Abbazia di San Cristoforo – Castiglion del Lago (PG)
Cenni Storici
II primo documento scritto che attesta la presenza del Monaci di San Benedetto nel territorio di Castiglione del lago e di Paciano è del 997.
Nel dicembre di questo anno l’imperatore Ottone III emise in Trento un diploma, con cui donava ad Ugo, marchese di Toscana, fondatore ed abate dell’Abbazia di San Gennaro di Campoleone, con altri territori anche quello di Castiglione del Lago, che dal XIII secolo verrà chiamato “Chiusi Perugino“.
“In nome della Santa ed individua trinità. Ottone, con il favore della suprema clemenza imperatore augusto….Per questo il popolo cristiano di tutta la nostra giurisdizione sappia che per amore di Dio onnipotente e di tutti i suoi Santi, su richiesta del nostro Duca Ugo, sul monastero, che lo stesso Duca aveva fatto costruire dalle fondamenta in onore del martire di Cristo Gennaro e sul quale presiede il venerabile abate Nicola, stendiamo il suffragio della nostra serenità, poiché con questo nostro editto decretiamo, stabiliamo e confermiamo che il Monastero stesso deve avere corti, castelli, torri, chiese e ville con le loro pertinenze, cioè Castiglione Chiusino, che è presso il Lago Perugino, il castello che è detto Montesperello e la piccola corte chiamata Tiviano, con tutti i loro beni mobili e immobili, i famigli di ambedue i sessi, i servi e le ancelle, i mansi, le cappelle, le decime, le ville, i campi, i prati, i pascoli, le selva, i monti, le pianure, le acque, i decorsi delle acque, mulini, i luoghi atti alla pesca, tutte le appendici e gli utensili pertinenti ai predetti luoghi.
Tutto ciò sia dominio dell’abate e dei suoi successori….
Dato il tredici di Dicembre, l’anno dell’incarnazione del Signore DCCCCLXXXXVII, indizione decima, l’anno decimoquarto del regno di Ottone III, secondo dell’impero.
Fatto a Trento felicemente”
Questa donazione fu confermata dagli imperatori Corrado II nel 1026 nel 1027 ed Enrico III nel 1047.
L’imperatore Federico I, detto Barbarossa, scese in Italia verso la metà del secolo XII e da Lodi, dove risiedeva, emise un diploma, il 25 giugno 1161, a favore dell’Abbazia di San Gennaro di Campoleone per confermarne tutte le proprietà e ne aggiunse delle altre.
E’ scritto nel diploma: “…Concediamo, doniamo e consegnamo alla Chiesa e al Monastero, che il Marchese Ugo fece costruire dalle fondamenta, e per l’onore di Dio e del Santo Martire Gennaro….la Corte e il Castello che è chiamato Castiglione Chiusino presso il lago di Perugia, con la chiesa di Santa Maria, con le acque, le selve, i terreni colti e incolti e con tutte le pertinenze, con la corte di Molina e Paciano, la Villa di Popelle, Corneto e Gaio con i beni, i castelli di Montiano e Montesperello e la Villa di Pareto e Tiviano,e Villole e Fratta Morelli, e Racusole e la Villa di Afriano, e la Chiusa di Isola Polvese, e i servi, le serve con tutte le pertinenze della corte suddetta, sia nelle acque come nelle terre, come già le possedeva il Marchese Ugo….”
I vari imperatori donavano e confermavano all’Abbazia di San Gennaro di Campoleone (Abbazia di Campus Leonis fondata nel 972 attuale “Capolona” nel Casentino alle porte di Arezzo nel posto definito da Dante “...lì dove l’Arno torce il muso agli aretini…“) “la Corte e il Castello di Castiglion del Lago” e “la Corte di Paciano“, cioè gli attuali territori dei Comuni di Castiglione del Lago e di Paciano.
Ma il territorio dell’Abbazia era certamente più vasto.
Nel gennaio 1184 l’Abate Ugo di Campoleone fu costretto a donare a Perugia i territori sopra ricordati, cioè di Castiglion del Lago e di Paciano, anche se l’Abbazia conservò alcune proprietà secondarie, come risulta dall’atto stipulato con i consoli perugini.
Durante il dominio dell’Abbazia di Campoleone e dopo la donazione e Perugia si affermò anche il dominio dell’Abbazia di Farneta, ma con ampie limitazioni, dopo il 1184, imposte proprio dal Comune di Perugia.
Per quanto riguarda la nostra Abbazia, anch’essa benedettina, per la prima volta è nominata nel diploma di Enrico II nel 1014 a favore dell’Abbazia di Farneta.
“.…chiesa di San Cristoforo con tutta la villa, i diritti e le sue pertinenze…”.
L’appartenenza della chiesa di San Cristoforo all’Abbazia di Farneta è confermata dalla bolla di Gregorio IX e dal “Liber Censuum“, ambedue del 1238.
La bolla di Gregorio IX dice: “Villa di S. Cristoforo con la chiesa e le sue pertinenze“, il “Liber Censuum” per la prima volta dice “Chiesa o Abbazia di S. Cristoforo“, quindi si comincia già a parlare di Abbazia.
E difficile stabilire quando sia stata fondata l’Abbazia, il diploma di Enrico II è spurio; tuttavia vale la pena constatare le donazioni da vari documenti.
Nel 1014 si dice, “Chiesa di San Cristoforo“.
Nel 1191 la bolla di Celestino III non nomina affatto questa chiesa e, se fosse stata abbazia a quel tempo, non sarebbe stata tralasciata.
Nel 1238 il papa Gregorio IX la dice ancora “Villa di San Cristoforo con la chiesa“: non dice ancora abbazia.
Nel 1258, invece, si dice “Villa Abatie S. Christofori“, così è scritto nel “Libro dei sindaci e dei procuratori dei Castelli, delle Ville e dei luoghi del territorio del comune di Perugia“.
Nel 1275-1276 e nel 1276-1277 viene ignorata dalle “Rationes Decimarum” per la diocesi di Chiusi.
Nel 1260 in “Consigli o Riformanze” del comune di Perugia per l’imposizione delle biade è scritto: “Villa Abbacie Sancti Christofori XXXVIIII corbes“.
Si continua a dire sempre “Abbatia” anche nel 1282, quando vengono enumerati i focolari: ” Abbatie S. Cristofori 38” corrispondenti a circa 140-150 abitanti.
Nel 1302-1303 le “Rationes Decirnarum” dicono espressamente: “2724. Abbatia S. Christophori paga lib. VII. sol. X, den..“.
In seguito viene detta sempre “Abbazia” fino a diventare una frazione del comune di Castiglione del Lago con il nome di Badia San Cristoforo.
La “villa di S. Cristoforo con la chiesa con tutti suoi diritti e sue pertinenze” , apparteneva, come tutto il territorio di Castiglione del Lago, fin dal 997, all’Abbazia di Campoleone e poi all’Abbazia di Farneta.
La chiesa di San Cristoforo possedeva circa 100 ettari di terreni.
Le Abbazie di Campoleone e di Farneta ne fecero una cella con un priore e altri due o tre monaci e conversi.
Questa cella acquistò una discreta importanza fino ad essere dichiarata abbazia, pur rimanendo in dominio di Campoleone e di Farneta.
Dato che era in loro possesso anche la “Villa di S. Cristoforo” cioè quanto gravitava attorno al villaggio di San Cristoforo, che noi oggi diremo frazione, i monaci organizzarono la bonifica e la coltura dei terreni e istituirono la vita civile e religiosa.
Forse la chiesa di San Cristoforo esisteva giù quando diventò dominio dell’Abbazia di Campoleone; forse fu costruita subito dopo, forse fu ricostruita perché bisognosa di restauri, o perché piccola per le accresciute esigenze della popolazione.
Tuttavia resta impossibile stabilire con esattezza la data di costruzione della chiesa stessa, anche se approssimativamente intorno all’anno mille, grazie al ritrovamento di un muro con pietre conce databile in quell’epoca.
L’Abbazia di San Cristoforo, fondata dai Monaci Benedettini, ben presto passò ad un Ordine Cavalleresco.
Questa si trova elencata tra le altre Commende e badie dell’ordine di Malta nella carta del 1557 – Descrizione del territorio di Perugia e dei luoghi circonvicini del P.M. Ignazio Danti ecc. – comprendente il territorio dominato dai della Corgna, dove sopra il nome della Badia di S. Cristoforo e il piccolo disegno che la ritrae, è posta la croce ottagona.
Inoltre su due tavoloni di quercia dello spessore di cm 12 e cm 40 di profondità, che costituiscono uno strettoio, sono stati trovati due stemmi uguali dei cavalieri di Malta stampati con marchio a fuoco sul legno.
Dai documenti risulta chiarissimo che l’Abbazia di San Cristoforo fu, una Commenda dei Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme, detti poi di Rodi, di Malta e, attualmente, con sede centrale a Roma “Sovrano Militare Ordine Gerosolimitano di Malta” o “Sovrano Ordine di San Giovanni di Gerusalemme“.
Essendo quindi stata fondata dai Benedettini intorno al X sec. passò all’ordine dei Cavalieri nell’anno 1260 e ciò si evince da un documento emanato da papa Alessandro IV in merito ad una diatriba sul possesso di alcuni terreni della Badia tra il Comune di Perugia in fase espansione e l’Ospedale dei Cavalieri.
“Si stabilisce…che il terreno spettante a San Cristoforo del Chiugi si lasci libero come è stabilito salvi i diritti del Comune e si comandi a tutti quelli che hanno comperato le comunanze che non devono molestare i possedimenti della detta chiesa e che si faccia sapere in città che nessuno comperi o faccia contratto di vendita acquistando qualche possedimento delle chiese dell’ospedale Gerosolimitano….secondo la richiesta del Priore di San Basilio“.
Perciò la chiesa di San Cristoforo con i suoi possedimenti, nel 1260 apparteneva all’Ordine Ospedaliero Gerosolimitano.
L’altro documento è datato 30 marzo del 1230 in cui il Comune di Perugia e il Comune di Cortona stipulano un contratto di pace e di amicizia; tra i quindici testimoni presenti alla stipulazione dell’atto c’è anche “Il signor Guido priore dell’abazia di San Cristoforo“.
Il trattato fu redatto nel palazzo dell’Ospedale di Pian di Carpine (Magione) alla presenza dello stesso Precettore dell’Ospedale tal Bonaventura.
L’Abbazia quindi dal 1230 probabilmente costituiva un Priorato dell’Ordine Ospedaliero Gerosolimitano il quale ne affidava la Commenda ad un suo Cavaliere.
La chiesa in origine era officiata dai monaci benedettini che celebravano la messa e somministravano i Sacramenti, quindi una volta che fu data in Commenda i monaci si ritirarono e il Commendatore aveva il dovere di nominare un sacerdote cappellano seppur con il benestare del vescovo.
Questo diritto di nominare il parroco durò fino al 1900 fino al termine cioè della Commenda con il riscatto dell’enfituesi.
Nel 1399 l’abate Commendatario Marc’Antonio Amucci ottenne dai magistrati perugini il permesso di fortificare il complesso con una recinzione di mura a causa dei continui conflitti.
La descrizione della chiesa di San Cristoforo ci arriva dalla Visita Apostolica del vescovo di Cagli, Paolo Mario della Rovere nel 1572 nella quale ordinò di nominare un Vicario perpetuo assegnando allo stesso un’adeguata provvista e un pezzo di terra; oltre a ciò comandò di acquistare una patena e che fosse imbiancata la chiesa.
Sicuramente la casa canonica fu costruita in quel tempo.
Nella Visita Pastorale del vescovo Alberici del 1733 la chiesa viene descritta con 5 altari e ricca di arredi sacri.
Questa chiesa ebbe il Fonte battesimale nel 1777, e proprio in questo anno inizia il Registro dei Battezzati; prima i bambini venivano battezzati a Vaiano, a Casamaggiore o a Sanfatucchio.
Dopo la soppressione del Governo Italiano del 1860 la chiesa divenne parrocchia.
La chiesa di San Cristoforo fu demolita e ricostruita su disegno dell’ingegnere Giovanni Cantoni di Fontignano nel 1858.
Il campanile venne costruito tra il 1901 e il 1902, per una spesa di 443 lire, dal capomastro Capecchi Giuseppe e dal muratore Ceccarelli Oreste.
La Guerra Mondiale 1940-1944 distrusse gran pane della Casa, della Chiesa e il Campanile; tutto fu ricostruito sul vecchio disegno, purtroppo sette quadri e tele furono distrutti per sempre.
Aspetto
In un documento del 1696 c’e una pianta dell’antica chiesa di San Cristoforo; da questa si nota che la chiesa aveva tre absidi volte a oriente come la chiesa abbaziale di Campoleone e quella di Farneta.
Le dimensioni dell’antica chiesa di San Cristoforo sono molto vicine, se non uguali, all’attuale, ma nel XIX secolo (1858) furono demolite le tre absidi e ricostruita una sola, alle capriate vennero sostituite le volte, in pratica fu uno scempio.
Non si riesce a comprendere per quale ragione fu demolita la chiesa antica se la grandezza era la stessa.
La mania di rinnovamento fu la distruzione di molte chiese del nostro territorio, anche se qualche volta vi fu la necessità di una chiesa più grande.
La chiesa si presenta con pianta rettangolare a navata unica con abside semicircolare ed è posizionata sull’area di una lieve collina da cui si gode un ampio panorama.
Allo stato attuale mostra le sue primitive strutture sul lato sinistro e sul lato destro della sacrestia.
La parte antica della chiesa, visibile esternamente a sinistra dell’abside è realizzata con grandi conci derivanti da un probabile tempio confermato dal residuo dei racemi di un fregio in facciata.
La muratura a sinistra della casa canonica conserva il residuo di un torchio e di una porticina ad arco.
Questa e la parete della sacrestia di destra mostrano la tecnica voluta di una bicromia ottenuta con mattoni e pietre.
Una targa marmorea reca le date dei danni subiti dalla chiesa in seguito agli eventi bellici 1944-1948.
La facciata si presenta con tre gradini di accesso è intonacata e presenta quattro lesene con timpano.
A destra c’è il campanile completamente ricostruito.
La mostra della porta, leggermente aggettante, è sormontata da finestra quadrata.
Il lato destro dell’abside e quello di sinistra della canonica, presentano cadute di intonaco da cui si rivelano le antiche murature.
Sull’esterno destro della chiesa vi è un pozzo con vera bassa fatta di conci di pietra lavorata.
Interno
Il Presbiterio è rialzato di un gradino scandito da arco trionfale su colonne a tutto tondo, seguito da breve spazio, dove sono collocate le porte della sacrestia.
Il breve spazio è seguito da due paraste che delimitano l’abside, quest’ultima è molto profonda.
Le coperture sono a capanna con manto in laterizio tradizionale.
I pavimenti sono in graniglia con pezzatura grande, il presbiterio è in travertino.
Curiosità
Durante l’anno 1694 la Chiesa di San Cristoforo viene interdetta e chiusa al culto, perché il Cavaliere dell’Ordine Gerosolimitano, Vagnucci, con complici armati di bastoni impedisce dl celebrare la Messa al curato eletto dal vescovo Carlo Muti, don Francesco Caroccio, perché al suo posto dovrebbe celebrare il “cappellano del Vagnucci“, don Luca de Fundactis.
Il culto è trasferito, nella Chiesa dell’Assunta.
Nello stesso anno, però, la Chiesa di San Cristoforo é di nuovo funzionante.
Nel 1695 gli abitanti di Badia, poiché non pagano le decime, sono privati dell’amministrazione dei Sacramenti.
Vengono, applicati i decreti del Concilio di Trento riguardo alle decine: per chi non pagava era prevista la scomunica.
Nel 1695-1696 si celebra il processo contro il Commendatario Girolamo Vagnucci denunciato dal vescovo di Città della Pieve: viene arrestato nella casa della Commenda un certo Basilio e s’invoca l’immunità.
Fonti documentative
Remo Serafini – Castiglion del Lago e Paciano eredità dei monaci benedettini nel loro territorio – 1989
Luciano Festuccia – Castiglione del Lago
F. Guarino A. Melelli – Abbazie benedettine in Umbria – 2008
G. Farnedi N. Togni – Monasteri Benedettini in Umbria , alle radici del paesaggio Umbro – Regione dell’Umbria 2014
https://necrologie.repubblica.it/
https://it.wikipedia.org/