Borgo di Sambuco – Valfabbrica (PG)
Cenni Storici
L’origine dell’attuale borgo, risale all’inizio del XV secolo, quando la famiglia Giappichini si è insediata sui resti dell’ormai fatiscente convento denominato di “S.Marco e S. Lucia in Sambucolis“.
Non si trattava di un vero e proprio Borgo, ma di diverse case sparse sorte nei pressi di una torre di avvistamento le cui basi e una parte dall’angolo sud sono ora inglobate nel blocco dell’abitazione nella parte alta della chiesa.
Sambuco avrà preso il suo nome dall’essere posto dentro una valle non ampia, magari tra le piante di sambuco, ma sempre località ristretta, magari adatta per eremitaggio, un “buco” obbligante per farsi santi.
Sambuco, detto anche Sambùcoli o Villa di Sambuco è costituito da due proprietà in case e terre.
Qualche segno di antichità lo si scorge sugli stipiti delle finestre della vecchia casa Giappichini, e in un pezzo di muro del forno.
Una chiave di volta in arenaria riporta le iniziali della famiglia Giappichini e sopra la data 1888; nel piazzale si nota una grossa pietra di recupero su cui è stato applicato un anello per legare buoi.
Un tempo il Borgo di Sambuco era sotto Gubbio tanto che gli abitanti erano Ceraioli; la chiesa è dedicata a San Marco come quella di Gubbio; solo successivamente Sambuco fu sottoposto al dominio di Valfabbrica.
Chiesa di San Marco
La chiesa è stata riedificata nel 1750 dal prete Francesco Giappichini riportando all’interno alcune modifiche riguardanti il periodo settecentesco.
La chiesetta, misura circa m. 12×5, è posta su una collinetta a ridosso del lago di Valfabbrica.
E’ stata danneggiata dal terremoto del 1971, ma, nel 1975, la famiglia Giappichini l’ha ristrutturata e consolidata togliendo una cortina separatoria tra l’altare e lo spazio retrostante, togliendo l’intonaco e ripristinando un’aria di semplicità e decoro sia all’interno che all’esterno della cappella e riportandola, sia internamente che esternamente, allo stile francescano.
La famiglia Giappichini, da quando ha preso possesso del luogo, ha annualmente celebrato, il 25 aprile, la festa di S. Marco, (eletto a protettore sia della famiglia che del borgo); tutte le funzioni religiose che si sono svolte in detta chiesa, sono state annotate in un particolare registro chiamato “VACCHETTA”(perché ricoperto con pelle di vacca) ancora in uso e che porta, come prima data, quella del 25 aprile 1856.
La festa viene celebrata con messe, processione e benedizione della campagna.
Aspetto esterno
Gli stipiti e la finestra centrale, sono originali.
L’architrave, dell’epoca stessa degli stipiti, (del 1750) reca questa scritta: “HOC TEMPLUM / B. V. M. et DIVIO MARCO / (DE S. BU) DICATUM / A.D. 1750“, cioè il tempio è dedicato alla Madonna ed a S. Marco di Sambuco.
Il tetto a due spioventi è interrotto nella parte centrale dove si eleva il campanile a vela in asse con il portale e un finestrone che illumina la navata.
Ai lati della porta due finestrelle del viandante.
La piccola campanella, porta impresse queste due parole: “GIAMBICHINI- 1750“.
Interno
Il pavimento è in ottimo stato, in pianelle di cotto antico.
Due piccole finestre danno luce alla chiesetta che ha il tetto a capriata con strutture lignee e cotto; l’altare in mattoni è liturgicamente approvato, recentissimo.
All’interno del presbiterio, nella parete d’altare, sulla destra campeggia un bel Crocefisso, al centro, su una colonnina in mattoni un tabernacolo sovrastato da una statuina della Vergine con in braccio il Bambino, mentre a sinistra un quadro in maiolica raffigurante San Marco.
Un altro Crocefisso in legno è posizionato nella parete di sinistra.
In controfacciata una acquasantiera in pietra.
Antico Monastero di San Marco
La fondazione del monastero di Sambuco, dedicato a S. Marco, ebbe luogo in seguito alla donazione ai monaci Silvestrini (ramificazione dell’ordine dei benedettini, dipendenti dal monastero di Montefano-Fabriano) di alcuni terreni fatta da Ugolino di Albertino e Giacobuccio o Iacobutio Bigazzini della famiglia dei conti di Coccorano, in data 12 agosto 1260 a favore del beato Silvestro Guzzolini da Osimo (Si suppone che tale donazione forse per riparare le scorribande e i fastidi resi ai monaci di Valfabbrica).
Con questo atto di donazione Ugulinutius domini Alberini et Iacobutius domini Ugolini Novelli de Coccorano anche a nome dei fratelli scilicet Coradutius, Boncontutius et Rainaldutius qui vocatur Pancaldus, donano fratri Silvestro, priori et heremo monachorum heremitarum Sancti Benedicti de Montefano et fratribus universis de Sambuco in quo fratres quondam habitaverunt ad penitentiam peragendam quel medesimo luogo perché vi costruiscano Deo volente et favente ecclesiam seu domum orationis e tutti gli edifici che sono necessari.
L’atto fu rogato dal notaio Bernardino in Sambucoli iusta domus que sunt ibi alla presenza di Rainaldoni Iordani, Franciscoli Alberti et domni Consoli clerici sancti Verecundi.
L’atto di donazione dei conti di Coccorano è conservato presso l’Archivio dell’eremo di Montefano.
Frate Silvestro Gozzolini da Osimo, fondatore dell’ordine dei monaci “Silvestrini“, vi costruì il convento con la relativa chiesa dedicata a S. Marco e Santa Lucia in “Sambucolis“.
Nel predetto monastero visse per molti anni, sino al termine dei suoi giorni, il beato Paolino Bigazzini degli stessi conti di Coccorano, uomo di singolare bontà e virtù il quale particolarmente si distinse per l’austerità di vita e santità di costumi.
I frati Silvestrini hanno abbandonato il convento nel corso del XIV e inizio del XV secolo per ragioni di brigantaggio infatti è riportato che non “godea più sicurezza, per le scorrerie di uomini malvagi, infestanti nella zona” (dal repertorio dei Maroniti).
Negli archivi della congregazione dei Silvestrini ci sono descritti due miracoli avvenuti nel Monastero di Sambuco; uno in occasione di una visita del fondatore del convento, Padre Silvestro, l’altro al momento della morte dello stesso.
La famiglia Giappichini è succeduta, nel ‘700, ai Padri Silvestrini.
Il monastero è definitivamente scomparso tanto che se ne sono addirittura perse le tracce, nonostante i documenti affermano che si trattava di una struttura piuttosto ampia e con un grande chiostro.
Secondo alcuni abitanti del posto doveva essere posizionato più a monte dell’attuale abitato e questa ipotesi sarebbe confermata dalla presenza di una ricca fonte che probabilmente era ad uso dei frati.
Miracolo delle pere
“Dalle Cronache Silvestrine” di Sebastiano Fabrini da Recanati 1702
Una volta San Silvestro si recò a visitare il monastero del Sambuco in provincia di Perugia ed arrivò in quel luogo selvaggio ed eremitico di notte e in tempo d’inverno, quando vi era moltissima neve per tutto con ghiaccio e freddo intenso.
Il Beato Paolino superiore del monastero non aveva nulla da offrire da mangiare al Padre San Silvestro, che egli avrebbe voluto accarezzare e ricevere con qualche segno di carità e ospitalità, cocendogli un po’ d’erbe e mettendogli in tavola qualche frutto ma di queste cose si vedeva privo in quella stagione e in quella ora non era possibile andare in alcun luogo a procurare.
Si raccomandò al Signore con grande affetto di cuore e se ne andò subito nell’orto del Monastero, dove miracolosamente, in mezzo al ghiaccio e alla neve trovò delle erbe verdeggianti e dei bellissimi cavoli. In un albero poi vide maturate in un momento per divina potenza delle pere.
Tutto lieto e contento rendendo molte lodi al Signore, prese delle erbe e delle pere, e le portò al Santo padre Silvestro perché le mangiasse.
Egli vedendo ciò rimase stupito della santità e carità del suo discepolo, che così chiaramente venivano scoperte e proposte da Dio con un miracolo evidentissimo e cenarono insieme con grandissima consolazione spirituale di tutti i padri del monastero.
Miracolo delle Campane
Riguardo le campane si narra che alla morte dell’amico e fondatore San Silvestro, il Beato Paolino nonostante fosse a moltissimi chilometri di distanza ebbe un’apparizione nella quale udì suonare a distesa la campana maggiore dell’eremo di Montefano che annunciavano la morte del Santo.
Egli annunciò ai fratelli il transito del padre spirituale; in seguito si ebbe la conferma che ciò era avvenuto precisamente nell’ora da lui indicata.
Fonti documentative
G. Bensi – Il Castello di Casa Castalda e la sua Pieve – 1974
V. Falcinelli – Per Ville e Castelli di Assisi – 1982
Cartellonistica sul posto
https://www.sentierofrancescano.it/pdf/numero_04.pdf
http://www.santiebeati.it/dettaglio/51825
https://www.caigubbio.it/francescano/Emergenze_architettoniche.pdf