Cantarino ex villaggio minerario – Sassoferrato (AN)

Cenni Storici

Un Villaggio dal nulla

Le prime case-dormitorio di Cantarino vengono costruite nel 1917 dalla Società Montecatini, concessionaria della miniera di Cabernardi, per alloggiare i minatori immigrati: sei piccoli fabbricati ad un solo piano, divisi in quattro unità di circa 20 mq, composte ognuna da due stanze, con gabinetti esterni in comune. Con l’arrivo delle prime famiglie vengono eretti gli edifici più alti ai lati. L’ultimo fabbricato ad essere costruito, nel 1929, è il “Palazzo”, detto “Cattedra”: una casa di ringhiera che domina le minute case sottostanti. Le tre vie principali (Corso Tomatis, ViaRostan, Via Boschetti) e la piazzetta (Piazza Mezzena) sono intitolate a dirigenti della Montecatini. Simili insediamenti si ritrovano vicino alle miniere di Belgio e Lussemburgo.

Una Comunità autosufficiente

Il paese di Cantarino, che è vissuto per trent’anni del fenomeno della miniera di zolfo, è organizzato come una piccola comunità autosufficiente dotata di tutti i servizi essenziali. Ad ogni famiglia è assegnato un piccolo appezzamento agricolo, con “stalletti” per il ricovero degli attrezzi. Con la crescita demografica si realizzano nuove strutture a servizio della comunità: le fonti d’acqua coperte (usate anche come lavatoi), il forno pubblico, la scuola, la chiesa, il dopolavoro per i minatori. Non esistono invece i bagni pubblici: per l’igiene personale il sabato pomeriggio ci si reca nei bagni della miniera.

La crisi e l’emigrazione

Nel periodo di massima espansione, a Cantarino sono circa 70 le famiglie, in totale più di 300 abitanti. Oltre alle feste religiose, in estate si organizza la grande festa paesana, con l’albero della cuccagna, balli e musica nella terrazza del Palazzo. Con gli anni ’50 arriva la crisi estrattiva e, a seguire, quella più dolorosa dell’occupazione.
Molti di coloro che sono giunti da lontano per lavorare a Cabernardi sono costretti a ripartire. A Cantarino restano poche famiglie che hanno trovato da vivere svolgendo altri lavori, oltre agli anziani e, per un breve periodo, anche le ragazze. È questo lo scenario che Gillo Pontecorvo documenta nel celebre film “Pane e Zolfo”: il destino di un paese che nasce e muore per immigrazione.

La vita continua

A quasi 40 anni dalla chiusura delle miniere, il 19 agosto 1998 si inaugura la Chiesetta del Minatore, realizzata occupando parte dell’ex-dopolavoro, dopo che la vecchia chiesa di Cantarino diviene inagibile. Qui ancora ogni anno, il 4 dicembre, si celebra la S. Messa in onore di S. Barbara, patrona dei minatori. Ogni Natale nel villaggio si allestisce un presepe tradizionale, con giochi di luce e percorsi d’acqua corrente, immerso in un suggestivo silenzio ed in una straordinaria scenografia naturale. Anche se pochi sono oggi i residenti, nei periodi di vacanza figli e nipoti di minatori tornano a Cantarino, richiamati da un senso di appartenenza ancora vivo.

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