per l’autonomia completa da Visso riprese in modo da ottennere prima la separazione patrimoniale da Visso, attuata solo nel 1906, e nel 1907 tornarono a chiedere l’autonomia comunale. Finalmente con la legge n°60 del 29 giugno 1913 (attuata nel 1920 a causa della 1° guerra mondiale) Castelsantangelo sul Nera e Ussita divennero Comuni indipendenti, rimanendo comunque legati a Visso culturalmente e spiritualmente per le sorti condivise in una fetta così consistente della loro storia.