Abbazia di Sant’Angelo in Massa – Taizzano di Narni (TR)
Cenni Storici
Si trova lungo il tratto della Flaminia che collega Taizzano a Visciano.
Sorta sul luogo occupato da una villa romana di proprietà di Aurelia Felicita, risalente al periodo dell’imperatore Antonino, come testimoniano le iscrizioni e i reperti archeologici rinvenuti in loco, fu donata all’abate benedettino Pietro che tra il 996 e 999, assieme a suo nipote, abate Adriano, vi fondò un monastero con la chiesa annessa.
Il documento più antico in cui si fa riferimento all’abbazia, indicata come “Monasterium Sanctorum Angeli et Benedicti in loco qui nominatur Taizanus”, è l’atto di donazione emesso nel 1037 dall’abate Pietro a favore di Santa Maria di Farfa, in Sabina, in cui si dice che la fondazione del cenobio risale al tempo dell’imperatore Ottone III e di papa Gregorio V (996-999).
Altri documenti successivi confermano la dipendenza da Farfa.
Da una prima dedicazione a Sant’Angelo e San Benedetto, tra il 1037 e il 1050 la chiesa monastica fu intitolata solo a Sant’Angelo.
Tra il 1275 e il 1297 figura pagare regolarmente le decime ai collettori pontifici.
Nel 1458 entrò in regime di commenda e tra i commendatari vi fu il futuro papa Alessandro VI, Rodrigo Borgia che fece realizzare importanti lavori di ristrutturazione della chiesa.
Nel 1576, l’abate commendatario fu Romolo Cesi, vescovo di Narni, che vi stabilì la propria residenza e vi realizzò un centro di studi, apportando numerose modifiche e adattamenti agli edifici monastici.
A lui si deve la realizzazione delle due cappelle laterali, realizzate su progetto di Gian Domenico Bianchi (1595-1599) e decorate da Michelangelo Braidi.
Nel 1604, inaugurò nell’abbazia una delle più antiche Accademie scientifiche europee, dove gli studiosi potevano condurre vita comune ed avevano a loro disposizione la biblioteca, un osservatorio astronomico (la Specola), i laboratori, l’orto botanico e anche una tipografia per stampare i risultati dei loro studi.
L’Accademia istituita dal vescovo Romolo Cesi fu chiusa nel 1610 subito dopo la morte del fondatore.
Gli archivi monastici che erano conservati nell’abbazia fino al 1607, furono venduti al Governo prussiano nel secolo XIX, ma durante il trasferimento via mare, la nave affondò a Civitavecchia e gli archivi andarono perduti.
Dal 1836 passò a vari proprietari privati tra cui il conte Curzio Catucci di Narni e l’abbazia divenne una proprietà della sua famiglia.
Dal 1983 è di proprietà della Fondazione don Giuseppe De Santis, che vi ha stabilito la sede dell’opera Comunità-Famiglia Padre Pio.
Aspetto esterno
I continui rimaneggiamenti subiti dall’edificio sacro, per volere degli abati commendatari, specialmente nei secoli XV e XVI ne hanno modificato totalmente l’aspetto originario.
Con interventi in età barocca furono abbattuti i tetti delle navate laterali e fu invertito l’orientamento della chiesa in modo da avere l’altare maggiore sul lato della primitiva controfacciata, mentre l’accesso al sacello venne spostato sulla parete laterale.
Oggi vi si accede da un portale rinascimentale sotto il portico aggiunto, costituito da sei pilastri in pietra che sorreggono archi a tutto sesto.
Delle decorazioni con tasselli di marmo e pietra di cui era ricca rimangono esempi solo nella parte alta della facciata, nel timpano, e in una parte del muro esterno. Questo tipo di intarsi in mattone, calcare bianco e pietra vulcanica nera viene fatto risalire alla produzione artistica di età carolingia, diffusa nell’Italia centrale nel secolo X e all’inizio del secolo XI, di cui la chiesa sarebbe un esempio.
La torre campanaria è una costruzione medievale con una merlatura posticcia.
Interno
La chiesa si presenta a tre navate con presbiterio e con una scala mediana sorretta da due file di colonne di pietra. La navata centrale era coperta da un tetto a capanna mentre quello delle laterali era ad unica falda.
All’interno sono presenti alcuni affreschi con scene della passione di Cristo e altari tardo rinascimentali.
Sopra l’altare c’è una tela rappresentante la San Michele Arcangelo.
La cappella di sinistra, dedicata alla Madonna, è di forma quadrata con gli archi sostenuti da quattro colonne di marmo bianco con i capitelli quattrocenteschi e con graziosa cupola ed è arricchita da decorazioni a stucco e da una tela di Michelangelo Braidi datata 1595 dipinta dal pittore a 26 anni; la cappella di destra, sepolcro del vescovo Cesi, conserva scene della passione di Cristo oramai deteriorate dipinte anch’esse dal Braidi.
Fonti documentative
F. Guarino A. Melelli – Abbazie Benedettine in Umbria – Quattroemme 2008
https://it.wikipedia.org/
http://www.umbria.ws
Monasteri benedettini in Umbria Regione dell’Umbria 2014
Da vedere nella zona
Chiesa di San Martino di Taizzano
Chiesa di Santa Pudenziana
Narni Sotterranea