Abbazia di Santa Maria de Ugonis – Vallo di Nera (PG)
Cenni storici
L’Abbazia sorge lungo la strada della Valnerina alla fine di una stretta valle ed è situata lungo la sponda destra del Fiume Nera. Fa parte del sistema interno di collegamento organizzato lungo la via montana che da Paterno giungeva a Sellano. La località viene detta dell’Eremita e, il nome del luogo, rimanda alla presenza di insediamenti eremitici: l`intero complesso si affaccia su un anfiteatro roccioso all’interno del quale sorsero numerose celle eremitiche, grazie anche alla diffusa presenza di grotte.
L’Abbazia è nata sull’area di una chiesa precedente, in cui sorgeva il monastero di Santa Maria de Ugonis, e secondo Sperandio, i benedettini del non lontano monastero di Sant’Eutizio nel IX secolo trasformarono il primitivo eremo in abbazia. Successivamente concessa ai monaci vallombrosani sin dall’origine dell`ordine (sec. XI), e rimasta attiva fino al 1654, anno della sua soppressione sancita da Innocenzo X.
La chiesa odierna, la Madonna dell’Eremita, si riferisce pertanto a un toponimo relativo ai numerosi insediamenti di anacoreti delle vicinanze. È dubbio se possa trattarsi della chiesa Sancte Marie Vallis Narci indicata dal Sella come plebs nel 1333 e nel 1334. L’antica struttura dell’edificio sacro era di tipo basilicale, a navata unica, con pianta a croce latina e con il presbiterio rialzato.
La Chiesa dell`Eremita con la sua cripta costituiscono un organismo architettonico molto raro e, nella zona, unico e le murature superstiti dell`edificio monastico consentono ancora di apprezzarne le dimensioni e l`articolazione. Il luogo nel medioevo era conosciuto in tutta l’Europa in quanto i questuanti cerretani o “ciarlatani” decantavano la santa vita di quei monaci e raccoglievano offerte per far celebrare messe di suffragio nella loro chiesa. Attualmente il complesso è in fase di ristrutturazione dopo i danni arrecati dal terremoto del 1997.
Interno
Oggi l’interno si presenta sempre a una sola navata con transetto al quale è collegata una piccola cappella poco più tarda. Gran parte dello spazio, di cui restano solo i muri laterali, è stato occupato dalle cappelle dell’attiguo cimitero le cui tombe hanno invaso perfino la navata.
La stessa navata, nel tempo, si è venuta interrando fino all’altezza del presbiterio, occultando in tal modo anche le scale e l’ingresso della cripta. La stessa è stata consolidata negli anni 1970.
Il primitivo orientamento verso monte del portale romanico della Chiesa (attualmente riutilizzato nell’ingresso del cimitero) dimostra che l`unico accesso un tempo avveniva dall’alto. L’importanza dell’intero complesso è confermata, oltre che dall’evidente articolazione che doveva avere la costruzione, anche dalla documentata presenza di opere di un certo rilievo al suo interno: nel restante edificio rimasto integro (parte della navata e del transetto), sono ancora presenti resti di una decorazione pittorica a fresco, più volte saccheggiata dei secoli XV-XVII.
Fino al trafugamento, avvenuto 1974, vi si trovavano anche una Madonna lignea del XIII secolo e un trittico datato 1451, opera sempre del Maestro di Eggi, che nel 1950 si trovava in una collezione americana. Tra gli affreschi si nota anche quello con il miracolo dell’aquila che riportò un neonato rapito nella culla non appena la mamma invocò l’aiuto della Madonna per riavere la sua creatura.
La venerata statua romanica della Madonna ritrovata dopo 25 anni dal suo furto, è oggi conservata nel vicino centro abitato di Piedipaterno, dove gode di grande venerazione,soprattutto il giorno dell’Annunciazione, il 25 marzo di ogni anno. La parte superstite della navata ed il transetto, consolidati negli anni Settanta del `900, conservano affreschi del Maestro di Eggi e dei sec. XV – XVI e XVII, tra cui una Madonna con Bambino.
L`ambiente absidale, a terminazione rettilinea, è coperto da volta a botte e conserva tracce di affreschi del sec. XIV (oggi non più accessibile dal presbiterio). Dalla strada si accede alla rara cripta a croce greca databile al sec. XI.
Cripta
Si accedere alla cripta dell’XI secolo, con pianta a croce greca, solo attraverso la strada.
Curiosità
Il santuario era un tempo meta di pellegrinaggio e nella memoria locale si conserva ancora una preghiera che veniva declamata dai fedeli:
Madonna della Romita, della Romita siete
Vostro Figlio in braccio lo tenete
con tanta carità e con tanto amore
levateci dal cuor ogni pena e ogni dolore.
Madonna della Romita incoronata
in cielo e in terra sei nostra avvocata
abbiate cura di me e della mia gente
Madre del Salvatore giusta e clemente.
Dolce Figlio! Dolce Latte! Dolce Petto!
Fatemi ’sta grazia che l’aspetto!
Madonna me ne vo’
se c’arvengo no lo so
se ce ve’ l’anima mia
fateje ‘na bona compagnia
Se ce ve’ l’anima e corpo
dateje un bon conforto.
Addio Madonna!
Noi famo partenza
la Vostra presenza
dobbiamo lasciar!
L’ultima parte si recitava uscendo dalla chiesa camminando all’indietro.
Bibliografia
“Abbazie Benedettine in Umbria” di Francesco Guarino e Alberto Melelli edizioni Quattroemme
http://www.lavalnerina.it