Castel Cavallino – Urbino (PU)
Cenni storici
Situato su di un colle di 445 m. s.l.m a nord-ovest di Urbino, tra le frazioni di Gadana e Schieti, il borgo fortificato di Castel Cavallino godette in passato di una posizione di controllo su tutta la Valle del Foglia.
Nell’Alto Medioevo, per la sua posizione strategica, divenne dominio della famiglia aristocratica dei Bernardini, poi intorno al 1213 passò alla Signoria dei Montefeltro.
Dopo numerose contese sanguinose tra i Montefeltro di Urbino e i Malatesta di Rimini, passò sotto il dominio dei Malatesta.
Alla fine del 1300 passò sotto il dominio dei Della Rovere, poi allo Stato Pontificio, quindi al Regno d’Italia.
Aspetto
Ancora oggi sono ben visibili le mura castellane che racchiudono le case, molte delle quali hanno perso il fascino medioevale per via di stuccature in muratura.
Attualmente è un borgo con pochi abitanti, ma è un luogo che si popola nella stagione estiva, dato che il panorama regala vedute sulle colline circostanti fino alla vicina Urbino.
Di impianto medioevale, il borgo mantiene, a ricordo delle sue origini, tracce del Mastio, delle mura e un arco gotico a sesto acuto, in pietra bianca e rosa del Furlo, sorretto da mensole decorate.
Nella chiave di volta c’è una pietra che presenta scolpita una “faccina” che sembra sorvegliare l’entrata nel borgo fortificato.
A sinistra dell’arco, prima di entrare vi è la chiesetta della Beata Vergine del Soccorso, che custodisce al suo interno un dipinto del XVII secolo “Madonna col Bambino e S.S Domenico e Caterina da Siena“.
A destra dell’arco, perfettamente intatta, si erge una torre difensiva in laterizio e la “vela” con una campana del XV secolo.
Percorrendo il sentiero a sinistra della chiesa, fuori le mura si arriva al vecchio lavatoio, con le originali vasche.
Curiosità
Giovanni Pascoli conobbe questo borgo quando frequentava il Collegio degli Scolopi di Urbino e decise di dedicarvi la poesia “Cavallino“, ora posta sul fianco destro della pieve:
« O bel clivo fiorito Cavallino
ch’io varcai co’ leggiadri eguali a schiera
al mio bel tempo; chi sa dir se l’era
d’olmo la tua parlante ombra o di pino?
Era busso ricciuto o biancospino,
da cui dorata trasparìa la sera?
C’è un campanile tra una selva nera,
che canta, bianco, l’inno mattutino?
Non so: ché quando a te s’appressa il vano
desìo, per entro il cielo fuggitivo
te vedo incerta visïon fluire.
So ch’or sembri il paese allor lontano
lontano, che dal tuo fiorito clivo
io rimirai nel limpido avvenire. »
(Giovanni Pascoli, Cavallino, Myricaea, 1891)
Fonti documentative
Carlo Inzerillo – Viaggio nel Ducato di Urbino – Edimond.
Giuliano Tacchi – I centri minori della provincia di Pesaro e Urbino vol.1 – edizioni cooperativa sociale “Magma”.
Daniele Sacco – La provincia dei cento borghi vol.7 – Metauro Edizioni.
Pannello informativo nei pressi della Pieve.
Pannello informativo dentro la Pieve.
www.cultura.pesarourbino.it
www.turismo.pesarourbino.it
Nota
La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Camilla Zoppis