Chiesa di S. Maria di Plestia – Foligno (PG)
Cenni Storici
La Basilica si trova al confine tra Marche e Umbria.
Il corpo dell’edificio per un terzo, di proprietà del seminario di Nocera Umbra, si trova nel territorio del comune di Serravalle di Chienti, mentre due terzi di fabbricato con il sagrato e la colonna d’angolo del porticato, è nel comune di Foligno.
Da un punto di vista canonico, la chiesa, che si trova esattamente all’incrocio dei confini delle diocesi di Foligno, Nocera Umbra e Camerino, è gestita dall’arcidiocesi di Camerino, con diritto d’uso da parte della diocesi di Foligno tramite la parrocchia di Colfiorito.
Già in passato il luogo era stato sede di insediamenti sacri, a circa 300 metri dalla chiesa, verso Nocera, sulla via di val Vaccagna che si diparte dal piazzale antistante, si trova un tempio frequentato dalla fine del VI secolo a.C. e oggi completamente interrato, dedicato a Cupra, dea della religione umbra venerata come “Madre dei plestini“, in zona, nel 1962, sono state ritrovate quattro lamine bronzee del IV secolo a.C..
La singolare scelta del sito è da mettere in relazione con l’area archeologica dove con tutta probabilità sorgeva la basilica paleocristiana di cui però non sono state ancora rinvenute le tracce.
Vi si venerava una statua lignea raffigurante la Madonna con il Bambino, copia recente di un’immagine del XVIII sec. trafugata negli anni Settanta.
Lo spazio circostante, sin dal medioevo è sede di fiere mensili da maggio a settembre che si svolgevano nelle prime
domeniche di ogni mese.
L’autore della vita di s. Rinaldo, vescovo di Nocera Umbra (1248-1251), ci informa che, saccheggiata l’Umbria dalle terribili devastazioni dei Goti, dei Longobardi e infine degli Ungari, al tempo di Ottone I (981-983) alcune città umbre furono restaurate, altre ridotte a castelli e tra quest’ultime, l’autore ricorda “Plestea“.
La chiesa per la cura animarum fu eretta sul Monte Orve, dove si erano rifugiati i superstiti, mentre sul probabile sito della basilica cattedrale fu costruito, intorno all’anno 1000, dall’Imperatore Ottone III, l’attuale santuario di frontiera, dedicato alla Madonna della neve; allo stesso periodo risalgono anche la cripta e la perduta abside.
Secondo la leggenda gli apostoli Pietro e Paolo, nei loro primi anni di predicazione, passarono nella città di Plestia chiedendo rifugio in una notte fredda e piovosa.
Nessuno diede loro aiuto se non una donna giovane e sola dalla quale i due apostoli, per rispetto, accettarono solo il pane e non l’alloggio.
Salirono allora verso il monte Trella, per quella strada chiamata via della Spina che collegava Plestia alla Valle Umbra, e quando furono abbastanza lontani l’ira di Dio si abbatté sulla città con un tremendo terremoto e un violento acquazzone che provocarono la distruzione e l’allagamento della città e la morte degli abitanti.
La mattina, gli apostoli che dal monte videro al posto delle costruzioni solo un grande lago, ridiscesero a predicare il castigo divino ai pochi superstiti fra i quali incontrarono la giovane donna.
Sulle rovine fu quindi costruita una chiesa di culto cristiano.
L’antica diocesi di Plestia (Dioecesis Plestiensis), alla fine del V secolo aveva un proprio vescovo: è Florentius Plestinus il quale si sottoscrisse, insieme agli altri vescovi, ai sinodi tenuti a Roma negli anni 499 e 502, al tempo di papa Simmaco.
Ciò fa supporre che la diocesi di Plestia faceva parte della regione metropolitica di Roma ed il suo vescovo era tenuto a partecipare al concilio romano, unico sinodo dell’intera provincia ecclesiastica.
Poiché il concilio di Sardica (343), al fine di non svilire l’autorità e il ruolo del vescovo, aveva proibito di creare vescovadi nei centri minori, è lecito dedurre che, quando fu eretta la diocesi, Plestia era un centro demico di una certa importanza.
La Diocesi ebbe vita fino al 1006, quando fu divisa tra le diocesi di Nocera Umbra e di Foligno.
Nel 1138 la chiesa era pertinenza della diocesi di Foligno, ma nel 1200 era già stata ceduta alla diocesi di Nocera Umbra.
La navata subì, nel corso dei secoli, vari rifacimenti e il portico fu aggiunto probabilmente nel XVII secolo.
Nella Chiesa era venerata un’antica statua in legno della “Madonna di Pistia“, trafugata negli anni ’60.
Aspetto esterno
La facciata attuale a timpano triangolare, preceduta da un atrio a capanna con cinque pilastri, ha una lunetta al centro, il perittero di pilastri, si prolunga poi per tutto il lato destro.
La perduta abside è sostituita da una vetrata.
Interno
A navata unica, il presbiterio è notevolmente sopraelevato, raggiungibile attraverso una scalinata che sale sopra la cripta romanica.
L’abside è andata perduta e dietro l’altare è stata realizzata, durante i restauri del 1967-71, una moderna vetrata che illumina la navata.
Della decorazione interna si conserva solo un piccolo affresco della Madonna con il Bambino, posto sulla sinistra dell’arco presbiteriale.
La Cripta
La cripta, assegnabile all’XI secolo, è suddivisa in tre navate absidate, la mediana delle quali è tripartita da colonnine e pilastrini sormontati da capitelli ad intagli geometrici, con sovrastanti dieci piccole volte a crociera e muri perimetrali.
Alcune delle colonne e dei capitelli sono elementi di spoglio di età romana.
A destra della porta d’ingresso, una moderna scala a chiocciola permette di scendere ai resti di un edificio pubblico dell’antica Plestia, databile al I secolo a.C..
Fonti documentative
Scuola media “S.G. Bosco” Colfiorito sez. I-B a.s.1987/1988, a cura di don Mario Sensi – La via della Spina – ed. Comitato Sagra della Patata Rossa, Colfiorito 1988
G. Mengozzi – De’ Plestini umbri del loro lago e della battaglia appresso di questo seguita tra i romani e i cartaginesi – Foligno 1781, Ristampa anastatica a cura di Mario Sensi, Camerino 2000.
Mario Sensi – Plestia si racconta, dalla “fiera” alla “Sagra della patata rossa” – 1998
www.diocesiassisi.it
it.wikipedia.org
www.serravalledichienti.eu
www.comune.foligno.pg.it
Nota
La galleria fotografica è di Alberto Monti e Silvio Sorcini, il testo è di Silvio Sorcini.