Castello di Agello – Magione (PG)
Cenni Storici
Le prime tracce dell’abitato si hanno sin dall’epoca degli Etruschi, e successivamente in quella Romana.
Agello deriva dal termine latino “agellus” “(piccolo campo, campicello) a connotazione della vocazione agricola della zona; secondo altri la derivazione sarebbe più fantasiosa e si rifarebbe a Silio Italico, autore latino, dove nel suo poema sulla seconda guerra punica, racconta la leggenda della ninfa Agilla e dell’amore per Trasimeno da cui deriverebbe il nome del paese.
Agello per la sua notevole importanza strategica, divenne accampamento militare “castrum” romano durante la seconda guerra punica (217 a.C.) abitato dai superstiti della Battaglia del Trasimeno e per questa ragione divenne fondamentale per tutti gli avvenimenti storici e politici succedutesi nei secoli successivi, l’edificazione del castello può essere ascritta intorno al secolo X.
Attestazioni scritte su Agello si hanno a partire dal 1115, nel documento con cui Pasquale II confermava a Giovanni, abate di S. Pietro di Perugia, i beni, i privilegi, le chiese già concessi dai suoi antecessori, per la prima volta si fa esplicita menzione della chiesa di S. Donato di Agello, subito fuori le mura del castello, unitamente a tutto ciò che il monastero possedeva in questo luogo.
Verso il mille, Enrico VI (1186) pose Agello sotto la giurisdizione di Perugia, concedendo al marchese della famiglia dei Vincioli, piena autonomia.
A questa famiglia si deve il complesso edilizio oggi conosciuto come il “Castello” che già dal XII secolo fu munito da una solida cinta muraria, il cui perimetro assumeva la forma di scudo ovoidale.
I componenti di questa famiglia furono presenti nella vita e nella storia perugina, San Pietro Vincioli, che tra l’altro sembra sia stato originario di Agello, nella seconda metà del secolo X, fu il fondatore e il primo abate della potente abbazia di San Pietro in Perugia.
Il 7 agosto 1186, Agello entrava ufficialmente a far parte del contado del comune di Perugia.
Enrico VI, nel precetto con cui concedeva al Comune cittadino alcuni privilegi, sanciva l’ingresso di questa comunità nella giurisdizione territoriale perugina.
In epoca comunale l’insediamento divenne tra i più importanti del contado perugino verso il Trasimeno e divenne il grande granaio di Perugia.
In quell’epoca per questo castello passò San Francesco e successivamente vi sorse uno dei primi conventi di frati minori.
La struttura sociale prevedeva un “Sindacus” sin dal 1258 figura che era responsabile amministrativa della comunità, ed è a lui che il podestà cittadino inviava delle precise disposizioni, inerenti il rapporto che la comunità doveva avere con i nobili del luogo, riguardo l’imposizione di nuove tasse ed i servigi ad essi dovuti per il mantenimento dei cavalli che costoro tenevano per conto del comune di Perugia.
Il ruolo di questa autorità era di responsabile politico-amministrativo della comunità e momento di raccordo tra realtà locale e potere centrale, il suo ruolo riguardava la salvaguardia dell’economia agricola, in rapporto alle necessità cittadine e dell’ intero territorio, e il rispetto delle norme statutarie relative a questioni giudiziarie.
Ebbe uno Statuto comunale proprio, in sudditanza a Perugia, alle solite condizioni: podestà inviato da Perugia, pagare le collette, fornire milizie, in cambio della protezione e della difesa.
Per questo portava il palio per Sant’Ercolano.
Nel 1282 la sua popolazione andava ben oltre i 1.000 abitanti e, nel 1361, i residenti in questo castello erano circa 1.300.
Nei secoli XIII e XIV ebbe un notevole sviluppo tanto che erano presenti ben quattro strutture religiose e un ospedale.
La storia di Agello si sviluppò intorno al Castello di cui ancora oggi sono visibili i tratti essenziali.
Agello si legò, nel bene e nel male, alle lotte tra Guelfi e Ghibellini e pur essendo sotto il dominio della Guelfa Perugia, fu roccaforte Ghibellina, come dimostrano i merli a “coda di rondine” figuranti nel suo stemma.
Nel 1347-48 il territorio fu flagellato da un’epidemia di peste che fece migliaia di vittime.
Nel 1348 vi si asserragliarono i raspanti, cacciati da Perugia dai Baglioni.
Nel periodo delle Signorie, offrì rifugio ai seguaci degli Oddi e ad altri fuoriusciti perugini come Michelotto Michelotti, che il 6 marzo 1390 attaccò e vinse le truppe inviate da Perugia; il castello fu riconquistato alla città dopo tre mesi, il 29 maggio, al termine di un assedio durato nove giorni.
Una lapide affissa nel castello ricorda però che i combattimenti furono asprissimi e Michelotto si arrese dopo aver ottenuto condizioni a lui molto vantaggiose nonostante le perdite inflitte agli assedianti, “ebbe assicurazioni circa la salvaguardia della vita e degli averi“.
Dopo queste vicende belliche la la popolazione censita in esso era scesa a sole 654 unità.
Perugia, considerando Agello e Montalera due capisaldi a presidio del suo stesso retroterra nord occidentale, provvide, periodicamente al buon mantenimento delle mura castellane esonerando gli agellesi detti (agellani) al pagamento di ogni dazio e gabella (1391); le mura furono rifatte almeno per tre volte.
Nel 1414 si arrese a Braccio, consegnando le chiavi a Castelvieto.
Con l’istituzione della magistratura dei Capitani del Contado avutasi nel 1428, Agello divenne uno dei cinque capoluoghi politico-giudiziari sedi permanenti dei cinque capitani.
Le sorti di Agello andarono declinando con l’affermarsi della Signoria dei Baglioni rivali dei Vincioli.
I Baglioni avrebbero distrutto Agello dalle fondamenta, se non fosse intervenuto il legato del Papa, Nicola da Pitigliano, al quale interessava mantenere Agello come caposaldo del territorio perugino per la sua importanza nel profilo strategico-militare.
Agello cadrà nel buio, diventerà un vero covo di briganti dopo la distruzione del castello avvenuta nel 1503 ad opera delle truppe di Cesare Borgia figlio di papa Alessandro VI, detto il Valentino che salendo da Fontignano lo mise a sacco.
Nel 1642, durante la guerra barberina, fu ancora teatro di una violenta devastazione da parte del Granduca di Toscana, Ferdinando II, diretto a conquistare le terre pontificie.
Durante la repubblica romana del 1798 innalzò l’albero della libertà e dipese dal cantone rurale di Perugia.
Nel 1809, con Napoleone, il comune di Agello si ampliò, perché vi fu aggregato il paese di Solomeo; ma dopo l’Unità d’Italia il comune di Agello fu soppresso e il territorio annesso a quello di Magione.
Aspetto
Anche se ora mancano le porte d’accesso al castello, la cinta muraria è ancora ben visibile e il cassero, con la torre principale ormai trasformata in campanile dotato di un pubblico orologio, è stato consolidata a rudere nella seconda metà del Novecento.
Questa struttura fortificata, interna alla cinta muraria e realizzata successivamente alla cinta muraria originaria, mostra elementi architettonici o tracce degli stessi riconducibili ad un periodo compreso tra i secoli XII e XV.
L’asse viario nord-sud interno al castello è attualmente intersecato, nella parte centrale dell’area castellana, da una via est-ovest che si diparte dalla porta orientale, la principale dell’insediamento, e raggiunge, a ponente, la torre poligonale della cinta muraria.
Pozzi e Cisterne
La scarsità d’acqua ad Agello, dovuta alle caratteristiche della collina, ha da sempre costituito un notevole problema per i suoi abitanti che, oltre ad utilizzare i pochi pozzi presenti, hanno provveduto a dotarsi di numerose cisterne per la raccolta di acqua piovana.
Pozzo-cisterna del Castello – Situato di fronte alla torre principale, è alimentato da una piccola sorgente e dalla raccolta delle case situate entro le mura castellane.
Al disotto del piano di calpestio, si trova una struttura a mattoni databile al secolo XVII.
La sua funzione era quella di purificare le acque che vi confluivano dai tetti ed il collegamento con il pozzo-cisterna era assicurato da un condotto collocato alla sua base.
Secondo la tradizione orale il pozzo è profondo 33 metri esattamente quanto è alta la torre principale del castello.
Al suo interno sono visibili dall’alto due nicchie che venivano utilizzate dagli incaricati alle pulizie periodiche del pozzo.
Cisterna di Piazza Agilla – Situata nei pressi della cinta muraria accanto alla rampa d’accesso al Castello, presenta il puteale costruito in travertino di buona fattura.
La data di costruzione scolpita ai lati del grifo rampante ha subito delle manomissioni che ne rendono difficile la lettura.
Si tratta di una delle opere realizzate per far fronte alle necessità di approvvigionamento idrico realizzate in Agello, sul finire del secolo XV, su ordine del governo di Perugia; l’acqua raccolta dai tetti viene filtrata da una vasca di decantazione costruita sotto il piano stradale ai lati della cisterna
La leggenda di Agilla e Trasimeno
Qualcuno ha voluto far derivare il nome Agello dalla Ninfa Agilla e dalla tragica storia d’amore con il principe Trasimeno, figlio del dio etrusco Tirreno, storia che vi raccontiamo.
Si narra che la ninfa Agilla (o Egille) avesse dimora nell’Isola Polvese, al centro del lago, e che in quei luoghi spesso si trovasse a caccia il principe Trasimeno, figlio del Dio Etrusco Tirreno.
Quest’ultimo, attirato dal canto melodioso e cristallino della creatura arrivò alla sua dimora e vedendola si sentì imbarazzato dalla sua importante bellezza.
Si presentò a lei timidamente, fingendo di essere un pescatore la cui barca s’era ribaltata nei pressi dell’isola e lei ne fu subito profondamente innamorata.
Dopo lunghe chiacchiere e momenti in cui la ninfa cantò per Trasimeno lui le confessò chi fosse veramente e le chiese seduta stante di sposarlo.
Convolarono a nozze presto, con la benedizione del Dio e padre Tirreno (che all’inizio era completamente contrario allo sposalizio).
Nei giorni che seguirono i due amanti vissero ore felici e giorni sereni l’uno in presenza dell’altro, poi, un giorno, Trasimeno decise di fare un bagno ed Agilla rimase sulla riva a guardarlo; ma quando lui arrivò all’acqua più alta si inabissò e non tornò più in superficie.
La sposa disperata ed affranta cominciò un’estenuante ricerca del proprio amato, scandagliando in lungo ed in largo ogni centimetro di quell’enorme lago fino allo stremo delle forze senza risultati, poi, debole poiché durante la ricerca aveva dimenticato di nutrirsi, si accasciò in una barca e morì.
Da allora, nelle serate di agosto, quando una brezza leggera vola sulle acque del lago e fa stormire le foglie, si dice che è il lamento della ninfa Agilla, alla ricerca del bellissimo principe.
Una leggenda che in sé, contiene concreti elementi sacrali o comunque alla base di riti sacri: l’acqua nel suo rapporto con la terra quale momento originario della fertilità; questi elementi vengono proposti, in chiave mitologica, nella relazione amorosa tra Agilla, che in questo caso rappresenta la terra, e l’acqua di cui Trasimeno è il simbolo.
La Meridiana
Sulla parete sud di palazzo Vincioli, edificato nel XIII secolo e per lungo tempo sede dei capitani del rione di Porta Santa Susanna di Perugia da cui dipendeva, è presente una meridiana con un moderno quadrante in pietra d’Aurisino, perfettamente funzionante opera dei friulani Eligio d’Ambrosio e Aurelio Pantanali.
E’ una delle 20 meridiane presenti nel Comune di Magione, ferma a simboleggiare un passato che in molte altre parti è stato cancellato.
Fonti documentative
http://www.prolocoagello.it/agello.html
http://www.magionecultura.it/default3.asp?active_page_id=168&idL=7 testo di Giovanni Riganelli
https://it.wikipedia.org/
http://umbralunae.altervista.org/
Giovanni Riganelli – Castrum Agelli. Un castello perugino e il suo territorio nel medioevo – 1992
M. Bifani M. Suvieri – Le Antiche ore meridiane nei comuni dell’Umbria – Futura Edizioni 2015