Castello di Cannaiola – Trevi (PG)

L’antico castello è ridotto a perimetro del cimitero Civico.

 

Cenni Storici

Popolosa frazione del piano, sviluppatasi soltanto in età moderna, col procedere dei lavori di bonifica.
Il primitivo nucleo di abitazioni doveva trovarsi più a est, in luogo di facile impaludamento.
Cannaiola era anticamente denominata Sant’Angelo in Arsicciali, poi Castelnuovo, infine di Castello di Cannaiola e quindi, più semplicemente, Cannaiola.
Il primo nucleo si era sviluppato intorno alla chiesa parrocchiale di Sant’Angelo in Arsicciali da cui prese nome.
Della chiesa e del primitivo abitato non rimane più nulla, il materiale di risulta fu successivamente utilizzato, almeno in parte, per la costruzione dell’attuale chiesa parrocchiale.
Dopo il 1300, il torrente Tatarena, che scorreva lungo quella che oggi è la strada principale del paese, per ragioni di bonifica territoriale fu spostato ad occidente, ove venne opportunamente arginato e dove scorre anche attualmente.
Gli abitanti, a quel punto, si trovarono una via rettilinea già pronta, il vecchio alveo abbandonato, e pensarono bene di utilizzarla come strada.
Ciò portò alla successiva decisione di fabbricare le nuove case lungo la viabilità appena realizzata, facendo così sorgere il nucleo di via Sant’Angelo Nuovo e determinando il progressivo spostamento del paese verso occidente.
Nel 1540 il Comune fece costruire il castello (Castel Novo), per ricovero della popolazione e del bestiame in caso di pericolo.
Fu sede di un “Municipio“, più comunemente chiamato “Università di S. Angelo“, che aveva possedimenti terrieri piuttosto estesi e sulla provenienza dei quali non si hanno notizie sicure.
Di certo si sa che il timbro garante dell’Università, era identico a quello della parrocchia e portava la scritta “UNIVERSITAS S. ANGELI IN CASTRO NOVO” intorno all’immagine di San Michele Arcangelo, patrono, allora come oggi, della comunità di Cannaiola.
Il Comune ebbe autonomia fino al 1801, quando il Governo pontificio, per pagare i molteplici debiti, fu costretto a rendere demaniali molti possedimenti comunali, tra cui, appunto, quelli di Cannaiola.
Questa Comunità continuò, tuttavia, ad amministrarli fino al 1826 per mezzo di due persone, i così detti “Deputati del Castello“.
Nello stesso anno, “per ordine della Congregazione del Buon Governo, i beni del Comune di Cannaiola furono ceduti in enfiteusi perpetua a quello di Trevi …”, decretando di fatto la fine di questo piccolo municipio di campagna.
L’insalubrità del posto era aggravata anche dall’abitudine di macerare la canapa in prossimità delle abitazioni, nelle acque rese all’uopo stagnanti.
Tale consuetudine durò fino al 1854, quando gli abitanti di Cannaiola, proprio per prevenire le infestazioni di malaria che li stavano consumando, furono obbligati ad utilizzare come maceratoi i corsi d’acqua posti più a oriente, oltre il Fiumicello dei Prati.
Da qui deriva, presumibilmente, anche l’attuale toponimo di Canapine dato alla zona, posta nei pressi di Borgo Trevi, ad ovest della ferrovia, oggi utilizzata per la produzione di ortaggi, tra cui il famoso sedano nero di Trevi.
Dal 1863 fu parroco di Cannaiola don Pietro Bonilli, fondatore della Congregazione delle suore della Sacra Famiglia, tuttora operanti in vari continenti.
Proclamato “beato” nel 1988, le sue spoglie mortali sono esposte alla venerazione nell’ex chiesa parrocchiale, divenuta il suo santuario.
Dal 1877 il castello fu trasformato in cimitero civico e ancora oggi le sepolture avvengono all’interno di quello che fu l’antico fortilizio.
 

Aspetto

Venendo da Trevi, in Via Nuova, nei pressi del bivio con Via Cavanella, si trova un’edicola eretta nel 1950, ricostruita per intero dopo l’allargamento della strada, con il recupero dell’affresco originario opera di Ugo Scaramucci, raffigurante la Madonna della Stella.
Un’altra edicola la si incontra sempre in Via Nuova, appena più avanti, eretta nel 1965 ha un tettino a due spioventi e grande nicchia, originariamente protetta da uno sportello.
È situata su un muretto di recinzione, contiene un’immagine a stampa della Natività, di scarso pregio artistico.
All’ingresso di Cannaiola, all’incrocio di Via Nuova con Via Sant’Angelo nuovo si trova la modesta Chiesa di San Fedele da Sigmaringa, edificio di proprietà privata.
La chiesa un tempo era intitolata a San Felice.
Andata in progressiva rovina, fu risistemata dalla famiglia Paolini nel 1805, come indicato dalla scritta posta sopra l’oculo, e da questa dedicata al Martire Cappuccino.
Vi si celebravano due feste importanti ogni anno, nel giorno dell’Ascensione e in quello dei SS. Pietro e Paolo, durante le quali, per tradizione, la famiglia Paolini, una delle famiglie benestanti della zona, distribuiva ai poveri pagnotte di pane.
La semplice facciata è caratterizzata da un portale in cotto, con a fianco due finestrelle e sopra un piccolo oculo ellittico.
Il minuscolo interno conserva, sopra l’altare, una modesta tela raffigurante la Madonna in trono col Bambino tra i Santi Francesco e Fedele da Sigmaringa.
Proseguendo lungo Via Sant’Angelo nuovo, sulla destra, all’incrocio con via Montepulciano, si incontra la malridotta chiesetta seicentesca di Sant’Antonio Abate, fatta edificare nel 1660 dal parroco don Flaminio Renzi.
La facciata è caratterizzata da un ornato portale seicentesco, con a fianco due finestrelle e sopra un oculo ellittico e uno stemma gentilizio.
Ha un solo altare dedicato al Santo titolare e sulla parete era presente un quadro che, a detta di don Bonilli: “[…] orridamente rappresenta la Vergine, S. Antonio e S. Filippo Neri […]”.
Dirimpetto una grande nicchia inserita su una parete dell’ex casa Ciccaglia, contiene un affresco del XVI secolo raffigurante la Madonna del latte sulla santa Casa di Loreto, nella parte inferiore si scorgevano, ora quasi scomparsi, graffiti sull’arriccio, almeno tre santi con lo sguardo rivolto in alto; uno di essi è stato identificato con San Francesco.
 
 
 

Chiesa di San Michele Arcangelo

La chiesa Parrocchiale dedicata a San Michele Arcangelo sorge al centro dell’abitato; eretta su un terrapieno opportunamente predisposto per evitare eventuali allagamenti.
Eletta santuario, accoglie oggi le spoglie mortali del beato Pietro Bonilli, elevato agli onori degli altari da papa Giovanni Paolo II il 24 aprile 1988.
L’inizio della costruzione della chiesa è datato intorno al 1602, ma nel corso degli anni è stata più volte ampliata e rimaneggiata.
Nel 1606 fu completata anche l’edificazione del campanile, di forma quadrata, che ha mantenuto inalterata nel tempo la sua struttura originaria e costituisce, quindi, un interessante esempio dell’architettura di quel periodo.
L’interno è a navata unica in stile barocco mentre la copertura è stata modificata ulteriormente da pochi decenni e le volte a crociera sono state sostituite da capriate in legno e pianelle, di stile francescano.
Sulla parete sinistra della chiesa si trova un Crocefisso ligneo di stile barocco.
Nella cappella successiva sono esposte, dal 1998, le spoglie mortali del beato Pietro Bonilli, ricomposte in un’urna di vetro, sormontate da una vetrata artistica, realizzata nel 1999 dallo studio Moretti-Caselli di Perugia.
Sulla sinistra del presbiterio si trova il fonte battesimale e poveri resti d’affreschi.
Nel presbiterio, all’interno di una mostra d’altare lignea seicentesca si ammira una Sacra Famiglia, gruppo statuario fu fatto realizzare dal Bonilli a Lecce, nel 1889, nella bottega di Pasquale Conte, secondo un’iconografia inedita, suggerita da lui stesso e che rappresenta Gesù in età adolescenziale.
Sul lato destro è posta la statua di San Marice, martire romano e co-protettore di Cannaiola dal lontano 1647.
Ai piedi della statua si conservano i suoi resti mortali, concessi ai fedeli da papa Innocenzo X nel 1648, successivamente alla riapertura delle catacombe romane.
Insieme a San Marice, lo stesso Papa concesse anche le reliquie dei martiri Abbondio, Adriano, Giocondo, Maurizio, Quirino e Teodoro.
Anche queste sono conservate nel santuario, all’interno di alcune teche.
A destra della navata si trovano una piccola sagrestia e una cappella.
Nel piazzale della chiesa si trovano una fontana in laterizio e un’edicola realizzata in pietra e mattoni a vista, col tettuccio in cemento e la nicchia protetta da un’inferriata.
Al termine dell’abitato si trova il cimitero, che ha fagocitato il vecchio castello, si intravedono appena le mura ancora intatte ma quasi del tutto coperte da cappelle funerarie, rimane solo, a testimonianza del passato una torre malridotta.
 

Fonti documentative

http://www.protrevi.com/protrevi/default.asp

https://www.montagneaperte.it/itinerarieluoghi/trevi-cannaiola/

https://www.montagneaperte.it/edicolesacre/category/comuni/trevi/

 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
La foto di testata è di Angelo Velatta.
 

Mappa

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