Abbazia di Santa Croce al Chienti – Sant’Elpidio a Mare (FM)

Foto 2015 – Esterni

 

Foto 2015 – Interni

 

Foto 2015 – Cripta

 

Foto 2004 – 2007

 

Cenni Storici

Nella fantasia popolare la nascita dell’Abbazia di Santa Croce è legata alla romantica e tragica storia di un amore tanto tenero quanto contrastato: quello di Lotario e Imelda. una tipica storia di amor cortese fra il cavaliere e la sua dama. Lotario, cavaliere di Ascoli, ama Imelda, figlia di Eufemio, il feudatario locale. Il padre di lei però contrasta il loro amore e fa rinchiudere la figlia in convento per impedirle di incontrarsi col suo innamorato. Imelda si lascia morire di dolore; Lotario, per vendicare l’amata, uccide Eufemio in duello. Tormentato dal rimorso, Lotario si rifugia tra i monti, diventa eremita e muore in odore di santità. La leggenda vuole che, dopo la morte della sua amata, Lotario si sia profuso nella costruzione della Basilica. Di fatto verso la fine del IX secolo nelle vicinanze del punto in cui il fiume Ete Morto confluisce nel Chienti, probabilmente sui resti di una preesistente basilica cristiana del V secolo, nasce un piccolo cenobio benedettino. Il luogo è considerato strategico e di vitale importanza tanto che il vescovo di Fermo Teodosio e l’imperatore Carlo III il Grosso investono sul piccolo cenobio che si trasformerà ben presto in una delle prime e più potenti abbazie marchigiane acquisendo un ruolo strategico nel controllo della rete viaria circostante. L’Abbazia di Santa Croce al Chienti, prima,sarà la punta di diamante di un sistema di difesa teso a bloccare una possibile, stabile presenza saracena lungo la ricca valle del Chienti e poi un saldo e fedele punto di appoggio per gli imperatori e i loro vassalli che elargivano donazioni e protezioni. Le pergamene e i documenti conservati nell’Archivio Storico del Comune di Sant’Elpidio a Mare ed altri custoditi nel Fondo Fiastrense presso l’Archivio di Stato di Roma attestano la potenza economica, sociale, culturale e il ruolo di preminenza che l’Abbazia ha svolto nel nostro territorio dal IX al XIII secolo.
Il 14 settembre 887 segna la data della cerimonia di consacrazione dell’Abbazia avvenuta alla presenza del vescovo di Fermo Teodosio e dell’imperatore Carlo III il Grosso, nipote di Carlo Magno. Successivamente gli imperatori Ottone I (968) e Ottone II (981) e lo stesso Federico II di Svevia (1219 e 1242) e i papi come Celestino III (1197) e Gregorio IX (1236), tanto per citarne alcuni tra i più importanti, misero sotto la loro protezione l’Abbazia confermando donazioni e protezioni ed elargendone altre. Con la fine delle “lotte per l’investitura” e il prevalere del potere papale su quello imperiale, Santa Croce, da sempre fedele all’imperatore, perde un importante punto di appoggio e protezione: è l’inizio di una crisi che sarà irreversibile e la porterà alla fine. Cambiano le condizioni storiche e politiche e di conseguenza quelle economiche; i castelli vicini crescono e diventano sempre più autonomi e l’economia comunale, più viva e aperta, soppianterà quella curtense. Inoltre non di poco conto l’ascesa della non lontana Abbazia di Chiaravalle di Fiastra (nel Comune di Tolentino), che determinò per Santa Croce una progressiva decadenza economica e religiosa che la portò prima ad aderire alla riforma cistercense nel 1227 e poi a conferire definitivamente i propri beni al monastero fiastrense nel 1266.
L’anno 1291 segna la fine dell’autonomia dell’Abbazia: l’ultimo abate, Filippo, scomunicato per non essersi assoggettato ai potenti cistercensi, sarà costretto a fuggire e ad abbandonare il monastero. D’ora in avanti saranno i comuni, ed in particolare quello di Sant’Elpidio, il punto di riferimento politico, economico e religioso. Nel 1749 si deve al vescovo fermano Alessandro Borgia un rispettoso intervento di restauro mentre un altro vescovo fermano, Andrea Minnucci, nel 1790 trasformerà il complesso abbaziale in casale agricolo, manomettendo pesantemente la struttura e gli ambienti comunitari intorno alla chiesa che sono così andati irrimediabilmente perduti.
 

Aspetto

La prima chiesa doveva essere una basilica a tre navate: un edificio molto semplice, di ispirazione ravennate e tutto in mattoni, con la navata centrale larga il doppio di quelle laterali. Una seconda trasformazione dovrebbe essere avvenuta tra il XI ed il XII secolo, in periodo romanico, con l’allungamento della chiesa per ingrandire e sopraelevare la zona presbiteriale; è probabile che in questa occasione sia stata ricavata la piccola cripta sotto il presbiterio, elemento che caratterizza molte abbazie romaniche delle Marche. Nel Settecento, per impulso del cardinale Borgia, arcivescovo di Fermo, furono sopraelevate le navate e le absidi e venne modificata la facciata, rifinita poi con una fascia di archetti più alta delle fasce laterali e con due volute di raccordo in laterizio di gusto tardo-barocco. Nel 1790 il complesso monastico fu ridotto a un casale agricolo, ricavando dalla chiesa un granaio, soppalcando la navata centrale, un’abitazione nella parte absidale ed una stalla nella navata destra. Il complesso andava in preda a incuria e abbandono.
 

Aspetto attuale

Oggi dell’antico complesso abbaziale, molto articolato e completamente autosufficiente, praticamente una piccola città, non resta che la chiesa, a pianta basilicale, a tre navate. Il restauro in corso d’opera le sta restituendo quella stessa maestosità che la storia le ha conferito.
I resti del monastero sono immersi nella tranquillità e nella pace della campagna di Casette d’Ete dove la natura, giorno dopo giorno, regala colori e un paesaggio di straordinaria bellezza. Una terra generosa e molto interessante sotto il profilo naturalistico e per questo il recupero di Santa Croce, oltre che nella struttura del monumento va visto anche nel contesto naturale circostante.
Santa Croce luogo della storia, ma anche dello spirito, luogo dove lavoro e preghiera hanno segnato il tempo, luogo delle nostre radici: un monumento e un’oasi verde da tutelare, entrambi da godere.
 

Un grande ringraziamento:

a Giuseppe e Lorenzo Berdini, proprietari dell’Abbazia, Marisa Colibazzi e Manfredo Longi, ottime guide e sostenitori di questo gioiello romanico.
 

Per approfondimenti ed ulteriori informazioni

www.associazionesantacroce.it
 

Mappa

Link coordinate: 43.277351 13.696314

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