Castello di Capocavallo – Corciano (PG)
Cenni Storici
Corciano presenta otto centri storici (Corciano Capoluogo, Capocavallo, Castelvieto, Chiugiana, Mantignana, Migiana, San Mariano, Solomeo) che insistono su un territorio comunale di modeste dimensioni.
Capocavallo, è collocato sul pendio di Monte Malbe, a nord di Corciano, da cui dista circa 8 km ed è orientato verso la valle del Caina e Monte Corona; ha un nome inconsueto e di origini incerte, forse per la particolare forma della collina o, piuttosto per la presenza di una stazione di cambio per i cavalli, in quanto luogo di transito tra la Valle del Trasimeno e la Valtiberina settentrionale.
Ignote sono le sue origini; il paese viene indicato per via della chiesa del martire San Lorenzo, in un documento del 1169, ove essa viene attribuita al capitolo della cattedrale di Perugia, da parte di Alessandro III; in conseguenza anche nella storia medievale Capocavallo compare quale borgo dipendente dalla città dominante di Perugia.
Questa, organizzatasi in Comune autonomo fin dagli inizi del sec. XII, aveva esteso la sua
supremazia ed il suo dominio su di un territorio sempre più vasto, i cui confini, alla metà del 1200
arrivavano a Nord al Niccone ed al Carpine, a Est a Montelabate, a Sud al Nestore ed a Ovest al lago Trasimeno.
Questo “comitatus” o contado, la cui gestione ed amministrazione era regolata dagli statuti
cittadini, rappresentava per la città un grosso serbatoio, da cui essa attingeva i generi necessari
all’approvvigionamento del mercato cittadino e gli introiti fiscali.
In un elenco di castelli e ville redatto dal Comune Perugino nel 1260, Capocavallo, che
compare per la prima volta con il nome di “Capitis Caballi“, è registrato nel settore di Porta S. Angelo e qualificato come “villa“, soltanto nel 1380, nei documenti comunali, Capocavallo viene qualificato come “castrum“.
La fortificazione della precedente villa dovette avvenire , come per altre località del contado,
nella seconda metà del XIV secolo, per difendersi dalle continue incursioni, razzie, devastazioni
provocate dalle compagnie di ventura, assoldate soprattutto dai nemici di Perugia, come Siena e
Firenze, o anche dai fuoriusciti perugini, in seguito alle lotte cittadine.
Una prima invasione risale al 1364, quando fu saccheggiato da Giovanni marchese di Monferrato che calava vincitore in Italia alla testa di inglesi ed ungheresi, conosciuti con il nome di Compagnia bianca, la stessa proveniente da Siena, invase il territorio nord-occidentale di Perugia e saccheggiò Corciano, Migiana, Mantignana e Capocavallo.
Nel 1398 dopo l’uccisione di Biordo Michelotti, che era diventato Signore della città di Perugia,
i congiurati tentarono di sollevare il popolo, ma trovarono pochi alleati e Sigismondo, fratello di
Biordo, alla testa di una folla si diede alla caccia dei congiurati, provocando saccheggi e uccisioni:
nei pressi di Capocavallo fu catturato Gaidone o Gadone sospetto di aver tradito il capitano Biordo Michelotti; si disse che tale trattamento fosse ordinato in S. Pietro di Perugia, in un pranzo dato da quell’abate al quale doveva prender parte anche il Michelotti, dopo la cattura fu trasportato entro il castello e impiccato sulle mura.
Le soldatesche del Papa, nonostante la tregua raggiunta con Perugia, infestarono il contado, compreso Capocavallo.
Come risulta da testamento rogato il 27 giugno 1400 da Paolelli, notaio di Corciano, nel castello era presente anche un ospedale della Confraternita del Sacramento, dedicato a Sant’Antonio, a beneficio dei poveri, eretto da un certo Antonio di Capocavallo, e nel 1403, su domanda di Agostino, fratello di Antonio, fu rilevato il catasto dei terreni dello stesso ospedale.
Nel 1428 vennero istituiti i capitani del contado (in numero di cinque per ogni settore del contado), per un maggior controllo del territorio da parte di Perugia: ad essi erano delegati la custodia e la fortificazione dei castelli, la cattura dei banditi, il controllo delle strade, l’amministrazione della giustizia.
Ogni comunità doveva versare un proprio contributo per il salario del Capitano: Capocavallo
contribuiva con dieci fiorini, non tanto pochi rispetto alle altre comunità del contado di Porta S.
Angelo, anche perché all’epoca Capocavallo in un censimento del 1410 contava 249 anime.
Tra il 1488 e il 1494 Capocavallo, come Corciano e gli altri paesi della zona, dovette subire le
drammatiche conseguenze dell’accanita lotta tra Oddi e Baglioni, che si concentrò ancora una volta
ai piedi di Monte Malbe, avendo gli Oddi occupato Corciano, una volta cacciati dalla città, fino alla
loro definitiva sconfitta presso il Colle del Cardinale.
Il 19 dicembre 1510, la Comunità di Capocavallo ottenne dalla città di Perugia venti fiorini, per impiegarli nel pagare gli operai occupati nel risarcimento delle mura del proprio castello che risultavano alquanto danneggiate.
Fu saccheggiato e danneggiato nuovamente nel 1542 dai soldati di Paolo III, venuti sotto il comando di Pier Luigi Farnese, per rimettere l’ordine a Perugia, ribellata per le nuove imposte conosciute come la “Tassa sul sale”.
Fu di nuovo saccheggiato e depredato nel 1643 dai soldati di papa Urbano VIII, già Barberini, in seguito alla guerra che si era scatenata tra questo papa ed il suo feudatario Odoardo Farnese, duca di Parma e di Castro ( guerra di Castro ); questo territorio nella zona nord-occidentale del territorio perugino diventa una vera “Piazza d’arme” per il frenetico via vai di truppe che si spostavano da Roma, attraverso l’Umbria meridionale e dalla Romagna attraverso Città di Castello, verso il lago Trasimeno.
Tali soldatesche saccheggiavano sistematicamente le zone occupate; la popolazione di Capocavallo è in quest’epoca molto ridotta, contando soltanto 196 anime.
Nell’era repubblicana napoleonica del 1798-1799 dipendeva, con Mantignana e Migiana, dal cantone rurale di Perugia, che aveva per edile il cittadino Matteo Gamboni e per aggiunto il cittadino Girolamo Girolamini.
Anche in questa circostanza fu varie volte occupato e saccheggiato dai nemici della Repubblica.
Nel 1781 la parrocchia contava 205 anime.
Una volta terminata questa fase, continuò a stare con Perugia; ma con il Motu proprio del 1816-1817 ritornò nell’orbita del comune di Corciano; questa suddivisione amministrativa si manterrà anche con l’Unità d’Italia.
Va ricordato che in quest’epoca era parroco don Antonio Marinucci, il quale, perché sospetto di aver fatto suonare le campane a stormo per eccitare gli abitati alla rivolta, tornando i repubblicani da Preggio a Castel Rigone, entrati nel castello, fu da loro ucciso e, secondo altri, condotto a Perugia e fatto fucilare al Frontone.
La Frazione di Capocavallo nel 1812 conta 281 abitanti, 527 nel 1901 e nel 1991 ve ne erano 920.
Nel 2008 è stato oggetto di riqualificazione-ripavimentazione di vie e piazzette del borgo storico.
Aspetto
Del piccolo castello di pendio restano solo pochi tratti di mura, una porta e alcune case mentre sulla vallata sono sparsi gli agglomerati più recenti.
l caratteristico Campanile in stile rococò (1890), è costruito su una porta in stile gotico aperta a sesto toscano.
Sulla piazza è conservato un bellissimo pozzo etrusco-medievale che era alimentato da una cisterna per la raccolta dell’acqua piovana che faceva confluire la acque della piazza retrostante la chiesa che si affacciava sulle mura lato nord.
Un’altra torre con resti evidenti di mura si trovano nella parte retrostante la chiesa oggi adibita a parcheggio, dove si conserva una torre con feritoie e tratti di mura.
Ai piedi del castello si conserva l’antica stazione di posta per il cambio dei cavalli caratterizzata da una torre a ridosso della strada.
Originariamente si presentava a pianta poligonale.
Fonti documentative
R. Collesi – Memorie storiche del Comune di Corciano – 1990
Comune di Corciano – Dossier preliminare per la redazione del Quadro Strategico di Valorizzazione del Comune.
Parrocchia di San Lorenzo in Capocavallo – Capocavallo, un paese si racconta – Testo a diffusione locale.
https://it.wikipedia.org/wiki/Capocavallo
https://www.comune.corciano.pg.it/index.php/turismo-e-cultura/169-capocavallo