Casa medievale – Trevi (PG)
Cenni storici
La casa sorge nel pieno centro della città nelle vicinanze della chiesa di Sant’Emiliano; nella facciata si nota la porta di ingresso che è rimasta la stessa dell’originale e accanto una porta murata che doveva dare accesso ad un “Fondaco” utilizzato come negozio o bottega.
Sempre nella parte bassa dell’edificio un affresco dove al centro compare la Madonna con il Bambino e alla sua destra una Santa non identificata e alla sinistra Sant’Amico, protettore dei boscaioli; la presenza di questo santo fa supporre che il padrone di casa avesse a che fare con la legna, forse la commerciava.
La parte superiore della casa è “aggettante” su solide travi di legno come spesso se ne vedono in affreschi trecenteschi che rappresentano abitazioni dell’epoca; l'”aggetto” veniva creato perché il suolo su cui veniva edificata la casa costava per cui si cercava di occupare il minimo spazio alla base per poi allargarsi nella parte superiore e guadagnare quei metri cubi in più ad uso dei residenti pagando di meno.
In quei tempi infatti chi costruiva la casa aveva da pagare due dazi: il primo per l’occupazione del suolo e i secondo per le finestre; più finestre si realizzavano più si pagava.
La cosa più interessante e particolare di questa struttura non è solo la travatura che sorregge l’aggetto, ma che la parte superiore sia stata realizzata in mattoni, che in questa zona erano poco usuali e quindi abbastanza rari, le fornaci le troviamo vicino al Tevere e il trasporto era costoso, questo ci fa supporre che il proprietario abbaia avuto una buona disponibilità economica.
Interessante è anche la metodologia della muratura dei mattoni che nel gergo viene definita “a una testa” cioè un solo mattone che viene messo uno sull’altro, generalmente i mattoni sono messi a “due teste” per ottenere una maggiore stabilità.
Per ovviare a questo problema di minor resistenza i muratori sono ricorsi ad uno stratagemma, infatti nella facciata si notano delle grappette in ferro fra i mattoni in forma allineata verso l’alto.
Queste grappe ancorano all’interno dei pali di legno che salgono verso l’alto quindi i pali, collegati con la base, il tetto e i mattoni creano un unico corpo che da forte stabilità all’edificio, tant’è che i terremoti che si sono succeduti non l’hanno lesionata.
Un’altra osservazione da fare è che nel medioevo le case esternamente erano tutte colorate, basta guardare gli affreschi di Giotto in particolare “La Cacciata dei diavoli da Arezzo” e la cosa che salta agli occhi è la colorazione delle abitazioni all’interno delle mura della città, si trovano colori che vanno dal rosso al celeste al giallo al verde; anche questa era colorata, infatti in un mattone posizionato sotto ad un reggi finestra, si nota del colore rosso.
Per ottenere questo colore sui mattoni si procedeva all’operazione chiamata di “Sacramatura“.
In quei tempi, per proteggere il mattone della muratura, si prendeva un mattone più morbido di quello murato, in questo caso di colore rosso, si strofinava energicamente sulla muratura inumidita aggiungendo fior di calce; con questa operazione la silice che era nel mattone più morbido si attaccava a quello della struttura più duro formando una patina protettiva chiamata appunto “Sacramatura“.
Questa operazione garantiva. oltre alla colorazione, una protezione alla casa evitando che il mattone si fosse deteriorato e non facesse entrare l’acqua.
Nella parte alta inoltre si notano dei ferri sporgenti nella parte alta delle finestre superiori, che servivano da “stenditoio“, cioè i proprietari della casa, mettevano un’asta di legno appoggiata sui sostegni in ferro e vi stendevano i panni lavati.
Questo è comprensibile perché non avendo spazi aperti dove stendere i panni, le casalinghe entro le mura li mettevano fuori dalla finestra, come li vediamo ancora oggi in qualche nostra città.
I panni stesi nei fili tesi da una casa all’altra nei quartieri Spagnoli di Napoli, per esempio, sono considerati delle vere opere d’arte.
Fonti documentative
In giro per Trevi con Bernardino Sperandio il 28 novembre 2019 con CAI di Perugia.