Castello di Casenove – Foligno (PG)
Cenni Storici
Casenove è posta a 565 metri d’altezza a quindici chilometri da Foligno, lungo la Statale Val di Chienti, nella media valle del Menotre.
Un insediamento preromano è stato identificato in località Colle, posto a quota 856, sopra l’abitato di Casenove.
Presumibilmente, il primo agglomerato di case che s’incontra a sinistra dell’ex Statale 77 Val di Chienti, costituì l’insediamento più antico del paese.
Il primo documento che parla di un “locus Casure” risale al 1067.
Casenove non è molto menzionata nella parte più antica del Cartulario dell’Abbazia di Sassovivo, lo Jacobilli, nella sua “Cronaca del Monastero di Santa Croce di Sassovivo” del 1653, riporta questo piccolo gruppo di case con il toponimo “Colle Casule“, “Colle Casole” o “Colle Casure“, mentre l’altro ancor più piccolo insediamento, posto al di là del fiume Menotre, è menzionato con il toponimo “La Spiazza“.
I due insediamenti quasi a sottolineare la loro autonomia, dal punto di vista religioso erano assistiti da due diversi sacerdoti, mentre per quanto riguardava la vita civile e amministrativa, dipendevano entrambi dalle autorità del castello di Serrone.
A conferma dello sdoppiamento pastorale, nel 1245, alcune notizie riportano che i chierici delle due comunità, erano rispettivamente don Giacomo di Scagno e don Vitale d’Offfedone.
Sempre secondo quanto riportato dallo Jacobilli, però, risulta che nel 1496, le due entità erano già rappresentate da un unico sindaco e il loro nome comune era “Casenove“.
In vocabolo “La Spiazza” nei primi secoli del secondo millennio, sì presume siano state operative una cartiera e in seguito addirittura una zecca che coniava monete per lo Stato Pontificio, entrambe sembra, poste in un edificio nei pressi della vigna dei contadini della nobile famiglia degli Orfini, zecchieri pontifici, poi distrutte da un grande incendio.
Oltre la cartiera e la zecca, verso la metà del 600, in virtù della centralità viaria, all’incrocio tra Lauretana, e Sellanese, Casenove, ospitò vari opifici come molini da grano, falegnamerie, segherie.
Altro insediamento che faceva parte di Casenove, è la “Piaggia“, piccolo raggruppamento di case arroccate su di un costone, nel quale probabilmente alloggiavano gli uomini che presidiavano l’antico posto di vedetta della così detta “Torraccia“, situato poco sopra.
Negli anni successivi, con l’importante aumento dei traffici e dei viandanti lungo la “Nuova” Via Lauretana, deviata dalla non agevole strada per Sostino verso la più pianeggiante e comoda Valle del Menotre, il paese si estese fino a congiungersi con Serrone nei pressi del così detto “Albergo ” o “Antica osteria di San Marco alle Case Nuove“, luogo in cui passò la sua ultima notte, tra il 22 e il 23 novembre del 1751, San Leonardo da Porto Maurizio, come recita la lapide ancora affissa sulla facciata.
All’inizio del XX secolo fu realizzata a Casenove una delle prime centrali idroelettriche della Valle.
Durante la costruzione della centrale furono ritrovati resti di un grande fabbricato, probabilmente appartenuto ad una nobile famiglia (forse gli stessi Orfini), con un corridoio a volta e un gran numero di pietre lavorate e scalpellate, in seguito adoperate per il portale della villa Orfini- De’ Pazzi, chiamata comunemente il “Colle” e posta su di un’altura che sovrasta il primo agglomerato di case del paese “Colle Casure”.
Nei pressi del fabbricato, fu ritrovato anche un piccolo satiro in pietra, che dopo la costruzione della villa del “Colle“, fu sistemato all’interno del parco.
Purtroppo, però, anche questo, come altri interessanti reperti in essa custoditi, fu trafugato da ignoti verso la fine del secolo scorso.
Il 15 giugno del 1944 una rappresaglia delle truppe naziste in ritirata (la liberazione di Foligno sarebbe avvenuta l’indomani, 16 giugno) comportò la distruzione di larga parte di Casenove e il rastrellamento di ventidue uomini di quel paese i quali, caricati su di un camion, furono ammassati nel deposito in attesa di essere fucilati alle 19 dello stesso giorno.
L’arrivo dei soldati britannici impedì l’eccidio.
L’economia del borgo, come per gli altri della valle, si è retto nei secoli soprattutto sulle attività agro-pastorali e sull’industria cui il Menotre forniva energia, per anni Casenove è stato una sorta di capoluogo dell’intera Valle del Menotre, in esso vi erano, infatti, la caserma dei carabinieri, il medico condotto, il dazio, le poste, l’ufficio di collocamento, le scuole elementari e successivamente medie, il servizio ambulatoriale, la farmacia ecc.
Nel dopoguerra, come per altre realtà della montagna folignate, iniziò il fenomeno dello spopolamento, poi accelerato dal sisma del 1997 che ha qui danneggiato la quasi totalità delle case, costringendo gli abitanti ad un esodo forzato e rendendo ancora più critica la già precaria situazione della comunità.
Anche la realizzazione di una viabilità alternativa ha isolato Casenove, accelerandone il degrado: nell’immediato dopoguerra contava intorno alle 300 anime, attualmente si ritrova con una popolazione inferiore alle 100 persone, la maggior parte delle quali anziane.
Aspetto
Del passato, Casenove conserva ben poco, se non i ruderi della “Torraccia” e le sottostanti case in vocabolo “Piaggia”, abitate da alcune famiglie fino agli anni sessanta-settanta dello scorso secolo, ma ormai completamente dirute.
Percorrendo da Foligno l’ex Statale 77 Val di Chienti, a sinistra, si incontra l’insediamento più antico del paese, sotto un arco è posta una fontanella in ghisa che, probabilmente, ha sostituito una più antica fontana.
Prendendo lungo una stradina a sinistra si giunge alla Chiesa di Sant’Ansovino, nei pressi c’è una fontana con targa commemorativa del sisma del 1997.
Continuando a salire, sulla destra, si trova una bella e antica fontana, purtroppo malridotta, chiamata dalla gente del luogo “dei carabinieri“.
Proseguendo in salita si giunge in quel che resta della villa Orfini-De’ Pazzi, posta su di un’altura che sovrasta il primo agglomerato di case del paese, chiamata comunemente il “Colle“.
La villa, interessante testimonianza di architettura signorile, è in completo abbandono e prossima al crollo.
Il resto dell’abitato presenta scarsi elementi di interesse, sulla casa della vecchia Posta, dove c’era anche l’albergo, una lapide quasi illeggibile ricorda che:
IN QUESTA CASA NELLA NOTTE DAL 22 AL 23 NOVEMBRE 1751 DIMORÒ GRAVEMENTE AMMALATO SAN LEONARDO DA PORTO MAURIZIO DIRETTO A FOLIGNO DOVE NELLA CHIESA DI S. LUCIA CELEBRÒ L’ULTIMA MESSA.
Era nativa di Casenove suor Giuseppina Biviglia che, nel 1943, quando era badessa del Monastero di San Quirico, ospitò centinaia di ebrei ricercati e destinati ai campi di sterminio, rischiando anch’essa di essere deportata.
Fonti documentative
BETTONI FABIO, PICUTI MARIA ROMANA a cura di La Montagna di Foligno Itinerari tra Flaminia e Lauretana Edizioni Orfini Numeister
CAPODIMONTI SANDRO Il Menotre e la sua valle Borghi, genti, acque, sorgenti
GREGORI DON LUCIANO La Valle del Menotre
http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=prodente&Chiave=39754
Nota
La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.