Abbazia di San Benedetto di Sasso Latrone – Caldarola (MC)


 

Cenni Storici

Su uno sperone roccioso, che è una propaggine del M. Fiungo, sul lato che guarda verso occidente, addossato allo scoglio, si innalzano i resti di un vasto edifico, tutto circondato da una fitta lecceta, è quanto rimane dell’antica “Abbatia sancti Benedicti de crypta Saxi Latronis“, monastero benedettino probabilmente risalente al IX – X secolo che ancor prima che venisse trasformata in un eremo, fu una vera e propria fortificazione.
Nell’alto Medioevo vengono indicati col termine “latrones” quegli uomini liberi, feudatari ma anche persone benestanti che, defraudati dai potenti dei loro possessi, si dedicavano al brigantaggio, a volte in modo organizzato e quasi militare, a servizio di qualche signorotto, altri vagavano vivendo di elemosina e di espedienti.
In un documento carolingio dell’805 si distinguono i latrones vagantes, o mendicanti, dai latrones manentes, o fuorilegge.
E’ certo che la posizione dell’eremo di S. Benedetto era decisamente adatta per agguati ed imboscate ai continui passaggi di merci considerato che dall’alto era in grado di controllare questa importante e stretta via di comunicazione e di commercio che si snodava all’interno della valle del Chienti, dove era frequente il movimento di merci e truppe.
Nel 963 l’imperatore Ottone I traversando l’Appennino per l’altopiano di Plestia, assegna un diploma “In villa Faverii in comitatu Camerino“.
Il primo documento che cita l’abbazia è del 1153, ma il monastero era sicuramente esistente da qualche secolo.
Le testimonianze documentarie proseguono fino al declinare del XIII secolo per poi tacere del tutto.
Godette sicuramente della protezione dei Varano di Camerino, per poi seguire le sorti degli altri monasteri, spegnendosi con il regime commendatario nel XV secolo.
Probabilmente l’abate era anche conte, cioè aveva funzione di feudatario nel controllo della zona.
Fino a tempi recenti, il vescovo di Camerino poteva infatti fregiarsi del titolo “Abbas abatiae s. Benedicti de Crypta saxi latronum et comes Vallis Cimariae“.
Il monastero era quindi fortificato come un castello e la sua storia è probabile che inizi a delinearsi con il dominio longobardo sulla zona.
Alle pendici del Monte Capolapiaggia, resistono ancora alcuni toponimi tipicamente longobardi come Sala (gruppetto di case sul versante orientale) e Valdo (versante sud del monte).
Nel IX secolo il fiume Chienti fungeva poi da confine tra gli estesi possedimenti di alcune grandi e lontane abbazie benedettine come quelle di Farfa e, addirittura, di S. Clemente a Casauria.
Il monastero benedettino di S. Benedetto di “Sasso Latrone” aveva estese pertinenze nella valle del Chienti fino alla selva di Brancorsina sul Fiastra.
 

Aspetto

Dell’antico monastero e delle fortificazioni successive resistono ancora parte della torre e alcune cortine della chiesa col portale a tutto sesto e una monofora.
La copertura a volta a botte di pietra, è interamente crollata.
Ai piedi della costruzione c’è ancora la cisterna interrata.
Più oltre la torre, che conserva ancora la possente muratura di base e un locale con volta a botte, in conci ben connessi, su cui si aprono le finestrature e le feritoie dalle quali si domina l’intera vallata.
L’ingresso del locale presenta un arco ogivale; il panorama da quassù è superbo e il sito è isolato e di difficile accesso, si capisce bene perché esso sia stato scelto prima da chi viveva di rapina e di brigantaggio e successivamente dai monaci.
 

Fonti documentative

http://www.fitelmarche.it/

http://www.trekkingmontiazzurri.com/

Andrea Antinori – I sentieri del Silenzio – guida agli eremi rupestri ed alle abbazie dell’Appennino umbro-marchigiano – Società Editrice Ricerche
 

Mappa

Link coordinate: 43.132783 13.159808

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