Castello di Bagnaia – Perugia
Cenni Storici
Si tratta di un castello nel Comune di Perugia e il nome al paese sembra venire da bagni, cioè vasche e fontanazzi per raccogliere l’acqua dei molini o per immergere canapa, lana e stoffe.
Nel periodo etrusco-romano, intorno al 309 a.C. ci fu il primo scontro d’armi, il colle di Bagnaia era un punto strategico perché dalla cima si poteva vedere tutta la campagna circostante, ma l’impero romano aveva un’armata più forte militarmente e sconfisse gli etruschi.
Bagnaia si trova nelle antiche elencazioni delle comunità, facenti parte del contado, che risalgono alla seconda metà del’200: la prima è del 1256 in cui si definiscono i limiti del territorio sottoposto alla città di Perugia rispetto ai quali si vietava l’esportazione del grano fuori dal contado perugino; una seconda è del 1258 in cui si elencano le comunità, facenti parte del contado e da questa elencazione Bagnaia risulta inserita nel contado di porta Santa Susanna insieme ai castelli di Poggio delle Corti, Monte Petriolo, l’Ospedale di Fontignano e le ville di Pilonico.
In tale documento Bagnaia non risulta ancora essere stata fortificata, infatti viene definita “villa“.
Nella riformanza dei priori del comune di Perugia è riportato l’elenco dei centri abitati nel contado perugino nel 1262, diviso come la città in cinque porte; da esso apprendiamo che il territorio, sottoposto al controllo di Perugia, era costituito da 248 centri, dei quali 198 sono ville, 48 castelli, un podium e un’isola.
Nello Statuto del Comune di Perugia redatto negli anni 1523-1528 nel contado vi erano complessivamente 207 centri abitati, di cui 120 castelli e 87 ville; in questo caso Bagnaia risulta essere un “Castrum” retto da un vicario; la sua fortificazione era avvenuta tra la fine del XIII e gli inizi del XIV secolo.
Fuori dalle mura vi era un fossato e per accedere al castello si poteva passare dall’unica via d’accesso tramite un ponte di legno retraibile; la cinta muraria aveva la forma di un quadrato e agli angoli vi erano le quattro torri.
Va ricordato che nel distretto del castello si estendeva una ricca proprietà dell’abbazia di S. Pietro di Perugia, tant’è che nel 1348 l’abate di S. Pietro rivendicò la proprietà di una vasta tenuta, occupata abusivamente dal comune di Perugia, sotto il pretesto che anche il monastero era stato chiamato a contribuire al mantenimento delle milizie perugine, impegnate nella guerra contro i senesi ed i cortonesi.
Il castello subì varie vicissitudini belliche nel corso della sua esistenza, e fra queste ricordiamo che durante il grande confronto tra la Compagnia Bianca, mercenari anglo-ungheresi comandati da Giovanni Acuto (John Hawkwood), mandati dal papa per sottomettere Perugia, e la Compagnia Nera, soldati tedeschi del Baumgarten, posti a difesa della città, comandati da Anichino Moncardo, qui quest’ultimo attestò le sue truppe, in attesa della battaglia (luglio 1365).
Il feroce scontro avvenne senza esclusione di colpi nella piana ad ovest di Bagnaia, ancor oggi detta Pian della Battaglia, e praticamente la Compagnia Bianca, che aveva da molti anni devastato l’Italia e l’Umbria, fu annientata e dispersa.
Dove non giunsero i soldati, arrivarono i contadini con una accanita caccia all’uomo.
A ricordo di questa battaglia, che ebbe più carattere nazionale che municipale, il comune di Perugia deliberò di erigere una cappella, dedicata a San Nicolò e stabilì che si facesse una fiera, che divenne memorabile e esente da gabelle; in seguito in memoria di questa vittoria cento anni dopo, nel 1436, in occasione di una visita pastorale effettuata in questa chiesa dal vicario, mons. Bartolo, venne aggiunto al suo nome la parola Miert (dall’inglese mirth che significa giubilo allegrezza).
La chiesa è scomparsa nel secolo XVII.
Successivamente durante l’ascesa di Braccio Fortebraccio da Montone che cercava di impossessarsi della città di Perugia, il castello fu assediato e quindi occupato dal condottiero.
Dal secolo XVI, cessata la funzione di borgo fortificato a fini di difesa, il castello muta la sua fisionomia urbanistica: si aprono porte e finestre nelle mura, e, addirittura, nel 1578 il comune di Perugia concesse ad un certo Girolamo di Marco Aurelio Canta gallina, una torre del castello per utilizzar la come colombaia.
Con l’inizio dell’Età Repubblicana del 1798, l’Umbria entrò a far parte della Repubblica Romana e nella nuova organizzazione territoriale Bagnaia fu compresa nel cantone urbano di Perugia.
Il 17 giugno 1809 l’Umbria, insieme al Lazio, venne unita all’impero francese napoleonico e Bagnaia insieme a Castel del Piano e Pila sono compresi nel comune di Spina, primo cantone rurale.
Oggi Bagnaia fa parte della Circoscrizione XI del Comune di Perugia insieme alle frazioni di Castel del Piano, Pila, Capanne, Pilonico Materno, Mugnano, Fontignano, Monte Petriolo, Poggio delle Corti e San Martino dei Colli.
Una nota storica riguarda la strada fino a Castel delle Forme, che fu aperta nel 1256.
Aspetto esterno
Del castello rimane ben poco, anche se l’architettura si legge ancora attraverso il blocco di edifici costruiti dove un tempo erano le mura castellane; rimangono le due opposte porte e lo stretto passaggio che conduceva all’interno della porta nord è ora adibito a galleria permanente di murales recentemente dipinti; una delle torri perimetrali è diventata il campanile della chiesa.
All’interno dell’agglomerato urbano esiste un’edicola religiosa in mattoni (presente in galleria) dove sono ancora visibili tracce dell’affresco che la decorava, e di esso è rimasto un frammento in alto che rappresenta un angelo e in un altro frammento posto centralmente c’è un bellissimo volto di Madonna.
Probabilmente si trattava di un’immagine mariana con in alto angeli in gloria o che la incoronavano e la cosa particolare di questo affresco eseguito con una particolare grazia e maestria, è che si tratta di un’opera del Perugino probabilmente autografa dei primi anni del Cinquecento (Elvio Lunghi); il pittore fu molto attivo nella valle del Nestore poiché la potente famiglia Perugina dei Baglioni che in quest’area aveva importanti possedimenti gli commissionò diverse opere e non è escluso che anche questa possa trattarsi di una di queste commissioni.
Lo stesso Giovanni Paolo Baglioni a Bagnaia possedeva una casa poi diventata l’Oratorio della della beata Vergine Maria delle Grazie (vedi citazione successiva) e la Famiglia era proprietaria anche di una chiesa che aveva per titolo San Cristoforo che sorgeva vicino al ponte di Bagnaia, in località chiamata Capanne ora scomparsa e la storia ci racconta di una controversia scaturita nel secolo XVII tra i Baglioni e il vescovo Comitali, il quale in una sua visita pastorale la trovò in così pessimo stato che intimò ai proprietari di a provvedere al suo restauro poiché ne percepivano le entrate.
La famiglia Baglioni si oppose alla richiesta del vescovo, affermando che la chiesa era stata edificata dai loro avi in occasione di una pestilenza per loro devozione, pertanto non erano tenuti ad eseguire nessuna opera di restauro.
Questi sono piccoli frammenti di storia per capire come il Perugino, incaricato spesso dai Baglioni ad eseguire dipinti su loro commissione, abbia potuto dipingere un’edicola a Bagnaia.
La cosa raccapricciante è che questa edicola sia sta lasciata deteriorare in questo modo grazie all’incuria di tutti; ora purtroppo è irrimediabilmente persa.
Oratorio della beata Vergine Maria delle Grazie
L’oratorio della beata Vergine delle Grazie sorgeva poco distante dalla chiesa parrocchiale.
Al suo interno, sopra l’altare, era affrescata l’immagine della beata Maria Vergine.
L’affresco, conosciuto comunemente con il nome di Madonna di Bagnaia, è attribuito ad una scuola senese del secolo XV.
La tradizione popolare narra che l’affresco si trovasse , in origine, nella casa di Giovanni Paolo Baglioni, e poiché questa immagine della Madonna vi aveva operato dei miracoli, il padre di Giovanni Paolo fece demolire la casa per costruire al suo posto una chiesa.
Le prime notizie sull’oratorio risalgono al 1564.
Nell’oratorio fu eretta la confraternita del santissimo Sacramento.
Nel1869 l’edificio fu gravemente danneggiato da un incendio, le fiamme distrussero completamente il tabernacolo e provocarono gravi danni al dipinto.
Per interesse e sollecitudine del cardinale Gioacchino Pecci, fu fatto restaurare l’affresco e riparare
l’oratorio, che, nell’agosto dello stesso anno, veniva riaperto al culto.
Nel1956 1′ oratorio, non più officiato, fu adibito a sala parrocchiale, mentre l’affresco venne staccato dal muro, fissato su tela e collocato nella chiesa parrocchiale.
Fonti documentative
M. Tabarrini – L’Umbria si racconta – 1982
Giovanna Giubbini – Circoscrizione Xl: Cenni storici sulle frazioni dal XIII al XIX secolo – Comune di Perugia 1994