Borgo di Salci – Città della Pieve (PG)
Cenni Storici
Le prime notizie su Salci risalgono al 1243, anno in cui Federico II di Svevia definì i confini dei possedimenti di Castel della Pieve.
In seguito il possesso del borgo fu aspramente e sanguinosamente conteso fra le potenti famiglie Monaldeschi e Bandini.
Nel 1497, dopo un’annosa guerra con Orvieto, e la pace di Monteleone la proprietà di Salci passò alla famiglia Bandini che a sua volta lo cedette per 60 mila scudi ad Antonio Bonelli.
Durante questi anni il castello subì vari interventi di rinnovamento come ad esempio la costruzione dell’elegante loggetta e della cappella in onore di Papa Pio V.
Nel 1568 Papa Pio V istituiva il Ducato di Salci, centro del territorio pievese situato in direzione di Fabro, affidandolo a Lucrezia Bandini; alla morte di quest’ultima subentravano Michele Bonelli ed il fratello, il Cardinale Alessandrino.
Più tardi, nel 1736, il vescovo Argelati ci fornisce una dettagliata analisi del borgo, descrivendolo come un castelletto murato molto funzionale per la sua area abitativa, e una descrizione della zona circostante.
Un grande progetto di bonifica fu realizzato nel 1780, il duca di Salci era Pio Camillo Bonelli, con i lavori di incanalamento dell’affluente tiberino, Tresa, verso l’Arno.
Successivamente, grazie alla visita del vescovo Mancini e delle susseguenti visite pastorali, si sa che Orvieto riesce finalmente ad appropriarsi di Salci, la chiesa parrocchiale subisce dei rinnovamenti.
La strada per il borgo fu eseguita nel 1834 sul tracciato medievale e entro la fine del XIX secolo l’intera edilizia civile di Salci subì una risistemazione generale, con rifacimento dei tetti, delle finestre e del granaio.
Vittoria Guerrieri, figlia illegittima di Vittorio Emanuele II e della Bela Rosin, fu protagonista delle cronache pievesi di fine ‘800.
Anche la sua vita, come quella del più famoso padre, fu costellata da numerose infedeltà coniugali.
Vittoria, sposata, per volere del padre, con il Marchese Filippo Spinola, nel 1885 fuggì nei pressi di Città della Pieve con il suo amante Paolo De Simone, di 12 anni più giovane, acquistando la tenuta e il borgo di Salci dalla famiglia Bonelli.
Prossima al borgo, era un’antica casa colonica che fece ristrutturare e trasformò in un castello neogotico.
Fino alla metà del secolo scorso Salci contava circa 1500 abitanti, poi ha cominciato a spopolarsi, l’ultimo residente fu un prete e dopo la sua morte è cominciato il declino e l’abbandono.
Negli anni ’90 del secolo scorso se ne era iniziato il ripristino, grazie alla concessione di fondi europei, ma i lavori non sono mai stati portati a termine.
Oggi il complesso, in larga parte di proprietà privata, versa in condizioni di estremo degrado, se ne sconsiglia la visita per motivi di sicurezza.
Aspetto
Il principale accesso al complesso castellano è la porta di Orvieto, a torre quadrata, con in mostra lo stemma in pietra dei Bonelli, dotata di merli guelfi su archetti ogivali.
A destra si erge un edificio merlato con ingresso all’antico percorso di ronda, a sinistra una palazzina, già sede della guarnigione militare di difesa, dogana e deposito agricolo.
Il primo e più ampio piazzale, antistante la torre di porta di Orvieto, non è lastricato, ma ancora in terra battuta ed erba, così come il secondo; è dedicato ai Crescenzi, un ramo dei quali si estinse nei Bonelli.
Sulla destra si delinea una teoria di antiche case, un tempo sedi di botteghe e della locanda osteria, che termina in corrispondenza dei contrafforti dell’edificio religioso.
Sulla sinistra la piazza è delimitata dalla bassa costruzione, un tempo destinata ad alloggi della guarnigione militare, ora malamente intonacata in cemento da un infelice restauro.
La facciata laterale del palazzo ducale chiude la corte ed è caratterizzata da una serie di monofore a sesto acuto.
Una stele ricorda che qui dormì Garibaldi nella sua fuga.
Un’altra stele ricorda che qui nacque l’Ing. Achille Piazzai grande costruttore di navi negli anni 20-30.
Le due corti sono separate dalla porta arcata dell’orologio, sovrastata da un loggiato rinascimentale a tre fornici, detto degli spiriti, corridoio aperto che metteva in comunicazione il palazzo ducale con la chiesa, simbolo del passaggio architettonico dal gusto medievale a quello rinascimentale, quando il castello assunse il ruolo di residenza signorile.
Superato l’arco, a sinistra, si ammira il fronte principale del palazzo ducale che dà sulla più piccola piazza Bonelli.
Il palazzo fa angolo con la torre di porta di Siena, secondo ingresso sull’itinerario per Siena-Orvieto.
Il largo è circoscritto da una serie di case con un palazzetto più alto e un pozzo circolare con tettuccio a coppi e sportello a grata in legno.
Oltrepassato l’angolo, si elevano la casa canonica e la chiesa di San Leonardo (o San Leo), rimaneggiata nel Seicento, con tre pinnacoli in sommità ed un alto campanile cuspidato in stile barocchetto romanorestaurato nel 1955.
Chiesa di San Leonardo
La piccola chiesa fu fatta costruire, su un’altra precedente, nella seconda metà del XVI secolo dalla duchessa Livia Capranica Bonelli, nobile di Fabro e Salci e dedicata a San Leonardo Confessore.
La chiesa costituisce cerniera tra i due cortili del castello, vi si svolgevano la cerimonia della presa di possesso del feudo da parte dei signori e altre celebrazioni di famiglia.
L’interno, oggi non visitabile, presenta un pregevole impianto architettonico con apparati decorativi all’interno, restaurati nel tardo ottocento.
Ha pianta rettangolare ad aula unica formata da due campate, più una che copre il presbiterio, alternate da una serie di doppi arconi.
Ha quattro altari laterali oltre il maggiore centrale con gradino e balaustra in travertino di definizione del presbiterio.
L’insieme è scandito da paraste con risega e sovrastante capitello dorico.
Lateralmente le pareti in corrispondenza delle volte a crociera presentano due altari per lato, contrapposti e in stile neoclassico.
La campata a botte che precede l’arco di trionfo contiene due nicchie in cui si trovano le statue dei santi.
L’arco di trionfo è distinto da due colonne con capitello corinzio.
Il presbiterio è voltato a vela. Tra le campate e tra le coppie di lesene vi è una copertura a botte.
Tutte le pareti e le volte risultano decorate.
Ha cinque altari, di cui il maggiore dedicato al Santo titolare, gli altri a San Pio V, al SS. Crocifisso, a Sant’Antonio Abate e alla Madonna del Carmelo; conserva alcuni dipinti secenteschi donati dai Bonelli e altri da Vittoria di Mirafiori, figlia di Vittorio Emanuele II e di Rosa Vercellana, e soprattutto l’affresco dell’Annunciazione del Pomarancio.
Due altari in corrispondenza della prima campata risultano affrescati in una precedente architettura cinquecentesca.
Fonti documentative
https://it.wikipedia.org/wiki/Ducato_di_Salci
http://www.italianostra.org/borgo-abbandonato-di-salci-citta-della-pieve-perugia-segnalazione-per-la-lista-rossa/
http://www.chieseitaliane.chiesacattolica.it/chieseitaliane/schedacc.jsp?sinteticabool=true&sintetica=true&sercd=28966#
https://www.lettera43.it/it/articoli/attualita/2014/08/10/salci-il-borgo-fantasma-abbandonato-da-tutti/123522/
https://umbriain.it/pages/luoghi_dettaglio.php?idsape=41&nomepagina=luoghi_dettaglio&idsito=11?titolo=Ducato_di_Salci
Nota
La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.