Convento di San Fortunato – Montefalco (PG)
Cenni storici
La leggenda del santo titolare fu scritta dal longobardo Audelao alla fine del VII secolo e narra che San Fortunato, evangelizzatore, prete della chiesa di Zirrita vissuto nel IV secolo, alla sua morte intorno al 390 venne sepolto in un campetto.
Alcuni anni dopo il magister militum Severo, civis martanus, fece costruire in onore del santo, a seguito di una grazia ricevuta, la basilica, che il vescovo spoletino Spes consacrò (8 agosto 422, secondo la tradizione) facendovi deporre il corpo del santo.
Di questa restano quattro colonne antiche romane, riadoperate nel quadriportico antistante la chiesa, e numerosi resti epigrafici e lapidei della stessa epoca.
All’interno del convento si conservano anche due sarcofagi cristiani con coperchio a doppio spiovente e numerose iscrizioni funerarie di età romana, di cui è ignoto il luogo di rinvenimento.
Altre iscrizioni originariamente conservate nel convento sono ora esposte nel museo Civico di Montefalco.
La chiesa fu edificata nel fundus Varianus, in seguito proprietà dei duchi longobardi di Spoleto, fu pieve medievale di un vasto territorio.
Costituiva il centro di un sistema territoriale da cui dipendevano circa cinquanta chiese.
La chiesa, anche se più volte rimaneggiata, è di impianto romanico, risale, in parte, al XII secolo.
A navata unica è coperta da volta leggermente ogivale terminante con un’abside quadrata aggiunta nei restauri del 1339.
La facciata prospetta su un ampio quadriportico, ricostruito nel XV secolo, sul cui lato nord sorge la cappella delle Rose edificata anch’essa nella stessa epoca.
La chiesa fu uno dei luoghi religiosi più importanti della diocesi spoletina durante il Medioevo e il primo Rinascimento.
Accanto a questa sorgeva un castello che appartenne ai duchi longobardi di Spoleto e successivamente passò all’episcopato spoletino fino ad arrivare, in un terzo momento, alla camera apostolica pontificia, che lo trasformò nella sede dei rettori del ducato spoletino (1320 – 1355).
Il rettore Jean d’Amiel, con il consiglio di Lorenzo Maitani (1322-1324), fece ricostruire l’antica rocca, occupata successivamente dai Trinci di Foligno.
Successivamente alla caduta dei Trinci, signori di Foligno che tiranneggiarono su Montefalco, nel 1439, il castello fu distrutto a furore di popolo.
Sulle sue rovine, tra il 1442 e il 1448, venne edificato il convento dei frati Minori dell’Osservanza Francescana, su richiesta di frate Antonio da Montefalco, generale provinciale dell’ordine dell’Osservanza, già riformatore del monastero perugino delle clarisse di Monteluce, inviato in Abruzzo come paciere, frate Antonio fu personaggio di spicco all’interno del clero, tanto che nel conclave del 1455 fu sul punto di essere eletto papa.
Gli stessi frati per primi chiamarono Benozzo Gozzoli a Montefalco per decorare la propria chiesa.
Qui l’allievo dell’Angelico realizzò la lunetta del portale con “Madonna col Bambino tra San Francesco e San Bernardino da Siena e sette angeli“.
San Fortunato è, insieme a Santa Chiara della Croce, patrono di Montefalco.
Opere d’arte conservate
– Cappella delle Rose (lato sinistro del quadriportico): affrescata nel 1512 da Tiberio d’Assisi (opera firmata nel cartiglio sulla parete destra), con episodi relativi all’Indulgenza della Porziuncola, Santi francescani, l’Eterno benedicente sulla volta e “Cristo sul sepolcro” (paliotto dell’altare).
– Affreschi della porta d’accesso alla chiesa: sette Angeli oranti sopra l’arco, Madonna col Bambino e Santi nella lunetta, opere di Benozzo Gozzoli (1450); S. Sebastiano alla colonna sul fianco destro, opera di Tiberio d’Assisi.
– All’interno, parete sinistra: antica Cappella rimaneggiata nel secolo XVIII, la cui decorazione fu affidata a Francesco Melanzio nel 1495; vi è conservato il sarcofago detto di S. Severo, del IV o V secolo, con tracce di dipinti, molto deteriorati, attribuiti al Gozzoli (Ecce Homo e due Angeli adoranti).
Inoltre lo stesso Gozzoli realizzò una bellissima tavola con “La Vergine assunta che porge la cintola a San Tommaso“, “Varie scene della vita della Madonna” nella predella e “Alcuni santi” nelle paraste.
La tavola fu donata dal Comune a Pio IX nel 1848 per avere il titolo di città e attualmente si trova nella Pinacoteca Vaticana, al suo posto si trova ora una copia.
– All’altare di S. Severo: tela riproducente il santo, di Andrea Polinori (sec. XVII).
– Nell’abside: coro ligneo con stalli e decorazioni del XVI secolo.
– Parete destra: altare di S. Fortunato, con S. Fortunato in abiti presbiterali assiso, resto di un più ampio affresco di Benozzo Gozzoli (1450), mutilato per la costruzione del prospetto in stucco nel secolo XVII; Madonna col Bambino e un angelo musicante, affresco firmato di Benozzo Gozzoli (1450), pure mutilo per lo stesso motivo.
– Chiostro interno (del XV secolo): affrescato nel 1720 con episodi della Vita di S. Francesco e della Vita di S. Fortunato, con stemmi di famiglie nobili di Montefalco e ritratti di francescani illustri.
Vi è una raccolta di lapidi e frammenti romani ed altomedievali.
– Refettorio conventuale, parete di fondo: popolaresca Ultima Cena (secolo XVII).
Grotte di San Fortunato
Nel bosco del convento sono conservate le cosiddette “Grotte di San Fortunato“, probabilmente in origine un tempio pagano dedicato al dio Mitra, oratorio sotterraneo di epoca paleocristiana, poi adibito al culto del cristianesimo.
Sono vani scavati in un banco di breccia ed argilla, tra cui, quello centrale a forma di croce, probabilmente usato come oratorio.
Esemplare antichissimo e quasi unico, forse cella del santo come si ricorda in un’antica leggenda.