Cappella di San Macario – Preci (PG)
Cenni Storici
Una leggenda locale vuole che questi tre Santi siano vissuti tutti in Val Castoriana, negli stessi luoghi dove sono sorti poi degli edifici di culto a loro intitolati. Essi facevano vita eremitica nelle rispettive celle e si incontravano solo una volta alla settimana, la domenica, per celebrare insieme la santa messa ed intrattenersi a consumare in compagnia il povero pasto. Dopo essere stati un po’ in ricreazione tra loro, partivano per accompagnare insieme uno dei compagni al suo eremo, ma giunti sul posto poco dopo se ne ripartivano per accompagnarne un altro alla sua dimora, giunti ancora in questo luogo poco dopo ripartivano per l’altro, in modo da trascorrere il resto della giornata e della notte successiva accompagnandosi a vicenda l’uno con l’altro.
San Macario il grande, detto anche l’Egiziano, nacque intorno al 300 e sin da giovanetto diventò cammelliere, occupato nel trasporto del salnitro. Nel 329-30 circa si ritirò in una cella vicino ad un villaggio egiziano a fare vita eremitica e dopo alcune vicissitudini diventò discepolo di Sant’Antonio Abate, con cui visse per circa dieci anni, dopo di che venne ordinato prete e si affermò come padre spirituale del deserto di Scete, dove fondò un monastero, punto di riferimento per molti suoi discepoli e molto importante per la storia del monachesimo egiziano. Il Santo morì a Scete nel 390 e fu sepolto nella chiesa del suo monastero, ma la fama dei suoi prodigi si è sparsa ovunque e viene festeggiato il 2 maggio.
Sant’Eutizio era un religioso di origine siriana, che secondo quanto scritto nella sua Leggenda e nei Dialoghi di San Gregorio Magno emigrò in Italia insieme a trecento compagni. Dopo aver condotto assieme a Fiorenzo vita eremitica in territorio di Norcia fu eletto abate di un monastero in Val Castoriana, che resse per molti anni e che da lui prese il nome, pur non essendone stato il fondatore, che invece era stato un altro del suoi compagni, Spes. Alla sua morte, siccome compiva prodigi già da vivo, fu subito venerato come santo e sepolto nella piccola chiesa monastica, che in breve divenne un centro di pellegrinaggio, dove ancora oggi molti si recano per richiedere la grazia della guarigione del mal delle ossa, passando in un cunicolo ricavato sotto la tomba. I suoi resti sono conservati nel monumento funebre eretto al centro del coro monastico della chiesa a lui dedicata, si festeggia il 23 maggio e viene invocato come protettore dei bambini, per curare il male delle ossa e per far piovere in periodi di siccità
San Fiorenzo, secondo la sua Leggenda, era uno dei trecento siriani giunti in Italia nel V secolo, che giunse in Val Castoriana con Spes ed Eutizio e che con quest’ultimo visse come eremita in un luogo impervio e solitario, in un eremo che porta ancora il suo nome. Quando Eutizio divenne abate, Fiorenzo rimase solo e, soffrendone molto, pregò il Signore di mandargli un compagno. Appena uscito dall’oratorio trovò un orso, che addomesticò e a cui diede l’incarico di portargli al pascolo quattro o cinque pecore, lavoro che l’animale compiva con cura. Ma alcuni monaci della vicina abbazia di Eutizio, invidiosi del miracoli di San Fiorenzo, uccisero l’orso, causandogli vivo dolore. Eutizio si recò a consolarlo, ma Fiorenzo, inconsolabile, chiese al Signore una severa punizione dei colpevoli, che colpiti da lebbra miseramente morirono. Allora Fiorenzo si penti e per sua punizione se ne andò presso un altro compagno, Vincenzo, che nel frattempo era diventato Vescovo di Foligno, dove poi mori verso il 540 e dove è commemorato il 1° Giugno, mentre nel suo eremo viene festeggiato il 28 maggio.