Abbazia di San Nicolò di Acquapremula – Sellano
La sorgente di acqua minerale per la presenza proporzionatamente di mono-carbonico, calcio, solfato, magnesio, cloro, sodio e potassio, secondo l’esame chimico, è detta Acqua Tullia dal nome degli attuali proprietari, i Tulli di Spoleto.
Cenni Storici
La villa apparteneva a Sellano nonostante che fosse situata sul pendio sinistro del Vigi dov’era il capoluogo di Montesanto. Più volte sono sorte liti confinarie tra i due comuni per ragione di questa villa.
Al centro della villa era sorto verso il 1000 l’oratorio di una cella monastica dedicata a S. Nicola di Bari, culto recato in Valnerina dai monaci siriani e orientali: S. Nicolaus Aquae Premulae vel Primulae Vallis Vigi.
L’oratorio passò poi ai Monaci Benedettini di S. Eutizio di Valcastoriana che bonificarono la Valle del Vigi materialmente e moralmente con il loro programma “Ora et Labora“.
N’era in possesso Alfredo e Berta, se ne ha notizia nella donazione fatta all’Abbate Leto, nel 1115 dal vescovo di Spoleto Enrico Gualfredo.
Nel 1333, la chiesa di S. Nicolò è elencata per la quota delle decime da pagarsi al monaco Giovanni di Rigaldo, tesoriere generale di papa Giovanni XXII.
Nel 1478 risulta che le chiese soggette all’Abbazia dovevano pagare ogni anno un piccolo censo di sudditanza:
I Cappuccini avevano l’obbligo del pagamento dell’annuo censo all’Abbate di San Eutizio.
Nel 1568 l’Abbate Comendatario di S. Eutizio, Card. Marco Antonio Maffei, donò la chiesa e la casa di S. Nicola all’Ordine dei Cappuccini e nel 1580 molti altri terreni.
Unitamente alle elemosine e ai 100 scudi del comune di Sellano, i Padri poterono costruire un bel conventino.
Avendo contribuito anche il comune di Montesanto, ciascuna delle due comunità intendeva dare il nome al Convento.
Per evitare discordie e non spegnere la fonte delle elemosine, il Ministro Provinciale non volle mai chiamare il luogo dei cappuccini “Convento di Sellano” oppure “Convento di Montesanto“, ma semplicemente, “Convento di Acqua Premula“. Ed anche quando il Comune di Sellano volle donare la tela dipinta per l’Altare, ne fu cancellato lo stemma.
Nel 1866 il Convento fu soppresso.
A San Nicolò rimasero come custodi della chiesa soltanto P. Ludovico da Leonessa e Fr. Leone da Leonessa, fino al 1884.
In seguito il Convento fu espropriato, e venduto alla famiglia Tulli di Spoleto, i quali ultimamente l’hanno ripristinato.
È stata restaurata la chiesa, rivelata la cripta, il piccolo chiostro e il refettorio sullo stile francescano.
Aspetto
La chiesa del sec. XII doveva essere l’attuale cripta, esternamente e internamente in levigata cortina di filari, con tre colonne a bozze addossate a ciascuna parete laterale e altre due al centro a sostegno delle due navatelle.
La cripta terminava . in una piccola abside semicircolare in direzione opposta che è stata ritrovata in parte sotto la scalinata della chiesa attuale. Essa fu tagliata allorché fu cambiato l’orientamento della chiesa e vi fu costruita sopra l’attuale facciata che è del 1570.
Nel sec. XIV i benedettini sopraelevarono alla cripta la chiesa romanica.
Con l’avvento dei Cappuccini la chiesa fu ingrandita, orientata alla parte opposta e coperta a volta a botte e vi furono aperte due cappelle.
La parte estrema della navata fu separata da un parapetto ligneo per ricavarci il coro francescano. Sulla parete lignea nel 1628 fu addossata la tela dell’Immacolata tra S. Francesco e S .Nicola, antico titolare, donata dal comune di Sellano, che vi aveva fatto dipingere in basso il suo stemma, e vi fu trasportata processionalmente il 24 aprile.
Successivamente però per non pregiudicare l’indipendenza del Convento dal comune, e non urtare il comune di Montesanto che vantava diritti su quel territorio, l’arma comunale fu ricoperta.
Per queste successive trasformazioni, il piccolo oratorio campestre ebbe una struttura irregolare per la sproporzione della lunghezza in confronto della larghezza, e bene si è fatto a ridimensionarla.
Nota storica
La Visita Lascaris del 10 settembre 1713 ricorda che in quell’eremo, alla fine del sec. V vi sia rifugiato S. Severino, prima di assumere la dignità episcopale nella cittadina marchigiana che fu chiamata “San Severino”.
Al tempo del Lascaris c’erano 12 Frati, ed egli visitò il convento e le acque minerali, riposando per un giorno e una notte tra i frati, per le diuturne fatiche di quella Minuziosa visita pastorale
Abbazia oggi
La struttura come si è precedentemente detto appartiene alla famiglia Tulli di Spoleto che ne ha fatto una Residenza d’Epoca ( Convento di Acqua Premula ) dedicata soprattutto a coloro che amano la natura, desiderano la pace e la tranquillità e sono amanti delle tradizioni della buona cucina umbra.
Da vedere nella zona
Chiesa di San Severino di Montalbo
Castello di Montesanto
Sellano
Castello di Postignano