Castello di Caresto – Gubbio (PG)

Il castello di Caresto sorge su una collina a 700 m di altezza di fronte al castello di Biscina e quello di Giomici; sapere del suo importante passato e vederlo così chiude lo stomaco.

 

Cenni Storici

Si possono osservare ancora alcuni ruderi fra cui l’imponente torre dl avvistamento, i resti di una casa colonica ed una chiesa dedicata un tempo a San Bartolomeo.
Il toponimo deriva forse da Carysto, secondo la tesi del Bensi, nome della città da cui potrebbero provenire gli antichi progenitori degli abitanti dl Caresto, la cui ascendenza risalirebbe allora all’antica popolo dei Liguri.
Si racconta infatti che i Romani guidati da Marco Popilio Lenate si scontrarono con le tribù Liguri degli Statellati nel 173 a.C.
A seguito della loro sconfitta, i Liguri furono venduti come schiavi ai Perugini e relegati dai vincitori a vivere lavorando nei campi, forse nel territorio montuoso che sovrasta la valle del Chiascio.
Le prime notizie del castello di Caresto risalgono al X secolo d.C., quando un console del Libero Comune di Gubbio, chiamato Mania, risulta essere il proprietario di un terreno in Località Caristi.
Attraverso i documenti a noi pervenuti troviamo vari appellativi con cui veniva chiamato il castello: Ceresto, Consto, Carsti.
Il castello di Caresto distrutto durante gli eventi bellici che portarono Giovanni di Canniccio Gabrielli a diventare il tiranno di Gubbio, fu ricostruito nel 1352, fortificato con l’aggiunta di “duos turriuncellos et unam turrim” nel 1377.
Nel 1387, Il conte Antonio da Montefeltro inizia le ostilità contro Perugia.
Nel febbraio 1388 si stabilisce una tregua nel tentativo di poter raggiungere una soluzione pacifica, ma Michelotto e Biondo dé Michelotti, capi degli esuli perugini, invitano il Conte Antonio a rompere la tregua e riprendere la lotta contro Perugia, il castello fu conquistato da Giovanni di Cante Gabrielli, capo dei fuorusciti eugubini.
Il conte Antonio senza indugio irrompe nel territorio perugino, di Sigillo e di Fossato.
Carlo e Pandolfo figli di Galeotto Malatesta accorrono in aiuto dei perugini, per la rivalità di supremazia con i Montefeltro.
Ha inizio a fine estate l’azione diplomatica del Conte di Virtù (Gian Galeazzo Visconti, Signore di Milano, soprannominato conte di Virtù per il castello di Vettus portatogli in dote dalla moglie Isabella di Valois, figlia di Giovanni II re di Francia).
Il 23 settembre 1388 gli ambasciatori del conte di Virtù ottengono dal Conte Antonio pieno mandato di trattare la pace.
Il 3 ottobre 1388 tramite i suoi ambasciatori, il Conte di Virtù riesce a far stipulare la pace tra Perugini, gli esuli di Gubbio e il Conte Antonio.
A seguito della pace tra il conte Antonio di Montefeltro, Signore di Gubbio e Giovanni di Cante Gabrielli, fu affidata la custodia, in comune accordo, a Busone Ungaro de Raffaellis di Gubbio, che, per tale mansione percepiva ben quaranta fiorini d’oro al mese.
Il 30 aprile 1390 il Conte Antonio ne riacquista la piena giurisdizione.
Due anni dopo, nel febbraio del 1392, il castello di Caresto è occupato con un colpo di mano da Giovanni Cattivello che nel mese di maggio dello stesso anno lo rivendette al Conte Antonio per 1500 fiorini d’oro.
Il conte Antonio lo fa subito demolire.
Il 21 ottobre del 1414, su richiesta degli uomini di Caresto, di Carbonesca, Magnano, il castello di Caresto viene ricostruito, rimanendo per qualche decennio ancora un cardine della difesa eugubina.
In un atto del 28 febbraio 1559 gli uomini di Caresto chiedono ed ottengono il permesso di poter restaurare la torre del vecchio castello che va deteriorandosi per poterla abitare.
Oggi le condizioni sono disastrose, i pochi ruderi del castello e della piccola chiesa sono inseriti in un’azienda agrituristico – venatoria che ha recintato tutta l’area intorno per consentire il pascolo agli animali allevati allo stato brado.
Quello che resta è letteralmente invaso da spine e rovi tanto da aver fatto scomparire ogni tipo di manufatto, si nota solo da lontano in mezzo alle spine il piccolo campanile a vela che anch’esso tra non molto scomparirà.
Nella corte, molto spaziosa, vegetava uno splendido esemplare pluricentenario di Taxus baccata, raro in Italia e tipico delle regioni del nord Europa, specie di pianta fra le più longeve aggi note che al momento è scomparsa anch’essa tra gli altissimi rovi.
 

Fonti documentative

P. L. Menichetti – Castelli, Palazzi fortificati, Fortilizi, Torri di Gubbio dal secolo XI al XIV – 1979

http://www.gubbiooggi.it/

 

Mappa

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