Antica Via Flaminia lungo la Somma – Spoleto (PG)
Cenni Storici
La strada Flaminia, una delle prime e tra le vie consolari di grande comunicazione dell’antica Roma, selciata da Caio Flaminio tra il 223 e il 220 a.C., probabilmente unificando la viabilità preesistente, collegava Roma con Rimini passando per Carsulae e Bevagna.
Spoleto si allacciava all’asse viario principale della Flaminia attraverso due distinti diverticoli che, in relazione alle varie vicende storiche, furono successivamente utilizzati anche come percorsi principali della via consolare.
Il primo partiva dall’attuale Porta San Lorenzo e giungeva a Carsulae transitando per Collerisana e Macerino; fino al medioevo questa era la strada di comunicazione più frequentata.
Il secondo diverticolo della consolare Flaminia, che con l’andar del tempo assunse un’importanza maggiore del ramo principale, poi completamente abbandonato, e che ancora oggi mantiene l’antico nome, partiva da Roma e si diversificava dal percorso principale a Civitas Narniae, da dove proseguiva per Interamna (Terni) e, valicando la Somma, giungeva a Spoleto, risalendo l’attuale Via Monterone ed entrando nel Foro attraverso l’arco situato appena dopo l’imbocco dell’attuale Via delle Felici, ove è conservato uno dei più cospicui tratti della cinta urbica preromana.
Il monumentale accesso al Foro era stato completato nella prima età imperiale dall’arco dedicato a Druso e Germanico.
Il tratto urbano della Via Flaminia proseguiva poi per le attuali vie Fontesecca, Minervio, Salara Vecchia, Porta Fuga; superava l’attuale Piazza Garibaldi, valicava il torrente attraverso il Ponte Sanguinario e usciva lungo Via Cerquiglia in direzione di San Sabino, dritta come un fuso fino a Piè di Beroide, lambiva le fonti del Clitunno e l’antica Trebiae, per poi ricongiungersi all’altro ramo presso Forum Flaninii, l’attuale San Giovanni Profiamma, frazione di Foligno.
Di particolare interesse è il tratto che da Strettura giunge fin quasi a Spoleto, oggi abbandonato a seguito della costruzione del nuovo tracciato di valico, percorso da scarso traffico locale, ma ricco di testimonianze storiche.
Lungo tale percorso erano presenti due importanti stazioni di Posta, ove era possibile sostare, rifocillarsi e effettuare il cambio dei cavalli, di alcune si è serbata memoria.
Tres Tabernae, località non più individuabile, era posta appena poco dopo Terni, forse nella zona dell’attuale Palazzo del Papa, un’altra presso il santuario detto Fanum Fugitivi, localizzabile probabilmente sul valico della Somma, ma a parete del Pietrangeli posto più a valle, in direzione di Spoleto.
Fin dai tempi più remoti e fino al secolo XIX la gola tra Strettura e Somma fu infestato da briganti.
Nel 1274 la città di Spoleto dovette indennizzare tal Beco Bonaccorsi, mercante fiorentino, che vi era stato derubato al fine di evitare una guerra con il Comune di Firenze.
Dopo il periodo alto medievale in cui larga parte della viabilità romana fu trascurata e cadde in rovina, nel periodo comunale si tornò a riservare grande attenzione alla manutenzione e alla sicurezza delle strade, per garantire rapidi collegamenti militari, scambi, commerci e comunicazioni.
Nello Statuto Comunale di Spoleto del 1296 si evidenzia, infatti, la necessità di mantenere sgombra dal pericolo la “strata vallis Stricture” per i “Mercatores et alii transeuntes“, soprattutto per le comunità di “Arono, Castri Lacus, Rocche Accharini, Montis Francie, Bactiferie, Vallis Candidi, Vallis Stricture, territorii Pirocchii, Aque Castagnee, Vallis Sancti Martini” e per il periodo “per totum mensem agusti et septembris“, evidentemente già all’epoca il più frequentato e più denso di traffico.
Per garantire la sicurezza del luogo Papa Bonifacio VIII alla fine del XIII secolo fece erigere il possente castello di Strettura, chiamato dalle genti del luogo Palazzaccio, ove probabilmente già sorgeva un Castrum romano, sotto la preesistente torre di Casigliano.
Maffeo Barberini, che poi fu papa Urbano VIII, quando era arcivescovo di Spoleto, dal 1608 al 1610, compiva frequentemente viaggi a Roma.
Dopo aver valicato la Somma, se veniva da Spoleto, o prima di affrontarla, se tornava da Roma, si fermava a riposare in una stazione di posta nei pressi di Strettura, ancor oggi esistente,che da lui prende il nome, Palazzo del Papa.
Maffeo Barberini ha lasciato anche un altro ricordo di se lungo la Somma, l’Arma di Urbano VIII, sita al bivio per Montefranco, a celebrazione della costruzione della via del Ferro, che dalla Flaminia scendeva sulla Valnerina e giungeva fino a Monteleone di Spoleto, sede delle importanti miniere di ferro; attraverso quella strada il minerale raggiungeva la ferriera papale a Terni.
Nel XVIII secolo la trattoria di Somma ha l’onore di ospitare un personaggio d’eccezione, Giacomo Casanova, che ci lascia questo breve, ma incisivo resoconto: “Cenammo a Somma, dove la padrona dell’albergo del luogo, donna di rara bellezza, ci preparò dell’ottimo cibo che innaffiammo con del vino di Cipro che le davano i suoi corrieri veneziani in cambio degli eccellenti tartufi che lei forniva loro… Partii lasciando un pezzo del mio cuore a quell’ottima donna“.
Dopo un secolo e mezzo, nel 1861, appena dopo l’Unità d’Italia, un altro viaggiatore illustre, lo storico Ferdinand Gregorovius, ci lascia questo resoconto del suo passaggio sulla Somma: “Da Terni partii per Spoleto; percorsi per molte ore una regione montuosa, fresca, ricca di quercie. Si valica l’Appennino sopra Terni, o, per meglio dire, attraverso il monte Somma. La strada, assai buona, giunge fino alla sommità lungo la gola detta Strettura, salendo gradatamente. I due versanti del monte da ambo i lati sono boscosi; non si vedono paesi; solo qua e là qualche casale. De’ bei buoi bianchi erano stati, per rinforzo, attaccati alla vettura, e mentre essi lentamente salivano l’erta, potei permettermi una breve camminata su quella ripida strada. L’aria era fresca e leggera: si sarebbe potuto camminare ore intere senza stancarsi. Dei briganti non c’era da temere, poiché tutta l’Umbria ne è immune. ….. Presto raggiungemmo la cima del Somma, dove i buoi furono staccati. Di qui si scese per la strada che costeggia una gola simile a quella percorsa all’insù, e che corre per sei miglia attraverso splendidi monti; dopo poco ci si presentò meravigliosamente la vecchia Spoleto e sotto a noi la valle del Clitunno, e la pianura ove scorre il Tevere.”
Ancora per quasi cento anni il valico della Somma continuò a rappresentare l’incubo di chi percorreva la Flaminia, alle coppie di buoi s’erano però sostituite le marce ridotte, la nuova strada, inaugurata nella seconda metà degli anni cinquanta e tuttora in uso, ha relegato il vecchio percorso ad un uso locale sempre più sporadico.
Aspetto
La strada vecchia della Somma si imbocca nei pressi dell’abitato di Strettura, che non presenta elementi di rilevante interesse architettonico; la chiesa parrocchiale, dedicata a Santa Maria, fu radicalmente restaurata su progetto redatto nel 1792 dall’architetto camerale, lo spoletino Pietro Ferrari.
L’edificio fu poi riedificato dopo il terremoto del 1885 ad opera dell’architetto Giovanni Battista Bossi.
Attualmente (2019) è inagibile e in fase di ristrutturazione per i danni subiti dal sisma del 2016.
A sinistra, in cima ad una collina si trova il piccolo abitato di Casal di Mezzo, proseguendo lungo la vecchia strada, non senza prima aver gustato il delizioso pane di Strettura, sorpassato un grande casale in rovina, sulla destra si scorge quel che resta di un edificio religioso, conosciuto dalla gente del luogo col nome di “chiesa vecchia“, cui è annesso un edificio all’esterno del quale è ricavata una nicchia più recente, oggi del tutto priva di immagine.
Nella zona absidale esterna, ora completamente coperta da vegetazione, si rintracciano numerose tracce di affreschi e la porzione di una ricca cornice in stucco, che doveva inquadrare un’immagine andata perduta, sormontata da un cartiglio.
Fino a qualche anno fa si nell’interno, voltato a botte e a terminazione piana, si riconoscevano una Dormitio Virginis e un’Assunzione, già in pessimo stato di conservazione, derivanti dai dipinti di Jacopo Siculo in San Giovanni Battista di Vallo di Nera.
È probabile che la “chiesa vecchia” sia l’antica Pieve di Santa Maria, documentata dal trecentesco codice Pelosius; secondo la tradizione qui sorgeva un lazzaretto per gli ammalati di peste.
La chiesa nel ‘600 fu sepolta da un’esondazione del limitrofo torrente: il piano inferiore, ove erano le sepolture, si trova tuttora seppellito, ma una volta era raggiungibile dall’interno con una scala a pioli, ora l’edificio è inagibile e a pericolo di crollo.
Il luogo di culto in seguito a tale evento fu ritenuto insicuro e abbandonato, si preferì ricostruire la chiesa in posizione più elevata, dove si trova oggi.
Continuando a salire lungo la stretta valle, con la strada ancora in dolce pendenza, si giunge a Palazzo del Papa, imponente edificio già adibito a stazione di posta e ospitalità.
Sopra, sulla sinistra si trova un piccolo insediamento, parzialmente ristrutturato, con i ruderi di un affascinante vecchio casale.
A fianco del palazzone v’è una piccola chiesa, dedicata a Sant’Antonio.
Appena dopo Palazzo del Papa una strada bianca sulla destra conduce a un piccolo insediamento chiamato casale Pirocchio, forse è quel che resta di un antico castello con lo stesso nome, già distrutto in epoca antica, manca, infatti, dall’elenco dei castelli del Comune di Spoleto nell’anno 1361.
Continuando a salire, sulla destra, si intravedono appena i resti di un antico Mulino, poi la strada si impenna, poco prima del primo tornante, a sinistra, si ammira una bella e antica fontana.
La strada continua in ripida pendenza e con stretti tornanti, dannazione dei camionisti del secolo scorso, fino a giungere presso un piccolo gruppo di case, su una di esse, a destra, si apre una minuscola cappella, probabilmente dedicata a Sant’Antonio abate, ma in cui oggi si festeggia la Madonna della Candelora.
L’interno, protetto ancora dall’originale graticciata in legno, è voltato a crociera, con decorazioni a motivi geometrici sulle nervature; sulla parete di fondo si intravedono tracce d’affreschi, non più leggibili, e un riquadro, che conteneva una tela raffigurante la Presentazione di Gesù al Tempio, ora non più in sito.
La salita prosegue erta fino al Valico della Somma, ove si trovava un’antica stazione di Posta per il cambio cavalli e un’osteria albergo per rifocillare i viaggiatori.
La stazione di posta è in completa rovina, ma ancora fa intravedere belle arcate in cotto, l’albergo è stato ristrutturato e adibito ad abitazione.
Probabilmente qui aveva sede l'”hospitale Sc. Leonardi de Summa“, documentato dalle Rationes decimarum Italiae, che dipendeva dalla chiesa di San Leonardo di Somma di cui rimangono pochi ruderi, documentata dal catasto comunale del 1545 e da successive visite pastorali; la chiesina potrebbe rappresentare la continuazione in era cristiana del culto di Fanum Fugitivi, infatti San Leonardo è il patrono dei carcerati.
Di fronte ai ruderi della Stazione di Posta si trova una fontanella del periodo fascista e la vecchia casa cantoniera, abitata fino alla fine del secolo scorso, ma ormai anch’essa in rovina.
Scendendo verso Spoleto, superato il Ponte Vecchio e il bivio per Valdarena, si raggiunge il Ponte Gregoriano, su una spalletta del quale è posta l’Arma Papale di Gregorio XIII, ora coperta da rovi e resa quasi illeggibile da concrezioni.
Dopo un breve tratto la strada vecchia si unisce al nuovo tracciato, da segnalare un vecchio casale agricolo abbandonato.
Fonti documentative
AA. VV. Edicole Sacre nel territorio della Comunità Montana dei Monti Martani e del Serano
ANCAIANI A. Commercio attivo e passivo della città di Spoleto, e suo territorio, secondo il calcolo formato nell’anno corrente 1761, Stamperia di Giovanni Tordelli, 1762
ANGELINI ROTA G. Guida di Spoleto e del suo territorio, A.G. Panetto e Petrelli, 1929
CECCARONI S., L’organizzazione postale a Spoleto dalle origini al XIX secolo Spoletium n. 15, 1991
FAUSTI L., I Castelli e le ville dell’antico contado e distretto della città di Spoleto, Editoriale Umbra, Perugia, 1990
FAUSTI L., Le Chiese della Diocesi di Spoleto nel XIV secolo secondo un codice del XVI secolo, Archivio per la storia ecclesiastica dell’Umbria, Foligno, 1913
GREGOROVIUS FERDINAND Passeggiate per l’Italia, vol. 2
MANNI A.C., Spoleto agli antichi percorsi alla viabilità contemporanea Associazione Amici di Spoleto 2005
PINESCHI I. (a cura di) E AA VARI, l’Antica Via Flaminia in Umbria, a cura della Regione Umbria, Editalia, Roma 1997
SANSI A., Storia del Comune di Spoleto, Accademia Spoletina, Spoleto, 1876
VON HAGEN V.W., Le Strade imperiali di Roma Newton Ragazzi, Roma 1978
https://umbriasud.altervista.org/sulla-somma-casanova/
Nota di ringraziamento
Si ringrazia l’amica Adia Fabbrizi per le informazioni fornite in merito alla “chiesa vecchia” e le tante persone del luogo che nel corso del mio vagabondare mi hanno fornito informazioni utili a scrivere questo piccolo testo.
Nota
La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
Da vedere nella zona
Acquaiura
Chiesa di San Michele Arcangelo
Acqualacastagna
Chiesa di San Giovanni Battista
Chiesa della Madonna del Carmine
Ancaiano
Castello di Ancaiano
Chiesa di San Giovanni Battista
Battiferro
Chiesa di Sant’Adriano
Belvedere
Villa di Belvedere
Santa Maria della Cerasola
Casal di Mezzo di Spoleto
Chiesa di San Pietro Martire
Casigliano
Chiesa di San Marco
Cecalocco
Chiesa di San Giovenale
Montebibico
Chiesa di Sant’Angelo
Montefranco
Castello di Montefranco
Convento e Chiesa di San Bernardino
San Mamiliano
Castello di San Mamiliano
Convento di San Giovanni
Chiesa di San Biagio
San Renzano
Chiesa di San Tommaso Apostolo
Torrecola
Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo
Chiesa della Madonna delle Grazie
Valdarena
Chiesa di Sant’Andrea Apostolo
Cappella della Maestà di Santa Croce o Madonna della Fossa
Valle San Martino
Castello di Valle San Martino
Chiesa di San Martino
Chiesa della Madonna delle Rose