Abbazia di San Nicolò in Campolongo – Valfabbrica (PG)
Localizzazione territoriale
L’antico complesso abbaziale appartiene alla Diocesi di Assisi ed è a un paio di chilometri a sud-est di Valfabbrica su un’altura in località “Il pioppo” a poca distanza dal fosso di Paganzano che si getta nel Rio Grande il cui percorso più a monte è caratteristico per le sue forre scavate nella roccia dall’erosione dell’acqua.
Il territorio su cui grava è posto al confine tra il Comune di Valfabbrica e il Comune di Assisi e attraversato dal Sentiero Francescano che collega Assisi a Gubbio.
Cenni Storici
Secondo la tradizione, San Nicolò di Campolongo sarebbe stato fondato nel secolo VIII dai Longobardi.
Questi occupavano la parte sinistra del Tevere, mentre alla destra erano i Bizantini, occupanti Perugia e sue terre.
I vari toponimi “Gualdo” che troviamo nella zona dimostrano la loro radicalità in quell’area e per questo hanno voluto sistemare li, all’incrocio di strade e di fossi, all’inizio delle vie naturali del Rio prima, del Chiascio dopo, una mole sacra presso la strada nocerina perché potevano controllare la valle del Chiascio.
Non è peregrina quindi l’ipotesi che i discendenti dei Barbari, migliorati moralmente, con Liutprando abbiano invitato l’Ordine benedettino a fondare un luogo di ristoro spirituale e sociale, il monastero di Campolongo, dotandolo essi stessi di beni terrieri, buoni in balìe del piano assisano, meno sulle colline limitrofe alla badia.
L’ipotesi della sua antica fondazione è data dal fatto che il culto di San Nicolò era già molto diffuso molto prima dell’anno 1000, Santo, popolare in Oriente, ma non meno in Occidente, S. Nicolò di Mira, poi detto “S. Nicolò di Bari“.
La più antica testimonianza scritta pervenutaci circa l’esistenza del monastero consiste in una pergamena che reca la data del 1066; si tratta dell’atto di donazione di un terreno di un certo Goffredo al monastero di San Nicolò “..situm in locum qui dicitur Vepre“, ora conservato nell’Archivio della cattedrale di Assisi.
Al monastero, che di fatto aveva già una personalità giuridica per accettare eredità, non era ancora unito il nome distintivo di “Campolongo“, bensì solo un vocabolo generico, “vepre“, cioè un nome che indica bene, ancora oggi, un luogo ove facilmente nasce e cresce il cespuglio, la sterpaglia di arbusti, di pruno selvatico.
Abbiamo la certezza che il documento sia riferito proprio a questa Abbazia poiché lo stesso vocabolo lo ritroviamo nel Catasto del I475 ancora, con leggerissima variante “Veperi“; inoltre la “strada nocerina” era quella che da Assisi, per Paganzano ed anche per Pieve, da Valfabbrica e dalla zona sud di Gubbio e dalla zona est di Perugia conduceva a Nocera Umbra passando per S. Maria del Gualdo.
Il termine Campolongo aggiunto forse dopo (o forse era presente già nel documento visto che c’è un’abrasione) è dovuta al fatto che poco più a monte, c’è un grande campo chiamato “campolungo“, un campo di terra fonda, un campo che dovrebbe essere quello che, almeno per 12 moggi, ha donato il figlio di Aldobrando alla Badia.
Nella bolla del 26 maggio 1198, papa Innocenzo III confermò al vescovo di Assisi Guido con una bolla la giurisdizione sulla chiesa e sul monastero di San Nicolò di Campolongo, accanto al quale era sorto un ospizio.
Nel 1232 Campolongo costituiva una delle “Balìe” del Comune di Assisi con 28 famiglie.
Le ricerche d’archivio hanno permesso di ricostruire in parte la storia abbaziale del monastero: il primo abate di cui si ha notizia è Paolo, che nel 1245 intratteneva contatti con l’abbazia di Santa Maria di Valdiponte, seguito da Napoleone eletto dai Monaci e confermato da Clemente V il 7 luglio I3I3, Vittore è abbate eletto e confermato da Clemente VI nel I342 prematuramente deceduto e rimasto appena sette anni alla guida di Campolongo, Simone, Clemente VI (1342), Francesco dí Giovanni di Castel Plagario (1349), Angelo (1363), Pietro (1384), Michelino (1391), Francesco (1405), Ludovico (1406) e Lorenzo di Stefano (1413) presente a Valfabbrica il 23 marzo dello stesso anno, per la presa di possesso di Francesco Ruffini quale commendatario di quella abbazia.
Si ricorda anche in un antico Catasto del 1354 come dotata di 242 appezzamenti di terreno per un imponibile di 21.906 lire e sappiamo che dal 1333 al 1334 pagava una decima di 23 lire e 5 soldi.
La decadenza del monastero iniziò nel secolo XIV, quando la comunità cominciò a diminuire.
Nel 1413, l’abbazia fu affidata ad abati commendatari: nel 1425 al francescano Niccolò Vannini, vescovo di Assisi (1419-1429); nel 1435 a Catedro, monaco di San Fiorenzo di Perugia; nel 1450 a Giovanni Campisi di Ostia segretario del Papa.
Nel 1460 a pagare le tasse di Badia è il prelato Angelo di Giovanni da Perugia, quale perpetuo abbate commendatario.
Nel 1469 l’abbate è certo Niccolò che versa in tutto, per un anno, 26 fiorini d’oro, 33 soldi e 4 denari.
Gran parte dei terreni appartenenti al monastero fu data in enfiteusi; nonostante tutto, intorno al 1470 San Nicolò di Campolongo amministrava ancora una quindicina di chiese e cappelle, fra queste ricordiamo:
S. Giovanni Battista in Pieve S. Nicolò;
S. Angelo di Paganzano conosciuta come “S. Petrus de Salectis“;
S. Lorenzo di Porziano;
Santa Maria del Gualdo;
Sant’ Apollinare di Montevillano ;
San Biagio del Pioppo;
Sant’ Angelo di Collepune;
San Giovanni di Montemoro;
San Presto di Montemoro;
Santa Margherita in città di Assisi;
S. Lucia di Poggio Morico;
S. Nicolò dell’Isola Romana;
S. Lorenzo di Costano;
Lo stato di decadenza della comunità indusse papa Sisto IV (1471-1484) a sopprimere il monastero benedettino e ad assegnare all’Ordine dei Francescani il complesso abbaziale insieme alle rendite che ne derivavano; nel 1476, la proprietà di San Nicolò di Campolongo passò quindi ai Frati Conventuali di Assisi.
Con la Bolla del nov. 1474 “Romani Pontificis Providentia” risulta che il Papa vuoi provvedere, in qualche maniera, a chiese e monasteri abbandonati e vengano assegnati a persone di fiducia, “gubernatorum utilium“.
Nel I573 c’è la Visita apostolica del vescovo di Ascoli Piceno, Mons. Pietro Camajani ma la Badia è una dipendenza dei Frati, dunque non è soggetta alla Visita apostolica.
A partire dal 1754, l’abbazia e le parrocchie dipendenti cominciarono ad essere affidate a sacerdoti diocesani, anche se i frati continuavano a detenerne la proprietà. L’abbazia con tutte le sue proprietà fu indemaniata dallo Stato italiano nel 1860.
Dopo aver ottenuto la restituzione del monastero e di parte dei beni nel 1895, nel 1928 i Francescani di Assisi furono costretti a venderli per poter mettere insieme i capitali necessari a riacquistare il Sacro Convento di Assisi, che era anch’esso passato allo Stato con le soppressioni.
Il complesso abbaziale di San Nicolò di Campolongo fu acquistato dalla ditta Pino e Rossi-Erba di Brescia.
Attualmente, gli edifici sono stati trasformati in strutture ricettive.
Aspetto
Della chiesa primitiva rimane solo l’abside in quanto l’edificio è stato interamente rimaneggiato alla fine del secolo XVI e solo nel 1952 sono stati fatti importanti lavori di restauro che hanno alterato in maniera considerevole l’aspetto originario della facciata e dell’interno.
L’altare barocco è stato demolito e sostituito con l’attuale; all’interno di questo sono state ritrovate, quasi nella identica posizione, le due colonne su cui posa la mensa attuale e il blocco di pietra arenaria che attualmente serve per sorreggere la pila dell’acqua benedetta, a destra entrando in chiesa.
La bifora della facciata è stata rifatta in pietra di Assisi, così come la soglia e l’arco della porta che prima era in mattoni, della chiesa primitiva è rimasto solo l’abside.
Nel 1961, dopo il crollo del tetto della chiesa, fu rimosso il paliotto dell’altare maggiore nel quale era rappresentato San Nicolò in atto di predicazione ed ha con se la mitria ed il pastorale, la stessa immagine che compariva su una parete della chiesa affrescato intorno al XVI secolo.
Nella nicchia di destra entrando persiste un affresco con la Crocifissione, attribuita a Dono Doni (Elvio Lunghi) e sopra la porta in controfacciata campeggia un altro affresco con lo stemma dei Francescani.
Fonti documentative
F.Guarino A. Melelli – Abbazie Benedettine in Umbria – Quattroemme 2008
Vittorio Falcinelli – Badia di san Nicolò di Campolongo – 1973
http://www.lamiaumbria.it/
Da vedere nella zona
Castello di Valfabbrica
Abbazia di Santa Maria Assunta
Chiesa della Madonna del Chiascio
Forre di Rio Grande