Abbazia di Uselle infra Montes – San Giustino (PG)
Cenni Storici
L’Abbazia di Uselle lnfra Montes si erge alla sommità di un colle, non lontano dal sito archeologico pliniano tra Città di Castello e Sansepolcro una splendida chiesetta a una navata in cui, da secoli, la gente del luogo celebra la sua Madonna.
Le sue origini risalgono al XII secolo, in una bolla del 2 febbraio 1126 inviata da Onorio II al Vescovo Ranieri di Città di Castello, infatti, viene citata come Monasterium Osellae.
A quel tempo era retta da un Priore ed era incorporata con l’Abazia dei benedettini di San Fedele di Sturmi.
Quando questa nell’undicesimo secolo, sotto l’Abate Andrea, adottò la riforma di Vallombrosa di San Giovanni Gualberto, anch’esso, come dipendente da quella diventò dei Vallombrosani.
Il monastero fu attivo sino al 1500, ma dopo l’abbandono dei religiosi l’abbazia divenne parrocchia e la sua importanza diminuì notevolmente.
Da essa dipendevano il monastero di S. Giacomo alla Scatorbia di Città di Castello, ubicato dove ora è il monastero delle monache murate di S. Chiara fondato nel XII secolo.
Un secolo dopo la Confraternita dell’Immacolata Concezione, riconosciuta ufficialmente dalla Costituzione Apostolica “cum praecelsa” del 27 febbraio 1477 di Sisto IV, le ridiede vigore.
La confraternita ogni anno, l’8 di dicembre, per la festa dell’Immacolata, raggiungeva l’abbazia in processione e, giunti al santuario, avveniva la distribuzione simbolica dei due pani.
In quell’occasione si svolgeva anche il rito della Madonna del Parto, una statua della Vergine con in braccio il Bambino ricavata da un blocco ligneo in epoca medioevale risalente al 1300 circa, allora conservata all’interno della chiesa oggi esposta al Museo del Duomo di Città di Castello.
Ancora oggi la gente del luogo rivive il rito in onore della Madonna.
L’Abbazia, dedicata al culto mariano, assolveva alla funzione di ricovero per quei pellegrini che dall’Alto Adriatico si recavano a Roma, essendo posta al termine del tratto che collegava l’Abbazia Benedettina di Lamoli con la Valtiberina, passando per il valico di Bocca Trabaria.
La chiesa, struttura del XII secolo che costituisce il corpo centrale della fabbrica, a navata unica con pianta a T; la facciata a capanna e il portale architravato sormontato da una lunetta di gusto monastico, già vista nella vicina chiesa di Vallurbana.
Riteniamo che in antico dovesse esservi anche un’abside del quale rimane visibile l’arco sotto l’intonaco del presbitero e soprattutto rimangono tracce all’esterno che fanno supporre un crollo dovuto a smottamenti del terreno; proprio in quel punto la superficie del suolo configura un anomalo rilievo che, a nostro avviso, potrebbe coprire le macerie dell’abside basterebbe un assaggio in profondità per risolvere l’enigma.
La copertura della navata centrale a capriate mentre i bracci laterali presentano volte a botte appoggiate su una cornice di arenaria, mentre un tentativo di tiburio ottagonale (rimangono i piastrini spicco) sopra la zona dell’altare maggiore ci ricorda un’analoga intenzione presente nella vicina Badia di Petroia.
All’interno vi sono tre altari: sull’altare maggiore esisteva una volta un quadro della SS.Concezione oggi sparito, come sparito pure il quadro del Crocifisso con le tre Marie che stava sopra l’altare destro, mentre il quadro della SS.Concezione appartenente all’altare sinistro viene oggi conservato presso il Museo del Duomo.
Il convento vero e proprio, quello denominato nel 1126 come “Monasterium Osellae“, sì sviluppa nei due corpi di fabbrica che si appoggiano ai fianchi della chiesa .
Tale monastero ospitava monaci benedettini ed era soggetto all’abbazia vallombrosiana di S.Fedele di Strumi, presso Poppi, ( tale dipendenza appare manifesta nella pianta a T di Uselle, che ripete la forma caratteristica degli edifici appartenenti alla Congregazione Vallombrosana ) come anche soggetto al monastero di S. Giacomo della Scatorbia di Città di Castello ( attuale monastero delle murate di S.Chiara) nato in seguito ad una donazione dei capostipiti della potente famiglia Sangiustinese dei marchesi Bufalini la cui divisa è effigiata ai piedi dell’altare maggiore.
Pare che i benedettini rimanessero a Uselle fino ai primi anni del ‘500; da allora in poi l’ex monastero divenne parrocchia e il prestigio della originaria attribuzione andò scemando negli anni. Soltanto nel secolo successivo, quando la Confraternita quattrocentesca dell’Immacolata Concezione di Uselle, che fino ad allora aveva vissuto in sordina venne aggregata all’Arciconfraternita della SS. Concezione di Roma, l’antico monastero poté riacquistare una certa notorietà.
La Confraternita si riuniva una volta all’anno, precisamente 1’8 dicembre, per la festa dell’Immacolata e quel giorno si celebravano ben 10 messe per i fratelli.
La tradizione voleva che si raggiungesse l’Abbazia in processione quindi, sulla porta della chiesa, avvenisse la distribuzione simbolica di due pani.
Per l’occasione si svolgeva anche un rito il cui valore risale probabilmente ad usi pre-cristiani e cioè vestizione di una splendida statua lignea articolata della Madonna del Parto allora conservata nella chiesa.
Come nel correre dei secoli la presenza della .Confraternita permise che rimanesse vivo il valore cultuale e simbolico di Uselle, oggi la tradizione perdura sempre grazie alla volontà e alla passione dei confratelli.
Attualmente la chiesa ha un tetto nuovo, ospita ancora il rito annuale ed altri interventi di consolidamento e restauro sono in programma per l’intera fabbrica.
Come sempre il valore di pochi muove le montagne.
Bibliografia
Articolo di Marco Nicoletti
Ballini Rossi L., Abbazia di Uselle lnfra Montes e la sua Madonna lignea, in “Pagine Altotiberine”, anno III, fasc. 7, 1999, pp. 149-151.
Ceccarini A.D., Rossi G., Abbadia di Uselle Infra Montes, San Giustino, 1990.
Giuseppe Cappelletti – Le chiese d’Italia della loro origine sino ai nostri giorni Vol. 4