Abbazia di Monte Oliveto Maggiore – Asciano (SI)
Cenni Storici
Sede dell’abate generale della Congregazione benedettina di Monte Oliveto e dell’abbazia territoriale di Monte Oliveto Maggiore è un complesso monastico all’interno del comune di Asciano.
Seguaci dell’ordine dei benedettini, gli olivetani fondarono il loro monastero nel 1313 sull’omonimo monte a metà strada tra Siena ed Arezzo.
Nel 1319 la fondazione ricevette l’approvazione dal vescovo di Arezzo Guido Tarlati e fu inserita nella regola benedettina; l’anno successivo iniziò la costruzione del monastero e nel 1344 la Congregazione olivetana ricevette la conferma da papa Clemente VI (1342-1352).
Si accede al monastero tramite un palazzo medievale in mattoni rossi, sovrastato da una massiccia torre quadrangolare dotata di barbacani e merlature.
La costruzione di questo edificio, adibito a porta d’ingresso fortificata del monastero, fu iniziata nel 1393, per terminare nel 1526, sopra l’arcone d’ingresso è posta una terracotta smaltata, raffigurante la Madonna col Bambino circondata da due angeli, attribuita ai Della Robbia; nei pressi è posta un’altra terracotta robbiana, raffigurante San Benedetto benedicente.
Da qui si imbocca un lungo e suggestivo viale di cipressi, lungo cui sono posti l’orto botanico della vecchia farmacia, distrutta nel 1896, una peschiera risalente al 1533 e alcune cappelle, quella della Madonna dell’Onigo, quella di San Benedetto, quella di San Bernardo Tolomei, quella di Santa Croce, quella di Santa Francesca Romana e quella di Santa Scolastica.
In fondo al viale si trova il campanile, di stile romanico-gotico, e l’abside della chiesa che presenta una facciata gotica; nella zona absidale è stata collocata nel 2009 la statua di San Bernardo Tolomei, di Massimo Lippi.
La chiesa, a una navata a croce latina, presenta un interno molto luminoso.
È stata rinnovata in forme barocche nel 1772 da Giovanni Antinori.
La maggiore opera d’arte presente è il Coro ligneo intagliato e intarsiato di fra Giovanni da Verona, realizzato nel 1503-1505, si tratta di uno dei più importanti esempi di opere di tarsia d’Europa.
Da una porta situata a destra dell’ingresso della chiesa si accede al Chiostro Grande a pianta rettangolare e venne realizzato tra il 1426 e il 1443; presenta, al centro, una statua marmorea di San Benedetto e, in un angolo, una vera di pozzo, anch’essa in marmo, costruita nel 1439.
Il lato più antico presenta un particolare doppio loggiato in corrispondenza del primo e del secondo piano, con archi a tutto sesto poggianti su colonne in mattoni con capitelli in pietra.
Le pareti delle quattro gallerie al pian terreno sono interamente dipinte con gli affreschi delle Storie di San Benedetto, realizzati da Luca Signorelli e Antonio Bazzi detto “Il Sodoma”.
Si tratta di una delle più importanti testimonianze della pittura italiana dell’epoca rinascimentale.
Gli otto affreschi del Signorelli furono realizzati nel 1497-98, i restanti del Sodoma sono posteriori al 1505.
Il Chiostro di mezzo è stato realizzato nel XV secolo ed è circondato da un porticato con archi a tutto sesto poggianti su pilastri ottagonali.
Sopra la porta di accesso vi è la tela raffigurante la Madonna col Bambino ed angeli del XV secolo.
Sulla destra dopo aver attraversato un atrio in cui sono posti un lavabo del XVI secolo e sopra l’affresco dell’Annunciazione del Riccio, si accede al Refettorio, costruito nel 1387-1390.
È costituito da un unico grande ambiente coperto con volta a botte ribassata e lunettata illuminato da grandi finestre rettangolari che si aprono sulla parete sinistra.
Le pareti e la volta sono decorate dagli affreschi di fra Paolo Novelli che li realizzò nel 1670.
Sulla parete di fondo è posta la tela raffigurante l’Ultima Cena di Lino Dinetto (1948) in luogo di un antico affresco avente come soggetto lo stesso tema, attualmente in gran parte perduto.
Dal chiostro di mezzo per una scala si accede al primo piano.
Sulla prima rampa è posto l’affresco del Sodoma dell’Incoronazione di Maria; sulla seconda rampa l’affresco di ignoto raffigurante la Deposizione.
Nel vestibolo dipinto ad encausto raffigurante Personaggi e fatti della Congregazione Olivetana di Antonio Müller di Danzica risalente al 1631 si ha una doppia scalinata di recente costruzione che permette l’accesso alla biblioteca.
La sala della Biblioteca, voluta dall’abate Francesco Ringhieri nel 1515, fu disegnata da fra Giovanni da Verona, che ne scolpì anche i capitelli in pietra serena, intagliò il portone di ingresso, l’armadio per i corali sulla parete di fondo e il candelabro ligneo del 1502, collocato in mezzo alla sala.
Si tratta di un lungo ambiente diviso in tre navate, quella maggiore con volta a botte, le due laterali con volta a crociera, da un colonnato che sta in piedi nonostante nella stanza sottostante non ci siano colonne (vi è infatti il refettorio), poiché le colonne sono inclinate in modo da scaricare il peso sul muro portante.
La biblioteca monastica contiene 40.000 tra opuscoli, volumi e incunaboli, che tuttavia non sono quelli della originaria dotazione, andata dispersa dopo la soppressione dell’Ordine nel 1809, ma provengono dal soppresso monastero olivetano di Santa Maria di Monte Morcino Nuovo, presso Perugia.
Da un grande arco che si apre nella parete di fondo, tramite una doppia scalinata, si accede alla Farmacia, anch’essa del XVI secolo.
La Farmacia accoglie in vasi di ceramica bianca ed azzurra contrassegnati dallo stemma olivetano (XVII secolo) una ricca collezione di erbe medicinali.
Sulle parete laterali due grosse icone intagliate in legno e indorate di un artista del XV secolo, mentre sulla parete di fondo si staglia la Madonna che dona l’abito monastico a san Bernardo Tolomei di Giovanni de Maria (XVI secolo).
Il Definitorio, la Sala del Capitolo (1498), sulla cui parete di fondo è posto l’affresco Madonna col Bambino e Santi di Matteo Ripanda (XVI secolo), è ora sede di un piccolo museo di arte sacra.
Vi sono infatti ospitati una serie di dipinti quali la Madonna col Bambino di Segna di Bonaventura, la Maestà del Maestro di Monteoliveto, il San Bernardino di Neroccio di Bartolomeo, l’affresco di scuola senese raffigurante San Sebastiano, un autoritratto del Sodoma e la Madonna col Bambino di Vincenzo Tamagni.
Interessante anche la visita alla cantina storica, per le sue dimensioni è probabile vi si vinificasse anche per i poderi circostanti.
Fonti documentative
http://www.abbazie.com/mom/visita_it.html
http://www.monteolivetomaggiore.it/
https://it.wikipedia.org/wiki/Abbazia_di_Monte_Oliveto_Maggiore
Nota
La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.