Abbazia di San Benedetto – Fossato di Vico (PG)
Cenni Storici
Secondo lo storico silvestrino Feliziani, “il quarto Generale della Congregazione Andrea di Giacomo da Fabriano nel 1327 comprò in Fossato case e terre di un nobile sassoferratese e vi eresse un monastero e chiesa sotto il titolo di S. Benedetto e fu il 42° della suddetta Congregazione“.
L’origine di questa abbazia benedettina risalirebbe dunque al 1271 o dintorni, dato compatibile con la tipologia nettamente duecentesca della struttura.
La data 1337 incisa a caratteri gotici e numeri romani su una pietra del portale d’ingresso, o si riferisce ad un portale successivo a quello originario, oppure, ma meno probabile, segnala un fatto importante per la chiesa che non sappiamo più.
Nel ‘300 comunque questa chiesa comincia ad essere affrescata, affrescatura che prosegue anche nel ‘400 e ‘500.
Nel 1341 e nel 1344, ma per altri nel 1383 e nel 1384 (ma anche 1381), questa Abbazia ospita due capitoli generali della Congregazione; in quello del 1381, si discute la proposta, poi respinta, di unione della Congregazione Silvestrina con quella dei Celestini, entrambe ispirate alla regola di S. Benedetto.
Ricordiamo che i Celestini sono i monaci abruzzesi di Pietro da Morrone (costituiti in Congregazione intorno al 1263, incorporata dal papato nell’Ordine benedettino, nel quale i Celestini privilegiano l’aspetto della solitudine.
Il 23 dicembre 1426, il notaio Aschanius Johannis, su richiesta del priore frater Silvester Dominici de Tolentino, iscrive a catasto 41 terreni posseduti dalla chiesa, la quale un secolo dopo, 1522, viene data in commenda al monaco Girolamo di Domenico, poi confermato nel priorato dal vicelegato di Perugia e dell’Umbria con un reddito annuo di 12 ducati d’oro.
Commende e commendatari, come è noto, sono i divoratori dei patrimoni ecclesiastici e alla regola non sfugge la nostra S. Benedetto, che da questo periodo comincia il suo progressivo declino.
Compare come Ecclesia S.ti Benedicti de Fossato ordinis Montis Fani nel Liber Beneficiorum che registra le tasse pagate da ogni chiesa alla sede pontificia e nel 1569 dà inizio a quel Libro delle terre e lavoratori de santo Benedetto de Fossato, tuttora conservato, da considerare una preziosa testimonianza dei contratti mezzadrili da fine Medioevo al secolo XIX.
Nonostante questi beni, nel 1573 i monaci di S. Benedetto sono ridotti a due (a uno di essi, vecchio ed analfabeta, il vescovo proibisce di celebrare la messa) e che i beni non sono o non sono principalmente nella loro disponibilità, ma nella disponibilità di altri.
Nel Medioevo, proprio davanti alla chiesa si svolgeva il forum, cioè il mercato domenicale regolato dalla rubrica CXXXXVIII degli Statuti comunali; i castellani, obbligati a parteciparvi con almeno un membro per famiglia che portasse con sé qualche oggetto o merce, vi esercitavano il baratto con i mercanti venuti da fuori ed ospitati nel vicino hospitale trivii de strata, perché in quanto peccatori (il commercio ha in sé qualcosa di peccaminoso) non potevano essere ammessi entro le mura castellane.
Il monastero è soppresso il 15 ottobre 1652 da Innocenzo X con la bolla “Instaurandae regularis disciplinaee” con questo altri piccoli monasteri e conventi, quelli con meno di sei monaci, causando il passaggio di molti loro beni a vescovi e seminari diocesani.
Contemporaneamente in S. Benedetto sono erette due cappellanie perpetue sacerdotali, destinate a mantenersi con i residui beni posseduti, cioè vi vengono insediati due preti con l’obbligo di risiedervi e celebrare giornalmente e con l’obbligo di pagare annualmente al Seminario di Nocera 20 scudi.
A metà ‘700 un prete della ricca famiglia fossatana Fabri Calandrini comprò la servitù di tutto il convento di S. Benedetto di Fossato, con l’orticino, il pozzo e chiesa, per fare esercizi spirituali, ma che poi alla fine si manifestò come una privatizzazione mascherata.
Nel 1849 furono rifuse le campane visto che una si era rotta ed era stata tolta.
Nel 1865 la chiesa di S. Benedetto è officiata da un cappellano.
Nel ‘900 la parte abitativa dell’antica abbazia è adibita a più riprese a vari usi e la chiesa saltuariamente officiata.
Il colpo di grazia che subisce l’abbazia si ha nel secondo dopoguerra, dapprima negli anni ’50 e ’60 si operò uno sventramento della collina a nord del complesso e nella costruzione di una parte abitativa attaccata all’abbazia e con questa internamente comunicante (contemporaneamente anche la parte abitativa della vecchia abbazia viene interamente stravolta e modificata); il secondo è negli anni ’80, quando a cambiare i connotati è la zona collinare subito a sud dell’abbazia, spianata per ottenervi una colata di cemento per 15 posti macchina.
Aspetto esterno
La struttura vede i due corpi di fabbrica, della chiesa e del monastero disposti in maniera ortogonale ed uniti dal campanile, collocato all’angolo.
La facciata della chiesa, dall’aspetto semplice e rigoroso, presenta un portale ogivale al di sopra del quale si apre il rosone.
Abbazia benedettina del sec. XIII dall’architettura ben conservata, con due portali ogivali e una monofora trilobata, un’iscrizione in numeri romani indicante su pietra la data del 1337.
La parte abitativa dell’abbazia è stata ristrutturata ed ampliata negli ultimi decenni.
Interno
L’interno è caratterizzato dalla pianta a croce greca con navata centrale a tutto sesto e cappelle laterali a crociera, rosone, due portali ogivali, una monofora trilobata e campanile che divide la chiesa dalla parte abitativa.
conserva solo parte degli affreschi tre-quattrocenteschi di scuola eugubina, tra cui quello che forse è il più antico ritratto di Papa (Urbano V).
Fonti documentative
Luigi Galassi – Le cinquanta chiese della storia Fossetana – 2006
www.comune.fossatodivico.pg.it
https://www.parcodelmontecucco.it/it/il-parco/localita/fossato-di-vico/