Castello di Abeto – Preci (PG)
Cenni Storici
Abeto è sito sul fianco di un colle, a m. 970 di altitudine, nel territorio del comune di Preci; il suo toponimo deriva dall’antica presenza nella zona dell’abete bianco (splendida conifera scomparsa a favore del faggio per opera dell’uomo).
Sui dossi della zona attorno ad Abeto, a quota 900 m, sono state rinvenute amigdale di tipo Acheuleano ed industria Musteriana (Pietra scheggiata – ora al Museo Archeologico di Perugia).
In tutta la zona furono reperiti resti di dimore umane risalenti al periodo paleolitico, come pure fossili risalenti al cenozoico e frecce di selce, in numero tale da far ipotizzare la presenza in loco di una “officina litica“, che lavorava il materiale prelevato dall’altipiano del Fiano.
Nei pressi di Abeto sono state rinvenute sei “grotte” preistoriche.
La prima è una semplice stanza quadrata, forse una tomba; la seconda ha due ingressi ed è a forma di stella (circa 34 metri di circonferenza), con sei loculi attorno ad un pilastro centrale, è in questa grotta fu reperito il maggior numero di manufatti.
La terza grotta, circolare, è molto piccola e con due ingressi; la quarta grotta presenta lungo un corridoio di circa sette metri una tripla croce con tre loculi per parte.
La quinta caverna è a croce greca (5×5 metri).
Di una sesta grotta si è individuato l’ingresso ma non è stata ancora esplorata.
Dai reperti rinvenuti è certo che le grotte furono utilizzate anche nelle epoche successive: vi sono resti di cocci etruschi che possono far ipotizzare sia un uso per scopi abitativi sia per la sepoltura dei defunti.
L’insediamento è stato abitato anche in età romana, ne è testimonianza un cippo romano funerario, sito all’inizio della scala che sale alla Chiesa di San Martino, sul quale si legge: COPIAE FELICITATI C. CAPIUS EPITANUS CONIUGI BENEMENRENTI ET SIBI, a testimonianza della fase romana dell’abitato.
Nella zona di Fiano è stato rinvenuto un cippo funerario iscritto, di forma parallelepipeda, con lettere alte circa 7 cm, piuttosto allungate ed irregolari: D(IS) M(ANIBUS) LUCCEIAE PRIMILLAE CONIUGI BENEMERENTI Q(UINTUS) MURRENIUS SATURNINUS.
Per la fattura generale, per il testo dell’epigrafe e per la presenza della formula D M, il reperto è databile a partire dalla prima metà del I sec. d.C.
L’insediamento di Abeto, sorto tra il X e l’XI secolo, su uno sperone roccioso nel fianco del monte Saino, vicino ad una sorgente, probabilmente per motivi di difesa rispetto alle frequenti invasioni di bande armate che scorrazzavano più in basso, lungo la Val Castoriana, fu inizialmente chiamato Castel di Abete a causa di un piccolo bosco di abete bianco, residuo della più vasta foresta che si formò in zona durante i periodi di glaciazione.
Col passare del tempo il paese si accrebbe intorno alla rocca e raggiunse anche una popolazione di più di 300 unità.
Ha struttura di castello di pendio, con il nucleo più antico di impianto triangolare, ben difeso sia per la posizione a precipizio su un pendio ripidissimo, sia per la sua cinta muraria.
Fino alla metà del secolo XIII fu uno dei luoghi dipendenti dall’Abbazia di Sant’Eutizio ma nel 1250 fu ceduto al comune di Norcia insieme ad altri castelli della zona.
Nel passato l’agricoltura e la pastorizia hanno costituito la fonte economica principale, mentre lo sfruttamento dei boschi serviva esclusivamente al consumo locale.
Gli abetani erano noti come abili norcini, attività per la quale erano richiestissimi nelle grandi città del Lazio e della Toscana; specialmente durante l’inverno, gli uomini lasciavano le famiglie per esercitare la loro attività.
I “norcini“, oltre ad essere esperti nella lavorazione delle carni, compivano spesso operazioni di bassa chirurgia sui pazienti, sostituendosi ai medici cerusici.
Ad essi si rivolgevano i ceti più poveri che non potevano affrontare le spese di un intervento ad opera di un medico specializzato.
Altra caratteristico mestiere degli abitanti di Abeto, sempre con flussi migratori stagionali verso la Toscana era quello di addetti alla dogana.
La pratica migratoria, nel corso dei secoli, ha contribuito ad arricchire i costumi ed il dialetto umbro tipici del luogo con numerosi esempi di toscanismi e spiega la numerosa presenza nel territorio di opere d’arte di origine toscana.
Il carattere medievale dell’insediamento è stato modificato dalla notevole espansione dell’abitato fra i secoli XVII e XIX, in particolare nel secolo XVIII, periodo in cui Abeto acquista accenti settecenteschi del tutto inconsueti per centri delle sue dimensioni.
Abeto subì gravi danni in seguito al terremoto del 1328, ma soprattutto a quello del 1703 che lo distrusse quasi completamente.
A testimonianza dell’ampiezza del vecchio insediamento, nella parte bassa, oggi rimangono solo i ruderi.
È stato ulteriormente danneggiato dai terremoti del 1979, 1997 e 2016.
Il famoso regista televisivo italiano Lino Procacci è nato ad Abeto nel 1924 .
Aspetto
Abeto si contraddistingue dagli altri centri del territorio preciano per la presenza di numerosi palazzi neoclassici.
All’entrata dell’abitato, in piazza Cesqui, si trovano il momento ai caduti delle due Grandi Guerre Mondiali eretto dagli abitanti in ricordo dei concittadini che hanno perso la vita lottando per la patria ed una bella fontana del 1884 con rappresentate tre figure zoomorfe dall’aspetto elegante e signorile.
Poco più oltre è la Chiesa di San Martino, fondata nel X secolo, su “solo lateranense” ovvero sul suolo appartenuto al primo castello di Abeto, che per imposizione del Papato, doveva appunto accogliere una chiesa.
Nel 1761 fu eretto anche il campanile a torre.
L’edificio fu più volte restaurato e ricostruito, fino ad adottare lo stile neoclassico nel 1855.
All’interno della chiesa è visibile, benché in stato di abbandono, l’organo, presumibilmente costruito da un esponente dei Fedeli, negli anni ’60 del XVIII secolo.
Esso si compone di un unico corpo sonoro contenuto in cassa lignea, collocato in cantoria sopra l’ingresso principale.
La chiesa conservava anche una tempera su tavola del pittore Neri di Bicci, fiorentino del secolo XV; nell’opera è rappresentata la Vergine collocata al centro con un coro di angeli che lascia cadere la neve sul colle Esquilino, il 5 di agosto.
Questa opera è oggi custodita presso il Museo diocesano di Spoleto.
L’altra chiesa di Abeto è dedicata a Santa Maria, detta anche Oratorio della Confraternita della Trinità.
La facciata e il campanile sono del 1742.
Due le porte d’accesso e due gli altari interni, uno dedicato alla Beata Maria Vergine di Loreto (della quale vi è un’immagine dipinta su tavola), l’altro consacrato al SS. Crocifisso sul quale vi sono poste una statua lignea raffigurante il Crocifisso e un dipinto su tavola della Beata Vergine detta del voto, famosa per i miracoli.
All’interno fino a qualche anno fa si conservava un notevole frammento di un polittico con Madonna e due Angeli di un eccellente pittore fiorentino attivo tra i sec. XIV-XV, denominato “Maestro dell’Annunciazione dell’Accademia” o “Maestro della Madonna Straus” (ora custodita al Museo Diocesano di Spoleto); il dipinto, posto sull’altare è una composizione trecentesca mariana a più scomparti; rappresenta la Madonna in maestà con il Bambino.
La Vergine, seduta su un cuscino trapunto di stelle con una rosa nella mano destra, tiene sulle ginocchia il Bambino benedicente sulla cui mano sinistra è posato un cardellino; due Angeli sono in adorazione e sostengono un manto in broccato campito di uccelli affrontati ha un pavimento in mattoni e parte in pietra.
Nella Chiesa di Santa Maria era eretta la Confraternita della SS Trinità (da qui il “nuovo” nome), aggregata alla Congregazione.
Fonti documentative
FABBI A. I castelli di Abeto e di Todiano in provincia di Perugia, Spoleto, 1963
FABBI A. (1963). Preci e la valle Castoriana. Documentario storico-artistico della diocesi di Norcia. 1963
FABBI A. Guida della Valnerina: storia e arte / Abeto (PG), presso l’autore, 1977
FABBI A. Storia dei comuni della Valnerina Abeto (PG), presso l’autore, 1976
FAUSTI L., I Castelli e le ville dell’antico contado e distretto della città di Spoleto, Editoriale Umbra, Perugia, 1990
FAUSTI L., Le Chiese della Diocesi di Spoleto nel XIV secolo secondo un codice del XVI secolo, Archivio per la storia ecclesiastica dell’Umbria, Foligno, 1913
GENTILI, GIACCHÈ, RAGNI, TOSCANO, L’Umbria – Manuali per il territorio – La Valnerina, Il Nursino, Il Casciano – Edindustria Roma, 1977
GUERRINI G.,Le chiese di Santa Maria
PALMIERI A Statistica dello Stato Pontificio, tipografia Forense, Roma 1859
PRECI Oltre il sisma a cura di Rita Chiaverini
http://www.marcovalentini.it/schede%209/Abeto%20-%20Santa%20Maria%20del%20Fiore.htm
https://it.wikipedia.org/wiki/Abeto
http://www.lavalnerina.it/luoghi/592/Abeto.html
http://www.lavalnerina.it/dett_luogo.php?id_item=809
Da Spoletium a Nursia letto su
http://padis.uniroma1.it/bitstream/10805/2314/1/Da%20Spoletium%20a%20Nursia.pdf
Nota
La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
Da vedere nella zona
Chiesa di San Michele Arcangelo – Fiano d’Abeto di Preci (PG)