Castelliere di monte Serano – Pettino (PG)

Il castelliere è raggiungibile solo a piedi dall’abitato di Pettino in quanto la strada che conduce alle antenne quindi alla parte sommitale è chiusa con un cancello.

 

Cenni storici

La montagna sorge alla destra della Flaminia (per chi proviene da Spoleto) e con la sua imponenza sovrasta la città di Trevi.
La cima del Serano si presenta come una cresta che fa da spartiacque tra il bacino del Clitunno ad ovest e la valle di Pettino ad est e divide rispettivamente i territori comunali di Trevi e Campello sul Clitunno.
Il vocabolo Serano è attestato sin dai documenti più antichi, come nelle “riformanze” del 15° secolo, citate dal Natalucci sebbene lo stesso riporti un passo di un irreperibile poema manoscritto di Annibale Orosio in cui il monte è chiamato “Pictinus“.
Il testo citato dal Natalucci e che di fatto solo lui ha potuto consultare così recitava:
Mons fuit hunc raris videas hine inde visere fruticibus, summo qui vertice lambit Olimpum, incola Pictinum vocitat, pix nomen iniunxit” ( Vi fu un monte dai rari frutti che riesci a contemplare di qua e di là, che sfiora con la cima l’Olimpo, l’abitante lo chiama Pettino: la pece ha imposto il nome !!!).
Sulla parte sommitale del monte sono presenti diversi tralicci che servono da ripetitori per radio, televisioni e cellulari; accanto alla torre radio, nel punto più alto del costone (1429 m.s1m), si eleva un piccolo terrapieno artificiale di forma ovale il cui asse maggiore è di circa 20 metri orientato nel senso del crinale, mentre il diametro minore perpendicolare al primo, è molto più piccolo e non uniforme e varia dai 6 agli 8-10 metri.
Il recinto del castelliere sommitale è delimitato da un accumulo di massi ben disposti che si possono nettamente distinguere nella parete nord.
In questo manufatto è facile riconoscere un recinto di età protostorica la cui frequentazione è confermata da alcuni frammenti che sono stati rinvenuti sulla superficie pianeggiante interna, in prossimità di inequivocabili tracce di vecchi sondaggi.
Una barriera di filo spinato che percorre la sommità della cresta, dopo aver tagliato longitudinalmente il piccolo “castelliere“, prosegue verso nord sullo stretto crinale il sottofondo roccioso del quale resta ora piuttosto scoperto.
Sulle falde scoscese non sono stati trovati manufatti, mentre, piccoli gruppi di frammenti d’impasto, sono stati trovati in prossimità dei paletti che sorreggono il filo spinato; la coincidenza dei ritrovamenti con i paletti evidenzia il loro ritrovamento in seguito agli scavi per l’alloggiamento dei paletti stessi.
Si tratta per lo più di minuscoli frammenti di vasellame d’impasto di cui non è stato possibile attribuire una identificazione tipologica.
Anche il castelliere è di difficile datazione in quanto il vasto ambito dei recinti di sommità dell’Appennino umbro (e non solo umbro) si presenta ancora problematico dal punto di vista cronologico, e certamente di lunga tradizione.
Ciononostante, in base all’osservazione delle caratteristiche del terrapieno e della percentuale di reperti ceramici non torniti, si ritiene che il complesso di monte Serano possa risalire alla tarda età del bronzo.
Ma se anche così fosse ignoti sono i motivi che determinarono in tale età la costruzione e la frequentazione di un “castelliere” in posizione così strategica; potrebbe trattarsi anche di un punto di avvistamento e che poteva anche trattarsi di un insediamento di carattere stagionale.
Forse solo un’indagine archeologica più approfondita potrà sciogliere questo enigma.
 

Aspetto

Il castelliere si nota facilmente sul terreno in quanto è ben leggibile l’ovale di sommità che ne delimita il recinto e lo stesso è ben visibile nella scarpata nord dove sono ben evidenti massi disposti in senso verticale che formano la parete del vallo.
Nella parte sud il recinto di pietre era altrettanto evidente, ma nonostante tutto nel 2006 fu scavata una piattaforma per la costruzione di una grossa antenna sferica contenente un Radar Meteorologico della Protezione Civile, per segnalare tempestivamente formazioni temporalesche al fine di non farsi cogliere impreparati da sempre più frequenti nubifragi (utilità discutibile visti i recenti eventi atmosferici calamitosi che hanno flagellato l’Italia negli ultimi periodi), che ha letteralmente demolito gran parte del recinto disperdendo le pietre nella scarpata.
 

Fonti documentative

Francesco di Gennaro – Lettera alla Soprintendenza Archeologica per l’Umbria datata 10-03-1982 in seguito ad un sopralluogo effettuato in data 31-05-1981

https://www.protrevi.com/protrevi/serano.asp

 

Mappa

Link alle coordinate: 42.866047 12. 799808

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>