Bovara – Trevi (PG)

Importante frazione del comune di Trevi ad alta densità abitativa che si estende dal fondo valle fino alla montagna.

 

Cenni Storici

Andando da Spoleto in direzione di Foligno lungo il percorso della vecchia Flaminia, appena dopo le fonti del Clitunno una deviazione sulla destra conduce a Bovara, il cui nome forse deriva da un probabile forum boarium o boum ara, toponimo derivato dai rinomati buoi che erano allevati lungo le rive del Clitunno e che diventavano candidi dopo aver bevuto le sacre acque del fiume.
Importante frazione del comune di Trevi, a sud del capoluogo, di considerevole consistenza demografica e notevole estensione territoriale dal fondo valle fino alla montagna.
Le sue abitazioni sono raggruppate in diversi nuclei nei vocaboli Faustana, Colle Basso, Colle Alto, La Valle, Alvanischio, Casa del Putto, Fondaccio e Corciano.
Non si conosce molto della sua storia, ma certamente l’insediamento è molto antico, nei suoi pressi, intorno al 1950, durante i lavori agricoli ai margini della strada che dalla chiesa di Bovara conduce alla Flaminia in località Faustana è stata rinvenuta un’antica stele con iscrizione umbra.
Il sito ha anche restituito numerosi resti di materiale di impasto grossolano, molto frammentati poiché certamente riemersi a seguito di arature profonde o lavori agricoli di scasso e successivamente disseminati in tutta l’area.
La Stele di Bovara risalente al (III sec. a.C.) mostra un’enigmatica iscrizione su due righe, nell’antica lingua degli Umbri, che è stata così letta:
_ _ _ AIPETE . EN
_ LAGA . DEDRE
Ora è conservata nella sezione archeologica del Museo di Trevi.
E’ stata recentemente così decifrata:

[…]aipete en [pr]aipete en

[…]laga dedre [p]laga dedre

[…]aipete en / (p)laga dedre allude alle pratiche auruspicali, facendo così identificare il cippo come uno dei lapides posti a delimitare un’area sacra destinata all’osservazione e all’interpretazione del volo degli uccelli ([pr]aipete nel linguaggio augurale indica una particolare categoria di aves, uccelli, e più in generale i signa favorevoli) plaga è il luogo, mentre dedre corrisponde al verbo “dare“.
C’è scritto: il luogo che si da agli uccelli (alla visione degli uccelli) purtroppo la parte superiore della stele è spezzata e non abbiamo il testo completo.
L’augure tracciava con il lituo il perimetro di quest’area in aria e a tale spazio consacrato faceva corrispondere sulla terra uno spazio analogo, il templum, delimitato dalla posa di quattro cippi angolari.
Giovanni Canelli Bizzozzero, che fu insegnante a Trevi, riferisce del rinvenimento di un mosaico che fino agli anni Cinquanta del secolo scorso appariva e poi scompariva: “Quando io avevo sette o otto anni [1905 o 1906] mia madre mi condusse a vedere un mosaico romano, che era affiorato, nella località “il Fosso di Bovara”, in seguito ad un acquazzone; le acque abbondanti lo avevano scoperto; era di modeste dimensioni, in tessere bianche ed aveva una fascia policroma“.
In questa località, verso la metà del secolo, XII si insediò una comunità monastica benedettina, che vi eresse l’Abbazia di San Pietro e l’omonima chiesa, menzionata per la prima volta in un documento del 1177.
 
 


Appena dopo la località Fondaccio, ove si incontrano belle ville, salendo sulla destra si trova il piccolo insediamento di Casa del Putto.
Su una casa dotata di un balcone con portico è murato un antico stemma degli olivetani, datato MCCCCCXXL.
In effetti quasi tutta l’area era di proprietà della già citata Abbazia di San Pietro.
In due nicchie inserite ai lati del portone di ingresso della vicina casa Bovarini, o “Casa del Putto“, il maggior edificio del nucleo abitato, che ha generato il toponimo, sono contenuti due malridotti affreschi settecenteschi.
Nella nicchia di sinistra è raffiguratala Madonna col Bambino incoronati da due angeli.
In quella di destra Sant’Antonio da Padova col Bambino.
Di entrambi gli affreschi restano solo le parti superiori, più riparate dalle intemperie.
Al centro, sopra il portone, è posto un tondo in terracotta raffigurante la Madonna col Bambino e San Giovannino.
 
 

L’elemento più interessante del piccolo insediamento si trova in un vicino complesso edilizio, ora adibito ad agriturismo.
Anch’esso di proprietà dell’Abbazia di San Pietro fu poi ceduto al loro economo, trisavolo dell’attuale proprietaria, Antonio Cardarelli.
In un locale a piano terra, parte di un complesso di edifici colonici a ridosso della casa padronale, nel corso dei lavori per mettere in sicurezza un edificio danneggiato dal terremoto, è tornato alla luce un bell’affresco della metà del Quattrocento.
Vi si accede tramite una porta con arco a tutto sesto in mattoni, tipica dell’architettura locale della metà del Quattrocento e pertanto coeva all’affresco.
L’ambiente era originariamente, con ogni probabilità, un oratorio, poi trasformato in abitazione privata con a fianco una stalla di pecore, quindi utilizzato come ripostiglio, vi erano accatastati legnami da almeno mezzo secolo.
Si esclude che sia stato una chiesa, non ve ne è alcuna traccia nelle visite pastorali non ne fa cenno Durastante Natalucci nella sua documentatissima Historia universale dello stato temporale ed ecclesiastico di Trevi.
La superficie dipinta occupa un’area di circa 4 metri quadrati e la scena all’interno del riquadro e della cornice misura cm 187 x 157.
Vi è rappresentata una Madonna in trono in atto di offrire un pomo al Bambino in piedi benedicente.
A sinistra San Giovanni Battista, vestito con un vello ricoperto da un manto rosso, indica con la destra il Salvatore e con l’altra mano regge un cartiglio in cui si legge:
ECCE ANGNUS DEI ECCE QUI TOLLIT PEC[CATA MUNDI]
A destra San Pietro con le solite chiavi.
In basso è parzialmente conservata una scritta in caratteri gotici, che così, pur con qualche incertezza, è stata letta:
O IHS XPO [VER]GIE MARIA ADORATE [O IHS] XPO VERGIE MARIA :. [ ] :. ANO DNI M44 [ ] IIII [ ]
Fa da sfondo un drappo decorato con motivi floreali geometrici.
L’opera è in buono stato di conservazione e le figure sono pressoché integre.
La parte superiore è stata danneggiata da un intervento per la costruzione di un rudimentale solaio, le cui travi insistono proprio al limite della cornice, causando un parziale distacco d’intonaco che ha causato la perdita della cornice stessa e delle ultime lettere del cartiglio di San Giovanni.
La messa in opera di una putrella di ferro, negli anni Trenta, ha danneggiato la parte inferiore del manto di San Giovanni.
Un altro intervento ha fatto perdere i piedi della Madonna e un tratto della lunga scritta inferiore, probabilmente ove era il nome dell’autore.
Poiché l’ultima cifra della data è persa l’affresco può essere datato tra il 1440 e il 1449.
Ne è senza dubbio autore Bartolomeo da Miranda, attivo in quegli anni nella vicina chiesa di Pietrarossa, lo stile è inconfondibilmente suo.
In particolare la figura della Madonna è praticamente identica a quella conservata nel Museo di Budapest.
Da informazioni orali si è appreso che l’affresco era ancora oggetto di venerazione durante la seconda guerra mondiale, quando la popolazione qui si raccoglieva in preghiera implorando di scampare dai bombardamenti, che nella vicina Fondacci era installato un comando tedesco; se ne era però poi persa la memoria.
 
 

All’interno del piccolo borgo agrituristico, vicino alla casa padronale si trova l’Antico Frantoio dei Cardarelli.
Il frantoio utilizzato dalla famiglia per l’estrazione di olio di oliva fino al 1920 circa, è unico nel suo genere perché è costituito da pressa a quattro viti e da una grande macina in pietra ottimamente conservati.
È certamente uno dei pochi rimasti, nel centro Italia, nello stesso sito in cui era stato costruito alla fine del 1600.
La ristrutturazione del locale è stata eseguita nel 2000 con tecniche e materiali antichi per mantenere l’ambiente il più fedele possibile alle caratteristiche originarie.

Edicola
Più in alto lungo la strada è murata in un edificio un’edicola raffigurante la Madonna col Bambino fra i santi Vincenzo e Benigno ricostruita accanto alla nicchia originaria e affrescata nel 1981.
L’edicola originaria, settecentesca, fu costruita quasi sicuramente in occasione della restituzione a Trevi delle reliquie dei due santi, venerati come patroni di Bovara.
Vi si legge l’iscrizione:
SANTI VINCENZO E BENIGNO / A.D. 1981
Olivo di Sant’Emiliano
Continuando a salire in direzione di Trevi, sulla sinistra si trova il millenario Olivo di Sant’Emiliano l’albero più vecchio della regione.
Scendendo sulla sinistra si incontra la già ricordata Abbazia di San Pietro.
Sullo spigolo nord del muro di cinta dell’abbazia benedettina si trova un’edicola contenente una tempera di Ugo Scaramucci, 1951 raffigurante la Madonna del Rosario.
La piccola cappella, protetta da cancellata e tettoia, è stata ricostruita su una struttura precedente.
L’iscrizione, riscritta recentemente, recita:
AVE MARIA
Una terracotta policroma raffigurante la Madonna col Bambino si trova all’interno di una piccola edicola in mattoni con tettoia, murata su un muro di sostegno a monte della strada provinciale.
L’immagine è in cattivo stato di conservazione: il volto della Madonna, interessato da una profonda lesione, rischia di staccarsi. Vi si legge l’iscrizione:
SVB TVVM / PRESIDIVM / 1772
Sulla destra si sale alla località Alvanischio, sulla parete di un’abitazione privata restaurata di recente, si trova un’edicola.
Sul fondo della nicchia è dipinta a tempera la Madonna del latte col Bambino in fasce, sulle pareti laterali Sant’Antonio Abate e Sant’Emiliano, sull’archivolto una decorazione floreale.
È opera di Vincenzo Giuliani, realizzata circa nel 1960, dopo la completa ridipintura non si conserva più alcuna traccia dell’affresco originario, che forse riproduceva soggetti analoghi.
A Casa Mascio, in una nicchia costruita sotto il portico di un’antica casa rurale è effigiata una settecentesca Madonna Addolorata.
La tettoia che ripara l’edicola e lo spazio antistante l’uscio è stata costruita successivamente.
Fuori della cornice sono state stilate ammonizioni e preghiere:
CHE CHI RIFIUTA IN ME SI TROVA IN GUAI / FIGLIO TI LASCIO PENSA A QUEL CHE FAI
SALUTACI PER PIETA’ MATRE DI AMORE / MENTRE MATRE TU SEI DEL SALVATORE
SEMPRE TI LODARE / INFINCHE DURA

ed altre illeggibili.
Scendendo dalla vicina località La Valle, in una nicchia inserita nella parete est, prospiciente la strada, di casa Lombardi, poi Ubaldi, ora Antonioni, è posta una copia cinquecentesca della celebre Madonna della Seggiola di Raffaello, in pessimo stato di conservazione, appariva ancora ben visibile in una foto scattata nel 1925 in bianco e nero dell’antropologo Scheuermeier.
In cima alla salita si trova la chiesa di Croce di Bovara, piccolo e semplice edifico rurale, a una navata, con tetto a capanna, e per campaniletto una struttura in ferro con due campane.
La facciata mostra un elegante portale, con sopra una croce, ai lati si aprono due finestrelle devozionali.
Nella Historia universale dello stato temporale ed ecclesiastico di Trevi 1745 di Durastante Natalucci, si legge: “[…] una volta piccolo sacello; la quale il 1623 fu da Giovanni Santi di Francesco del Putto ingrandita, rifatta una volta, ornata nel suo altare e resa commoda della piccola sacristia e del tetto avanti alla sua porta, sopra all’istessa strada per commodo d’orarvi […]”.
Il vicino abitato mostra diverse interessanti costruzioni con graziose loggette in laterizio.

 
 


Scendendo in direzione di Colle alto, all’incrocio di strade antichissime, probabilmente reimpostata su una struttura preesistente, è situata una maestà.
La nicchia è abbastanza profonda da ospitare la mensa d’altare.
Sulla parete di fondo è raffigurata la Madonna in trono con Bambino fra i santi Paolo e Pietro, su quella sinistra è San Sebastiano con un santo illeggibile, a destra San Rocco e un altro santo; sull’archivolto è la colomba dello Spirito Santo.
 
 

Di un’edicola a Colle Basso rimane soltanto memoria nel nome della strada che da Faustana conduce a Trevi: “Strada della Madonna della Rosa“.
Poco più della memoria rimane della Chiesa di San Leonardo del Colle, ormai ridotta a rudere.
Nei pressi si trovano interessanti sostruzioni, molto rimaneggiate in età moderna ma che presentano elementi di periodo medioevale, potrebbero essere i resti di un fortilizio di cui non si ha traccia nella documentazione.
 
 

Ripresa la Flaminia, si raggiunge la località Faustana (anticamente Ponte Maggiore), il cui nome deriva da una villa, ancora esistente, anche se il suo ambiente è stato guastato dalla ferrovia e dall’imponente oleificio, fondata nel 1566 da Fausto Valenti, protomedico di Roma.
È stata riprodotta nel Palazzo Vaticano con la scritta: Villa Faustana de’ nobili Valenti di Trevi.
Il nome, che ora indica tutta la località, le deriva dal proprietario Fausto Valenti che la fece costruire nel 1569.
Passò nel 1574 al fratello Monte Valenti, allora Governatore dell’Umbria, successivamente passò al conte Mario della Genga di Spoleto, che aveva in gestione i molini del Comune, e da questi al papa Leone XII, poi alla famiglia Bonaca fino agli anni ’70.
Rimasta in completo abbandono, è ora di altro proprietario che ne ha curato il restauro.
Sono interessanti le soluzioni architettoniche.
Al piano terra il corridoio centrale, con volta in mattoni e i due ingressi contrapposti, verso la Flaminia e verso il Clitunno, immette alle quattro grandi stanze, alla cappellina e alla scala monumentale.
Il piano nobile è occupato da una grande sala che conserva ancora resti dell’affresco originale.
Dall’ultimo piano si accede alle quattro torrette agli angoli, che caratterizzano tutto l’edificio.
Tutto l’ambiente circostante è di notevole interesse: la peschiera, alimentata dal Clitunno, il giardino, ricco di grande varietà di alberi da frutto, il recinto con il portale monumentale sulla Flaminia.
Purtroppo con il passaggio della ferrovia il giardino fu irrimediabilmente danneggiato, poi con il successivo raddoppio di alcuni anni fa e la strada camionabile di raccordo, è stato definitivamente distrutto.
La lapide sopra la porta principale (lato est) recita:
FAVSTVS VALENS
BENEDICTI F(ilius) SIBI
ET AMICIS A FVN
DAMENTIS ANN
SAL. MDLXIX

(Fausto Valenti, figlio di Benedetto, per sé e per gli amici [costruì] dalle fondamenta nell’anno 1569).
Intorno alla villa si trovano un fienile in laterizio e pietra e una torre colombara che sembra essere di più antica costruzione.
 
 

Sempre nei pressi, si trova l’ex Villa Bonaca, a pianta rettangolare, a due piani più il piano servile che nel 1935 fu ristrutturata in stile liberty, su progetto dell’ing. Loreti: fu innalzata di un piano e sovrastata da un’altana.
Tra due finestre al secondo piano nella parete sud è inserita una meridiana.
In una nicchia vi è incastonata una statuetta della Madonna col Bambino, in ottimo stato di conservazione, risale al 1935.
Sui muri della villa, ispirata all’architettura toscana, si scorgono molte altre piastrelle policrome, in un angolo è murato un grande stemma della famiglia.
 

Nota di ringraziamento

Si ringrazia la gentilissima proprietaria dell’agriturismo “I Mandorli”, Maria Zappelli Cardarelli, per aver consentito di effettuare le foto e pubblicarle, nonché per le preziose informazioni fornite.
Si ringrazia altresì sentitamente Simone Cerquglini che ha fornito la traduzione della stele.
 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
 

Fonti documentative

AA. VV. – Edicole Sacre Nel territorio della Comunità montana dei Monti Martani e del Serano – Cosenza, 2008.
Sandro Ceccaroni – Silvestro Nessi – Da Spoleto a Trevi lungo la Flaminia, Itinerari Spoletini 5 – Spoleto, 1979
Ildikó Fehér – Three 15th century Murals from the area of Foligno in Budapest – in: Arte Cristiana, XCIX, Milano 2011, pp. 271-280.
Durastante Natalucci – Historia universale dello stato temporale ed ecclesiastico di Trevi 1745
Bruno Toscano – Bartolomeo da Miranda – in M. Natale, Scritti di Storia dell’Arte in Onore di Federico Zeri, Milano 1984 Volume I, pp. 93-112.

http://www.protrevi.com/protrevi/bovara.asp

http://www.protrevi.com/protrevi/bartol01.asp

https://www.agriturismoimandorli.com/

 

da vedere nella zona

Abbazia di San Pietro
Olivo di Sant’Emiliano
Chiesa di San Leonardo del Colle
 

Mappa

Link coordinate affresco: 42.859704 12.752081

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