Abbazia di San Crispolto – Passaggio di Bettona (PG)
Cenni storici
La struttura sorge a Passaggio, frazione in piano del comune di Bettona, sulla riva destra del torrente Sambro, in prossimità della confluenza del Topino con il fiume Chiascio o Chiagio, ed è nota come Badia.
Il monastero fondato dai benedettini fu costruito in buona parte con materiali di spoglio recuperati da edifici romani situati in loco o nelle immediate vicinanze.
Non si conosce la data precisa di costruzione del complesso, che viene menzionato per la prima volta in un documento datato 1018 consistente in un lascito del Duca Marchese Ranieri che lascia al vescovo di Assisi Giorgio, insieme ad una serie di beni, anche questa abbazia, la quale è menzionata insieme a quella di San Quirico, come uno degli insediamenti benedettini più prestigiosi del territorio; quindi a questa data era già attiva e di una certa importanza per cui la sua esistenza e da retrodatare.
Di quanto va retrodatata non si sa con certezza, le uniche notizie a cui ci si deve attenere sono quelle fornite dall’erudito folignate Jacobilli il quale parlando di questa abbazia la data al 720 d.C. una fondazione quindi altomedievale essenzialmente Carolingia ed alcuni frammenti recuperati ci fanno pensare che alla fine lo storico tutti i torti non doveva averli.
Altro elemento di discordia circa la datazione è la figura di San Crispolto di cui le uniche notizie storiche che ci sono pervenute sono relative ad una “Passio” quindi alla storia del martirio scritta alla fine del XI secolo inizi XII secolo: il testo ci racconta che era originario di Gerusalemme e sarebbe stato mandato in Italia addirittura da San Pietro stesso quindi I secolo d. C. e sarebbe stato nominato Vescovo di San Brizio di Spoleto dove dopo aver evangelizzato il territorio, compì vari miracoli.
L’imperatore romano però mal sopportava questa fede non ancora consentita, per cui gli chiese di abiurare al suo credo, cosa che non fece per cui venne condannato a morte e dopo essersi miracolosamente salvato da vari supplizi, venne tagliato in due con una sega, elemento iconografico ricorrente.
Nella stessa “Passio” è citato anche un altro personaggio che condivise il martirio con San Crispolto e che si chiama Baronzio e il documento specifica che costui (e San Crispolto) fu decapitato nel campo che era solito arare, detto “Campus Bucaronis” e il toponimo sarebbe all’origine di “Bucaionis” diventato poi “Boccaglione” tuttora esistente.
L’incongruenza del martirio avvenuto tra il 305-306, cronologicamente parlando si presenta, in quanto pare sia avvenuto sotto l’imperatore Massimiano che però regna fra il 250 e il 310 d.C. quindi posdatato di almeno due secoli rispetto alla “Passio” che parla del Santo mandato da San Pietro (I sec. d.C.).
Sta di fatto che l’edificio sorge nello stesso luogo del martirio di San Crispolto (patrono del luogo) e le sue spoglie furono qui custodite fino al 1266 quando poi furono trasferite all’interno della città di Bettona, in un oratorio intitolato al santo e successivamente ceduto dal vescovo di Assisi, il francescano Niccolò da Calvi, ai Frati minori e questo avvenimento rappresentò anche l’inizio di una crisi irreversibile che vide ridurre drasticamente la presenza benedettina sul territorio a vantaggio dei Francescani.
Nel 1238, Gregorio IX l’assegnò all’abbazia di Farneta della Valdichiana (diocesi di Cortona) in seguito ad una permuta di chiese con le clarisse di San Cosimato in Trastevere a Roma sottraendola alla Diocesi di Assisi.
Testimonianza della sua attività agricola particolarmente intensa dopo essere passata, nel 1238, alle dipendenze dell’abbazia di Santa Maria di Farneta, è la denuncia dei beni per la redazione del Catasto Piano (1778).
Il documento rileva che i possedimenti dell’abbazia hanno una estensione complessiva di circa 220 modioli, di cui 35 solo nel nucleo centrale della proprietà con “chiesa, case, palombaro ed orto grande“.
Questa concessione però non durò molto in quanto, sempre il papa, già alla metà del 1200, la concede ai Templari perché viste la turbolenze e le guerre che sono in corso tra Perugia Assisi e Bettona, qui c’era bisogno di un ordine monacale che si sapeva difendere poiché l’abbazia sorgeva su un’area che era a forte vocazione agricola e l’abbazia stessa era sede di magazzino di scorte e granaglie, se cadeva in mano nemiche erano problemi per la popolazione.
Questa concessione però durò poco perché quindici anni dopo, già nel 1265-1266 torna al Vescovo di Assisi e sono gli anni in cui viene trasportato il corpo del Santo qui custodito, entro le mura di Bettona.
A metà del Trecento l’abbazia di San Crispolto resta ancora una realtà economica di primissimo piano, come emerge dai dati del catasto degli enti ecclesiastici della diocesi di Assisi (1354) che elencano le proprietà e i possedimenti di terra dell’abbazia.
Nella seconda metà del Trecento, dopo che tra il 1377 e il 1378 il territorio fu devastato dai Perugini a causa dell’appoggio offerto da Bettona a Giovanni Visconti, San Crispolto fu trasformato in una fortezza militare.
Agli inizi del XV secolo (1418) l’abbazia venne data in commenda ad Antonio Ugolino Trinci, canonico della cattedrale di Foligno e monaco di Sassovivo, e divenne il centro di un’importante azienda agraria.
Alla fine del secolo XVI l’abbazia era completamente trasformata in azienda agricola e così dovette rimanere per secoli.
Una descrizione più accuratamente dettagliata della proprietà dell’abbazia è fornita nel catasto ordinato dal cardinale Giulio Gabrielli e redatto da un omonimo perito (1802); corredato anche di disegni, dal catasto si desume che l’insieme non ha subito sostanziali modifiche, fatta eccezione per l’abbattimento della torre palombara.
Il complesso rimase di proprietà di prelati locali che lo occuparono fino alla metà del secolo XIX, quando fu ridotto a semplice fattoria.
Con le soppressioni operate dallo Stato unitario nel 1860, l’abbazia con tutti i suoi beni fu indemaniata e gli edifici monastici furono adibiti ad usi civili.
Per alcuni anni, il complesso monastico divenne la sede della biblioteca civica e del Consorzio idraulico del Topino-Chiascio, mentre in alcuni locali furono ammassate le opere d’arte provenienti dalle Corporazioni religiose soppresse; successivamente, San Crispolto passò in mano di privati, come lo è ancora oggi.
Anche se la struttura è stata trasformata in abitazione privata, all’attuale proprietario va il merito di aver provveduto al restauro dell’intero complesso e destinato alcuni ambienti per manifestazioni culturali.
Aspetto esterno
Dell’originario impianto oggi rimane visibile l’abside, la sottostante cripta e tracce del cortile claustrale con un pozzo al centro.
Alla base dell’abside si notano i resti di una fortificazione dove si riconosce addirittura la base di un torrione quadrangolare che ne costituisce un angolo; la costruzione è ben più tarda rispetto all’abbazia in quanto su una parete compare una pietra rotonda associabile ad un foro per arma da fuoco quindi siamo di certo dopo la metà del XIV secolo e questo si spiegherebbe proprio al fatto della conservazione e della difesa delle derrate alimentari, dopo la trasformazione in azienda agricola.
Sempre all’esterno dell’abside si notano conci di recupero di edifici preesistenti molto più antichi.
La Chiesa
La chiesa presenta un’abside costruito in prevalenza con pietre di arenaria, materiale locale, in cui però si notano vari apporti di travertino recuperati in loco o poco lontano visto che si ipotizza che la struttura sia stata edificata sulla sede di una villa rustica romana.
L’orientamento della chiesa è anomalo, infatti non è est-ovest come avveniva di solito ma è nord-sud e questo non rispecchia le caratteristiche delle modalità costruttive delle abbazie che edificavano la chiesa a nord, poiché essendo l’edificio più grande e massiccio in questa posizione serviva da riparo al monastero proteggendolo dai venti gelidi di tramontana che provenivano da quella direzione; gli altri edifici monastici di solito erano più bassi della chiesa.
Questo potrebbe essere un indizio che indica che la chiesa potrebbe essere un edificio che esisteva già prima dell’abbazia.
La bifora presenta un capitello a stampella anch’esso costruito con un elemento di recupero e i due fregi esterni posti al centro sono entrambi fregi romani riutilizzati.
L’interno è completamente spoglio.
La Cripta
La cripta monoastila con un capitello rozzamente abbozzato presenta un unico tronco di colonna di recupero in travertino posta al centro che sorregge tutta la volta dell’ambiente, che sugli angoli a sud poggia su peduncoli di recupero di travertino, mentre nella parte opposta si apre in maniera semicircolare.
Anche qui si presentano elementi di recupero, però da un’analisi strutturale si deduce che la struttura originale romana è proprio parte di questa, ma in origine era molto più piccola, poi in fase di costruzione è stata allungata a nord con la curvatura semicircolare che si evince attaccata ai muri originali portanti e ad essi addossata creando uno squilibrio assiale con gli originali.
Che questo possa essere l’ambiente originale romano ce lo dice anche la porta con gli scalini che si apre proprio al centro della parete sud e che porta nel cortile e che potrebbe essere stata la porta originale che conduceva in questo ambiente, poi trasformato in chiesa e reso accessibile dalle due porte laterali una che conduceva nella chiesa e l’altra nell’ampio salone accanto destinato forse a refettorio.
Gli stessi materiali denotano un’aggiunta poiché vi troviamo laterizi, ciottoli e pietre arenarie ed altre di recupero; la volta vera e propria poggia su una corona di laterizio che stabilizza le spinte ed evita le fratture oblique tipiche del pietrame.
Secondo alcuni studiosi la cripta è una delle più antiche dell’Umbria.
Curiosità
Nel salone accanto alla cripta, sul pavimento, si apre una botola che da accesso ad uno stretto passaggio che scende nel sottosuolo con una decina di ripidi scalini; alla fine di questi si presenta un ambiente circolare di pochi metri di diametro costruito in laterizi e voltato a bassa cupola.
Tale ambiente contiene lungo le pareti delle nicchie vuote e una seduta che corre alla base per tutta la circonferenza e cosa “curiosa” all’interno si ha un’acustica straordinaria.
Questo però è spiegabile con il fatto che la geometria della stanza costituisce una cassa armonica, come uno strumento musicale, e quindi amplifica e da carattere ai suoni.
Non stato ben definito il ruolo di questo ambiente e la sua datazione costruttiva, ma una giustificazione logica è da ricercare nel suo uso che, secondo me, era destinato a cantina per olio o come ghiacciaia costruita per la conservazione di alimenti deperibili a temperature calde.
La sua costruzione quindi dovrebbe risalire alla fase tardo-monacale quando l’abbazia era già diventata azienda agricola e magazzino per le derrate agricole alimentari.
Non sono infatti rari edifici pressoché identici negli antichi palazzi di Foligno o di Perugia che conservavano nei sotterranei alimenti deperibili ma soprattutto grossi orci in terracotta per olio che venivano riposti proprio nelle nicchie.
Talvolta questi ambienti erano raggiungibili con delle rampe inclinate percorribili da muli o asini che venivano caricati con il materiale da conservare.
Bibliografia
Francesco Guarino Alberto Melelli – Abbazie benedettine in Umbria – 2008
Giustino Farnedi Nadia Togni – Monasteri benedettini in Umbria: alle radici del paesaggio umbro – 2014
http://www.regioneumbria.eu