Borgo e Fortezza di Acquaviva Picena (AP)

Cenni Storici

Il borgo fortificato di origine medioevale presenta un andamento est-ovest fortemente allungato per la conformazione orografica e culmina nella fortezza, simbolo del paese di cui è certamente il monumento più noto. La nascita della citladella fortificata va inserita – secondo gli storici locali – nel progressivo processo di crisi e decadenza in età tardo-antica delle città romane poste sul litorale e sul fondo valle, e per questo scarsamente difendibili. Così Truentum, centro di straordinaria importanza strategica e mercantile che, collocato sul tratto finale della via Salaria all’incrocio con l’antica via litoranea, tra il IV e IX secolo viene abbandonato a causa delle incursioni barbariche e dell’innalzamento del mare. La popolazione si rifugia sulle colline circostanti più arretrate e arroccate, quindi meglio difendibili rispetto alla troppa esposta linea costiera. Il primo inserimento riguarda inizialmente soltanto il colle occidentale, che ancora oggi conserva il nome di Terra Vecchia. Solo successivamente si estende al colle orientale, che prende il nome di Terra Nova, trasformandosi gradualmente in insediamento fortificato. Sul toponimo è ancora in corso un vivace dibattito fra gli studiosi. C’è chi sostiene che fu la famiglia degli Acquaviva – di origini partenopee secondo alcuni, abruzzesi secondo altri – a dare il nome a questo territorio dopo averne preso possesso; altri invece, tra cui storici come Flavio il Biondo, Leandro Alberti e Amedeo Crivellucci, sostengono che la famiglia stessa trasse il nome da questa località. Ad questo modo il toponimo dovrebbe derivare dal latino ” AQUA VIVA ” con riferimento alla ricchezza d’acqua nel territorio.

Spostandovi nell’entroterra a meno di 10 km, vi segnaliamo la Fortezza Medioevale ad Acquaviva Picena. Costruita nel XIV secolo dagli Acquaviva d’Atri, la Fortezza medioevale è situata su un colle a 365 metri s.l.m., in una posizione strategicamente importante nel passato. Menzionata tra le più importanti rocche della regione, la Fortezza costituisce il monumento più rappresentativo e la principale attrattiva turistica del paese. Probabilmente ideata sul primo affermarsi della potenza della Famiglia degli Acquaviva, fu completata intorno al 1300. Giovan Francesco Azzolino, in seguito della distruzione operata dai Fermani nel 1447 si occupò della ricostruzione, a cui sembra essersi interessato il grande architetto fiorentino Baccio Pontelli, autore della Rocca di Senigallia, delle fortezze di Officia, di Jesi e di Osimo. Esemplare importante di fortificazione, presenta una pianta a quadrilatero irregolare, che racchiude un’ampia corte centrale con pozzo, con i vertici rafforzati da torrioni. Il torrione più alto, il Mastio, di forma cilindrica è alto circa 22 m e presenta una scarpata fortemente accentuata. L’interno è occupato da due vani voltati tra loro collegati da una scala in muratura. Davvero suggestivo è lo spettacolo paesaggistico che si apre allo sguardo del visitatore dalla sommità del Mastio, che permette di scorgere per un ampio orizzonte il mare, i colli circostanti e le imponenti vette del Gran Sasso e della Maiella. Il torrione da cui si aprono feritoie per bocche da fuoco, posto in diagonale rispetto al Mastio, è di pianta pentagonale e presenta all’interno due vani sovrapposti aperti sulla corte. Il Mastio, ha forma circolare ed è alto circa 22 mt. Fortemente accentuata è la scarpata a cono il cui attacco è sottolineato da un cordone, come nelle rocche di Cesena e Brisighella. Nella parte alta la struttura difensiva aggettante poggia su eleganti beccatelli. Un tempo doveva essere coronata da merli, poi sostituiti da un parapetto nel quale vennero ricavate troniere. alloggiamenti per piccoli pezzi di artiglieria. Il Mastio domina la piazza Del Forte, le cui case sono disposte in modo da formare una corte elegante. Verso l’esterno è ornato con due stemmi: l’aquila imperiale, su uno scudo, e l’antico stemma della città di Fermo, con una croce ed un’iscrizione oggi illeggibile. Le altre due torri, rispettivamente di pianta pentagonale e quadrata, erano destinate ad armi leggere quali colubrine ed archibugi. Nella parte alta, percorribile attraverso camminamenti, la struttura difensiva poggia su eleganti beccatelli. Nello spessore della muraglia è ricavato un corridoio con piccoli appostamenti a casamatta ed una porta all’uscita della cortina. L’intero complesso restaurato alla fine dell’Ottocento dal noto architetto marchigiano Giuseppe Sacconi, autore del Vittoriale a Roma, e di recente ristrutturato, sembra accennare ai principi di Leonardo e preludere ai baluardi del secolo XVI. La rocca ospita al suo interno il Museo della Pajarola, in cui è possibile ammirare gli abiti delle pajarolare (le donne che realizzavano ogni giorno i cestini di paglia di frumento tipici della tradizione di Acquaviva Picena), i cesti, le bamboline, gli utensili da cucina e di uso quotidiano, tutti rigorosamente realizzati a mano. Potrete quindi visitare la Fortezza in compagnia del vostro Amico Zampa Animale prestando le solite attenzioni, soprattutto nei mesi estivi: periodo in cui nella corte centrale si svolgono numerose manifestazioni in costume, con giochi e spettacoli. Erra, senza pace, nella cittadella militare, il fantasma del capitano della Rocca, lasciatosi corrompere nel 1432 da Giosia Acquaviva. Costui gli aveva promesso che non avrebbe in alcun modo infierito sui residenti in quanto il suo unico interesse era quello di riappropriarsi dell’antico maniero di famiglia. Disattendendo però ogni assicurazione precedentemente resa, Giosia, una volta penetrato all’interno della fortezza, massacrò l’intera guarnigione, oltre ai suoi pochi abitanti, trovandovi, infine, morte violenta anche il Capitano della Rocca, in un estremo tentativo di evitare l’eccidio della sua famiglia. Tra i sibili del vento che si canalizza nei camini e misteriosi lamenti, nelle notti di inverno il fantasma del Capitano della Rocca vaga, cercando la sua famiglia, schiacciando contro le mura e scuotendo chi si trova dinanzi, come volesse far rinsavire qualcuno dal perduto senno per interrogarlo. Ancora oggi alcuni anziani del posto tramandano la storia di un fantasma che schiaffeggiava e schiacciava, nelle notti di inverno, contro i muri delle stanze di antichi edifici i malcapitati del momento, narrando fatti effettivamente occorsi, fino anche ad esser stati costretti a dover ricorrere a numerosi esorcismi per far cessare queste manifestazioni.

Per approfondimenti maggiori: www.comuneacquavivapicena.it

 

Mappa

Link coordinate: 42.944431 13.812027

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