Castello di Acqualoreto – Baschi (TR)
Cenni Storici
Posto a 425 metri sul livello del mare, deve il suo nome all’abbondanza di acque che, in passato, erano nella zona e ai numerosi alberi di alloro (in particolare il lauro ceraso e il lauro nobile) che si trovavano fitti nei boschi.
Tuttavia, negli “Annali Camaldolesi” del 1059, è citato con la denominazione di “Acqua Larelle”.
Si formò in età Medioevale, dal X secolo in poi, di cui rispecchia perfettamente le caratteristiche tipologiche costruttive, anche se il ritrovamento di alcuni reperti in stile ellenistico (tra cui una urna conservata nel museo di Baschi) lascia alcuni dubbi sulle vere origini, che farebbero retrocedere di parecchi secoli i primi insediamenti.
La sua presenza era già riportata anche sulle carte del Catasto Gregoriano (una delle prime forme di censimento delle proprietà private), redatto dallo Stato Pontificio nel XVII secolo ed era censito tra i feudi del Libero Comune di Todi.
Nel 1290 era compreso nel territorio della Pieve di Sant’Angelo di Izzalini e nella Massa della vicina Civitella (Massa civitellese) con trentasei fuochi, quindi cento cinquanta persone, godeva dell’autonomia di un proprio sindaco, nonostante fosse sottomesso alla potestà del Comune di Todi.
L’amministrazione infatti era affidata a un sindaco, scelto tra gli abitanti del posto e ai “massari“, che fungevano da delegati della città di Todi, per la difesa e la guardia civica c’erano i “sergenti“, che terminato il mandato, venivano iscritti nella classe nobile todina.
Da sempre definito “castello forte e d inaccessibile” per via delle sue imponenti mura cittadine, era soggetto alla podestà del Comune di Todi, e veniva spesso conteso da varie famiglie todine in quanto costituiva una temibile fortificazione sul Tevere, fronteggiante la via di unione e di scontro tra i comuni di Todi ed Orvieto.
Divenne feudo dei Trinci, nobile famiglia di Todi, infeudata da Federico II, con diploma a Napoleone di Rainaldo Trinci (1240), diploma che ne confermava uno precedente del 1219.
I Trinci furono poi spodestati dagli Atti e dai Chiaravalle e scelsero, come seconda sede, Foligno.
Acqualoreto faceva parte dei castelli del sistema di difesa di Todi; la sua posizione era molto importante e strategica; fronteggiava il castello di Montemarte, detto la Roccaccia, sulla sponda destra del Tevere: due baluardi l’un contro l’altro piazzati, il primo di Todi, il secondo di Orvieto.
Agli inizi del XV secolo, vide quasi dimezzata la sua popolazione, si registrò poi una nuova rapida risalita, tanto che nel 1432, a conferma del prestigio riconquistatogli dalla Signoria di Todi, gli è concesso di presiedere ad un ampio distretto diocesano cui facevano capo le parrocchie di Asproli, Morre, Moruzze, Collelungo e della Pasquarella, e di tenere un suo priorato. Il castello si avviava dunque a divenire un punto vitale del sistema politico, amministrativo e religioso tuderte.
Nel 1471, Angeluccio di Andrea di Acqualoreto è il fondatore del Monte di pietà di Todi impegnando cento fiorini d’oro.
Grande era il rispetto per questo castello, che rappresentava un elemento fondamentale del sistema difensivo dell’intero versante, che l’autorità di Todi aumentò ulteriormente i suoi possedimenti, quando, intorno alla metà del XVI secolo, gli affidò anche i castelli di Pigliuto di nobili ghibellini che contava cento abitanti e Fulignano, entrambi di origine romana e quindi con una storia ancora più antica alle spalle.
Nello stesso periodo Mascio di Matteo lascia Acqualoreto e si fa costruire un paese, usando il materiale del distrutto castello di Montemarte; il nome del nuovo paese è Case di Mascio, oggi Casemasce.
Fulignano decadde velocemente insieme alla sua chiesa di S.Claudio e anche i suoi abitanti (un centinaio) entrarono a far parte della giurisdizione di Acqualoreto, che continuò a svolgere l’importante ruolo di porta di accesso dal Tevere agli insediamenti del versante todino delle montagne.
Nel 1551 gli abitanti di Acqualoreto sono circa cinquecento (cento fuochi); nel 1571 la sola chiesa parrocchiale di San Valentino registra trecentonovantadue abitanti.
Continuando a rappresentare un solido baluardo sul Tevere ed essendo l’unica via di accesso dal fiume agli insediamenti todini di quel versante della montagna, visse tranquillamente il suo tempo, dedicando il suo circondario alle attività agricole, all’allevamento di bestiame allo stato brado e sulla caccia, fino agli sconvolgimenti politici e istituzionali della fine del XVIII secolo che ne comportarono una rapida disfatta.
Nel 1789, mentre avveniva una delle più grandi svolte della storia, la Rivoluzione francese, ad Acqualoreto si discuteva sulle fontane che erano mal ridotte danneggiate dall’incuria e dal tempo.
Il sindaco, Pietro Paparini propose di ricorrere alle “corvées“, cioè opere gratuite, come nel Medioevo.
La proposta fu accettata e le fontane tornarono a zampillare “per abbeverare i bestiami, e per lavare et bevere”.
Nel 1810 Acqualoreto ed i suoi 298 abitanti entrarono a far parte del Cantone rurale di Todi in virtù delle disposizioni napoleoniche, mentre i centri vicini andarono a formare il cantone di Baschi.
Con la restaurazione successiva divenne invece soggetto alla podestà di Baschi costituendone il paese più popolato (circa 85 abitanti) pur restando nella diocesi di Tuderte, rompendo così definitivamente il suo centenario legame con Todi.
Oggi Acqualoreto è una frazione del comune di Baschi
Aspetto
Il circondario di Acqualoreto si è esteso lungo le vie di accesso con edifici di carattere più recente, il centro storico conserva però ancora perfettamente intatte le caratteristiche originarie, con i suoi vicoli stretti ed articolati.
Fonti documentative
http://www.comune.baschi.tr.it/
http://www.umbriadomus.it/
https://it.wikipedia.org/