Antica chiesa parrocchiale di San Bernardino – Colpetrazzo di Massa Martana (PG)
Cenni Storici
Nei primi tempi di vita del castello di Colpetrazzo i suoi abitanti e quelle delle ville circostanti fruivano per i servizi religiosi di due chiese rurali, San Biagio e Sant’Ermete, erette nelle immediate vicinanze.
Successivamente, sia per la progressiva rovina delle due chiese sia per maggior comodità degli abitanti di Colpetrazzo, nel frattempo divenuta il centro più popoloso e importante del territorio limitrofo, si decise di adibire a chiesa un ambiente del castello sito all’interno della cinta muraria, sito appena dopo l’unica porta all’epoca esistente e raggiungibile salendo una ripida e stretta scalinata.
Non si conosce da che data sia iniziato l’uso del locale come chiesa, probabilmente intorno agli anni tra il 1450, anno della canonizzazione di San Bernardino, a soli sei anni dalla morte, e il 1457, data del primo affresco raffigurante il santo di Siena.
Ma forse è stata utilizzata come luogo di culto ancor prima della titolazione a San Bernardino, di certo il salone è coevo al castello, dovrebbe perciò risalire alla fine del XIV secolo.
Fu probabilmente titolata al santo francescano in memoria di una sua possibile visita a Colpetrazzo, di cui non si è però rintracciata testimonianza.
L’antica parrocchiale del castello è stata utilizzata come tale per oltre un secolo ma era discomodo accesso, per la stretta ed erta rampa di scale, e aveva poco spazio per raccogliere la popolazione della parrocchia che verso la fine del XV secolo contava intorno alle trecentotrenta anime.
Nelle visite pastorali del 1573 e 1574 su incarico del Vescovo di Todi Angelo Cesi da monsignor Ridolfo Cupers e monsignor Pietro Camaiani constatò che la chiesa era piccola e collocata in posizione scomoda per l’accesso dei fedeli, sopra la chiesa si trovano inoltre alcune stanze usate come camera da letto e sala da pranzo.
Il suo interno era mal tenuto, il pavimento sconnesso, la sottostante antica cripta cimiteriale era ora utilizzata come legnaia e cantina inoltre nello spazio compreso tra la scalinata di accesso alla chiesa e la porta del castello, si effettuava la macellazione di animali, la vendita delle carni e altre attività artigianali, poco consone alla sacralità del luogo.
Si diede perciò disposizione che fosse eretta una nuova parrocchiale, appena al di fuori dalle mura castellane, ove già esisteva una chiesa dedicata a San Giuseppe.
La nuova chiesa, completata nel 1582 e avente diverso orientamento rispetto alla preesistente, assunse la doppia titolarità, dedicata ai Santi Giuseppe e Bernardino.
La vecchia chiesa castellana rimase per qualche tempo inutilizzata, poi, il 3 luglio del 1606 i rettori del Monte dell’abbondanza (frumentario) di Colpetrazzo, istituito per iniziativa del francescano padre Bernardino da Colpetrazzo e approvato dall’autorità apostolica il 31 ottobre 1592, ne chiesero l’uso come deposito di grano e sede dell’istituzione.
Il vescovo Angelo Cesi acconsentì, a condizione che fosse ristrutturato il locale sottostante, già adibito a uso cimiteriale e trasformato in chiesa.
L’intervento fu prontamente eseguito, come testimoniato dagli affreschi ivi conservati e datati 1606.
Con il nuovo uso l’ambiente fu notevolmente danneggiato, vi si costruì una nuova copertura, più bassa della precedente e furono aperte due nuove finestre, una sulla parete di fondo e una su quella di destra.
Per alcuni secoli la vecchia chiesa continuò a essere adibita a Monte frumentario, nello statuto organico dei monti frumentari amministrati dalla Congregazione di carità di Massa Martana si fa menzione di un unico Monte di Colpetrazzo, ma si conservano documenti e notizie di due istituti di tale genere: il secondo fu fondato nel 1675 dallo spoletino Vincenzo Diotallevi, insieme alla consorte, con la denominazione di Monte frumentario della Cappella di Sant’Andrea apostolo della Chiesa parrocchiale di Colpetrazzo.
I cappuccini presiedettero per vari secoli all’elezione dei priori e del camerlengo, finché nel 1820 rinunciarono a tale prerogativa.
Con regio decreto 8 settembre 1867 il Monte passò alla locale Congregazione di carità e, successivamente, nel 1937, all’Ente comunale di assistenza.
Non si conosce in che periodo sia stato definitivamente soppresso.
L’antica chiesa fu quindi nuovamente abbandonata e ridotta a ripostiglio, solo nel 2005 è stata recuperata con un primo restauro e il consolidamento del ciclo di affreschi; in tale occasione fu rifatta anche la pavimentazione e rialzato il solaio di copertura.
Aspetto
Nulla all’esterno lascia intravedere che si tratti di una chiesa, vi si accede al termine di una ripida e stretta scalinata, tramite un portale in pietra, elegante, ma privo di decorazioni, non mostra una vera e propria facciata.
Interno
L’interno, ad aula unica, è completamente privo di arredi, mostra però le pareti quasi interamente tappezzate da affreschi votivi del XV secolo o degli inizi del successivo.
In epoca imprecisata era stato realizzato un soffitto più basso, di cui rimangono ancora i sostegni, ciò ha provocato notevoli danni agli affreschi del registro superiore.
Sulla parete di controfacciata, a sinistra della porta, in alto, è affrescata una Madonna in trono che allatta il Bambino, si legge la scritta parziale HOC OP. F. NOCC… / 1511. 15 DE..., in basso, molto frammentario, San Cristoforo; a fianco San Francesco, frammentario ma di buona fattura.
La parete sinistra è quasi interamente coperta da affreschi: al registro inferiore si scorgono pochi frammenti di un Ecce Homo o forse una Pietà, quasi interamente perduta, con la data 1493.
Seguono, sempre al registro inferiore i Santi Rocco e Sebastiano, Madonna in trono che allatta il Bambino, San Sebastiano, San Bernardino da Siena (riconoscibile dall’abito francescano e dall’astuccio per gli occhiali, che la parte superiore è interamente persa), tutte opere tardo quattrocentesche apparentemente della stessa mano, sotto l’ultimo si legge la scritta parziale HOC OP. F.FI. FRANCES… MARIANI 1493.
Seguono alcuni affreschi illeggibili, un’Annunciazione, un San Leonardo, quasi completamente perso e un altro San Leonardo, in migliori condizioni, datato 1466.
Il primo affresco del registro superiore è del tutto perduto, vi si scorge solo una mano.
Seguono, una sopra l’altra, due immagini della Madonna col Bambino, evidentemente della stessa mano, in quella posta più in alto si legge la scritta parziale FECIT FIERI NA […] ANDREUTII A.D. MCCCLX; sull’immagine sottostante si legge: FECIT FIERI MARGARITA MA [….].
Sempre allo stesso artista è da attribuire il successivo Sant’Antonio Abate, sotto cui si legge: FECIT FIERI NALLUS ANDRUTII; segue un San Bernardino da Siena molto frammentario, sotto cui è parzialmente leggibile la scritta HOC OP …, poi un santo di cui si conserva solo il volto, una Madonna col Bambino, molto frammentaria e diverse altre immagini perdute o illeggibili.
Sulla parete di fondo al registro inferiore vi è una Madonna col Bambino con la scritta FECIT FIERI PETRUS LUCE. A.D. MCCCCLX; di fianco San Felice vescovo, la sottostante scritta è di difficile lettura.
Al registro superiore Madonna in trono che allatta il Bambino, si legge la scritta parziale… FARE BARTOLUCCIO DE SIMONE… / 1456 ADI XXVII …; segue, in posizione centrale rispetto alla parete, una Crocefissione, col Cristo tra la Madonna, quasi interamente perduta e San Bernardino da Siena e la scritta parziale: … FECE FIERE COMMUN[itatis] COLLIS PETRANI A. D. M. CCCC. LVII. SANCTUS BERNARDINUS, appena sette anni dopo la canonizzazione di San Bernardino, sicuramente una delle più antiche raffigurazioni del santo.
Anche a destra della Crocifissione v’erano probabilmente altri affreschi, l’apertura di una finestra ne ha presumibilmente provocato la distruzione.
Apre la parete destra, al registro inferiore, una malridotta Madonna col Bambino, si legge la scritta parziale: …FECIT FIERI PETRUS LUCE. A.D. MCCCCLX, seguono un San Valentino e un San Sebastiano.
Dopo la finestrella in una stessa composizione ornata da un finto drappo sono affrescati un altro San Bernardino da Siena e una Madonna in trono che tiene in grembo il Bambino.
Seguono un’altra Madonna col Bambino e una figura non riconoscibile nello stesso riquadro, sotto la scritta non è di facile interpretazione, ma si legge la data 1481, poi un San Sebastiano, sotto vi sono scritte di non facile lettura.
A seguire si trova un Santo diacono che con la mano sinistra sorregge un libro e con la destra una lanterna o forse un incensiere.
Di seguito si apre sulla parete una nicchia sotto cui si trova un’ulteriore immagine di San Sebastiano, molto danneggiata, poi una finestra, ove si legge la scritta 1853 / 25 M.
Al registro superiore si trova un’Annunciazione frammentaria, si legge la scritta parziale: FE. FERE . BUONOANO […] LANIMA . DELIMORTI . SUOI . 1475 . ADI . 28 . DEMAGIO.
Dopo la finestra si trova una Madonna di Loreto molto danneggiata e di difficile lettura, con sotto una scritta parzialmente leggibile: […] ET DIE XXVIII MAZU AD MCCC […]
Chiude il registro superiore della parete destra una Madonna della Quercia molto guasta, anche la sottostante scritta è molto rovinata.
Nota
Foto e testi di Raimondo Fugnoli e Silvio Sorcini.
Nota di ringraziamento
Per gentile concessione della Diocesi Orvieto-Todi.
Fonti documentative
S. Nessi- S. Ceccaroni – Da Spoleto a Massa Martana – Spoleto, 1978.
C. Ridolfi – Massa Martana dalle origini al terzo millennio – Editrice la Rocca di Marsciano, Città di Castello, 2009
https://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodente&Chiave=32091
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