Castel Rigone – Passignano sul Trasimeno (PG)

Straordinario borgo dalle cui mura si gode un meraviglioso panorama sul lago Trasimeno.

 

Cenni Storici

Castel Rigone è adagiato sulla cima del Monterone, estremo contrafforte occidentale dell’Appennino Umbro-Marchigiano a 650 m s.l.m. a guardia del meraviglioso panorama che abbraccia il Lago Trasimeno.
Sulle origini del nome bisogna far riferimento all’anno 543 d.C quando orde barbariche gote condotte da Totila, precedute dalla fama di lutti e devastazioni si avvicinavano a Perugia chiedendo e sollecitando i perugini alla collaborazione.
Raggiunta la città ed ottenuto un deciso rifiuto alla proposta di resa, i goti proseguirono il loro cammino vittorioso verso il sud dell’Italia, ma l’anno successivo tornarono e iniziarono quell’assedio di Perugia che proseguì per lunghi sette anni e si concluse con la resa della città, non si sa bene se per conquista o per fame, e con la decapitazione del santo vescovo Ercolano.
Durante questo periodo tutte le zone circostanti la città subirono certamente rapine e, saccheggi.
Guidava le schiere scorrazzanti per il territorio a nord della città uno degli uomini più vicini a Totila, quel Rigo o Rigone di cui da S. Gregorio sappiamo che, essendo il re goto incredulo circa le virtù di S. Benedetto, fu inviato al Santo in abiti regali, ma fu immediatamente riconosciuto con grande meraviglia dello stesso re che seguiva mescolato alla schiera dei suoi.
A questo Rigo il Ciatti fa risalire la costruzione del primitivo castello che ne avrebbe conservato il nome: Castel Rigone.
Lo stesso Ciatti però avanza anche l’ipotesi che il castello sia stato edificato da una qualche nobile famiglia i cui componenti abbiano il nome di Enrico, Enrigo o Rigone da cui il castello ha preso il nome.
Per avere i primi documenti che parlano del castello bisogna risalire al XI sec. sull’ordinamento strutturale del territorio di Perugia a cui si fa menzione di Poggio della Corte di Rigone.
Nelle Riformanze del 1297 sotto la data 31 gennaio, nel verbale della seduta del consiglio speciale e generale del popolo di detto Comune si legge: “Imprimis cum multi homines comitatus Perusii intendant facere unum castrum ad honorem Dei et ad honorem comunis et populi Perusini in quodam podio quod vocatur podium Curte Rigonis, quod quidem podium positum est inter villam de Villis Colognole et ville Trecene quasi in medio dictarum villarum”.
Da qui si intende che alcuni cittadini supplicarono i Magistrati di consentire la costruzione di un castello dove era una preesistente corte specificando con esattezza anche la posizione geografica.
I lavori dovettero procedere con celerità tanto che in una delibera dell’8 maggio si legge il nome del castello che era diventato Castel Leone,nome chiaramente confermato l’anno successivo, il 17 febbraio, quando “homines castri navi quod vocatur castrum Castri Leonis quod fit ad podium Rigonem ” essendo poveri ed impediti dall’opera del castello chiesero un alleggerimento delle tasse.
D’ora in poi però tale denominazione non comparirà più e e la definitiva sarà Castrum Rigonis.
D’ora in poi l castello seguirà le sorti storiche della città madre.
Nel 1451 e nel 1479 si registrano spese per il riassetto delle mura.
Nel 1450 anche il castello partecipa alla ribellione contro l’aumento del prezzo del sale di tre quatrrini per libbra stabilito da papa Paolo III e che scatenò la famosa “Guerra del sale”.
Nel 1542 papa Paolo III, con bolla data a Roma «XVIII kal. ianuarii», esentò Castel Rigone dal pagamento di qualunque gabella per venticinque anni a causa del danno lamentato in occasione del passaggio di trecento spagnoli che, al suo servizio, si erano recati a Perugia al tempo della ribellione.
La concessione era però subordinata alla condizione di fabbricare una cisterna “pro usibus et utilitatibus incolarum dicti castri” doti per gli usi e a vantaggio degli abitanti del castello, entro sei mesi, mentre nei sei seguenti e più presto che fosse possibile, dovevano essere lastricate di mattoni le strade del medesimo previa sistemazione delle opportune chiaviche e degli acquedotti.
Non avendo adempiuto alle condizioni poste per usufruire dei benefici di cui in precedenza, la comunità di Castel Rigone, nel 1559, venne a diverbio con la città la quale sosteneva doversi considerare annullati quei privilegi.
Il diverbio si risolse il 9 agosto 1560 con un’amichevole soluzione.
Con l’avvento del regime Napoleonico e la riorganizzazione del territorio in Dipartimenti e Cantoni, Castel Rigone venne a trovarsi nel Dipartimento del Trasimeno e Cantone di Passignano.
Con l’avvento del regime Napoleonico anche a Castel Rigone fu innalzato “l’albero della Libertà” ( era il 30 aprile) e fu proclamato il Commissrio degli Alberi, scelta però che non persuase il popolo che alla fine dopo acerrime discussioni ne scelse un altro.
Ben presto però le proclamate idee di libertà andarono a cozzare con i fatti di diversa natura quali provvedimenti restrittivi che ben presto fecero mancare al castello i beni di prima necessità.
Ma la goccia che fece traboccare il vaso fu il provvedimento contro le questue effettuate dalle Confraternite laicali in occasione delle feste.
Scattò di conseguenza la ribellione contro il provvedimento e contro il Commissario repubblicano che si diede alla fuga, furono strappati tutti gli emblemi e le coccarde repubblicane e furono suonate le campane per invitare tutti alla rivolta.
Ben presto la sommossa si estese per tutta la zona ed i ribelli si organizzarono alla guida di Broncolo di Passignano, personaggio risoluto ma discutibile.
Il comando francese di Perugia prese in mano la situazione ed il 3 maggio il generale La Vallette con 2000 transalpini espugnarono i ribelli guidati da Broncolo che si erano arroccati a Magione e dopo un sanguinoso combattimento i regolari ebbero la meglio.
Il massacro di Magione indusse gli abitanti di Castel Rigone alla resa e furono di nuovo rimesse le insegne repubblicane (era il 1799).
Con l’avvento della Repubblica Castel Rigone divenne Comune e il Regio Commissario con dispaccio del 12 ottobre 1860 comunicava i componenti della Giunta ed il Sindaco.
Furono indette elezioni ed a causa dei ferrei provvedimenti sugli aventi diritto al voto risultarono elettori solo 63 persone su una popolazione di 1300.
Più volte tentò di acquisire la sua autonomia, ma fu sempre sotto la giurisdizione di Passignano.
Nel 1862 subito dopo l’annessione allo Stato Italiano fu istituita la Guardia Nazionale con compito di tutela dell’ordine pubblico.
Durante la seconda guerra mondiale il paese ha subito diversi danni dovuti ai cannoneggiamenti che interessarono sia il Santuario che alcune abitazioni.
Fin dal Medioevo il borgo è rinomato per la cura delle malattie respiratorie ( Clinica La Castellana). Ancora esistente il piccolo ospedale (ora sede di una Arciconfraternita costruito nel XV secolo dal Sovrano Ordine Ospedaliero di San Giovanni, di Rodi e di Malta – Ordine di Malta) come dependance del loro insediamento e Castello di Magione (a 6 km) ancora di proprietà dell’ordine
 

Aspetto

Dell’antica fortificazione oggi rimangono parte delle mura, il mastio, tre torrioni e due porte d’accesso, Porta Ponente e Porta Monterone, la prima, resa difficoltosa da una pendenza e da una curva a raggio limitato, nel primo dopoguerra fu abbattuta privandoci oggi di questo antico manufatto.
Il borgo è rimasto pressoché intatto dopo molti secoli e accuratamente preservato dagli abitanti della frazione.
 
 
 

Chiesa del SS. Sacramento

La chiesa si eleva all’inizio di via delle Fraternità ed è chiamata del Sacramento in onore alla Congregazione omonima.
Custodisce gelosamente una tela del perugino Silla Piccinino, datata 1598; rappresenta “l’Ultima Cena”.
È una composizione nella quale, alla intensa spiritualità del contenuto, accrescono valore l’eleganza dei movimenti, la perfezione delle linee, l’indiscutibile senso cromatico, l’ambiente architettonico. L’autore morì giovane e questo lavoro è uno dei più significativi della sua limitata produzione.
Nella stessa chiesa è un organo, con le canne piccole di stagno, eseguito nel 1768 dal famoso organaio Fedeli di cui è detto che “nell’imitare le voci era smanioso di riuscire imitatore degli angelici concerti...”, tanto era dolce il suo suono.
Fu donato dalla confraternita di Maria SS.ma dei Miracoli alla consorella del Sacramento, quando la prima sostituì tale organo, nel suo tempio, con un Morettini nel 1878.
 

Mappa

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