Borgo di Forca – Montegallo (AP)
Cenni Storici
Forca presenta spunti architettonici ed epigrafi cinquecenteschi.
Lungo uno dei percorsi principali del borgo ci s’imbatte in uno straordinario architrave con piattabanda, saldato al cantonale della rispettiva parete.
Arricchito da due rosette e datato 1567, accuratamente rasato e profilato, presenta un’epigrafe apparentemente del tutto inestricabile.
Lettere maiuscole grossolanamente definite ma distintamente riconoscibili, disposte senza un preciso allineamento, sembrano comporre un miscuglio di parole anagrammate, per giunta complicato da un nesso abbreviativo: CHIAIM TRIBI/LAASN (……) O D/DAN EPACE.
Non è l’unico esempio di composizione epigrafiche dall’aspetto ermetico e misterioso a contratto dell’accuratezza tecnica de curativa del situazione: segno evidente di un gusto particolare, pregno di humour e di giocosità, pressoché tipico ed esclusivo dell’edilizia di questo borgo.
Singolare il caso di un vicino architrave di finestra.
Questa l’iscrizione è perfettamente leggibile: QUI CONFIDIT IN DOMINO MOR/IBIT IN NETERNUM (sic) (Chi confida nel Signore morirà [!] in eterno).
Il modello di quest’iscrizione è la nota massima d’ispirazione biblica QUI CONFIDIT IN DOMINO NON MORIBIT IN ETERNUM, già incontrata a Castro.
Il salto del “non”, certamente traumatico, è senz’altro dovuta ad un ingenuità dello scalpellino, che peraltro ha messo due volte la N di IN, e non sembra aver creato particolari problemi o preoccupazioni all’antico proprietario.
Una massiccia casa-torre elevata su tre piani con posatoio finale s’impone sullo scenario di una via. Su un angolo della costruzione si profila un robusto portale architravato con piattabanda definito entro un’area di conci più ampi e meglio lavorati che fanno corpo con il rispettivo cantonale. L’architrave, purtroppo lesionato, è impostato sulle consuete mensole e mostra al centro una targhetta trapezoidale su cui, a rilievo, si profilano le raffinate cifre della data di costruzione, interpunte da eleganti motivi floreali 1553.
In alto a sinistra, una feritoia accuratamente definita da quattro conci ben levigati e smussati, vigila sull’ingresso.
Un’altra imponente casa-torre, maggiormente affinata, si profila lungo il declivio di un’angusta viuzza.
Proprio lo scoscendimento del terreno è stato sfruttato in modo tale che la porta d’accesso al primo piano non richiede una scala di collegamento.
Architravata su mensole, decorata a metà della tratta da un elegante giglio stilizzato, tale porta si contrappone nella sua semplicità a quella del pianterreno, rivolta verso un piccolo slargo e dunque maggiormente fruibile, suggerendo un’adeguata, diversa elaborazione formale.
L’ampio architrave su mensole reca la data 1562, troncata come di consueto dal monogramma centrale JHS, vieppiù affiancato da due fiori accuratamente e differentemente elaborati – uno a petali concentrici, l’altro a petali raggiati.
In basso, lungo la tratta, si legge l’aforisma in caratteri corsivi NO[n] SENZA SATIS [s] PACIENTO SAPIENTO (Non si può avere la sapienza senza un po’ di pazienza (da una traduzione di L: Leporini)).
Sormonta l’architrave una tabella modanata affiancata da due consuete rosette.
Entro la tabella campeggia una formidabile pseudostemma formato da un capitello che sostiene tre monti dai picchi fioriti.
A fianco dei monti si leggono le iniziali M O.
Sotto lo stemma si legge: BECCONE forse il nome dell’antico proprietario fondatore della casata.
Il portale individua sul proprio asse una fascia muraria accuratamente definita entro la quale si profilano peraltro due splendide finestre rinascimentali accuratamente definite.
Di grande interesse è senz’altro la soluzione e decorativa riscontrata nei due edifici, che concentrano le particolarità di spicco su uno dei cantonali, saldando egregiamente le necessità di un solido apparato murario all’opportunità di inserirvi elementi debitamente qualificati in un contesto d’indubbio risalto.
E’ uno stile costruttivo che si rifà alle facciate delle torri gentilizie del Medioevo ascolano, dove le pusterle basali, solidamente architravate, s’inquadrano in un paramento ben levigato di forte rilievo strutturale.
Ci congediamo da Forca con il dovuto omaggio al camino per eccellenza di tutta la fioritura architettonica montegallese.
Si trova all’interno di una casa entro cui si entra tramite un portale dall’archivolto accuratamente definiti, impostato su due elaborati ed elegantissimi capitelli a fascia con le volute dei caulicoli che si stagliano nettamente con un senso di felice e suadente armonia.
Massiccio, granitico eppure permeato da una misteriosa ammaliante levità, il camino interno è un gigante dal colore d’ebano, solenne e commovente al tempo stesso.
La tratta poderosa, sovrastata da un prominente modanatura, vede campeggiare al centro, quasi intagliata nel legno o stampata nell’argilla, una delicata ed elegantissima formella che racchiude il monogramma di S. Bernardino, arricchito in basso dallo stemma di Montegallo a sua volta affiancato da due ramoscelli fogliati.
Ai lati della formella si legge la data di realizzazione: 1570. Le mensole di sostegno, dalla linea nitida e sinuosa, sostengono la tratta con un senso di vigorosa eleganza.
Bibliografia:
Furio Cappelli “I Tesori di Montegallo” Collana “Quaderni storici e naturalistici del Piceno” Edizioni Cea – Comune di Montegallo 1997.