Abbazia ( Convento ) di Farneto – Colombella (PG)

Luogo strettamente legato al Francescanesimo e alla presenza materiale di San Francesco che ancora oggi richiama moltitudini di giovani da ogni parte del mondo.

 

Cenni Storici

LUOGO DEI PRIMORDI DEL FRANCESCANESIMO
Farneto, a circa 14 chilometri da Perugia, sulla antica via Eugubina, sarebbe restato uno dei tanti colli ricoperti dai ruderi di vecchi monasteri benedettini, se non fosse stato affidato, in atto di riconoscenza, a San Francesco e ai suoi frati.
Infatti una antichissima tradizione, convalidata dalle più antiche fonti storiche del francescanesimo fa risalire a San Francesco d’Assisi gli inizi di questo umile santuario, detto del Farneto a motivo della folta presenza nella selva che lo circonda di alberi di farnie (querce) che hanno finito per dare il nome prima al convento e poi al grazioso insediamento che gli è cresciuto attorno ai piedi del colle.
In questo luogo boscoso, custodito ancora da intatto silenzio Francesco di Assisi, avrebbe dimorato più volte lasciandovi, come in tanti altri luoghi segni commoventi e significativi della sua presenza:
Racconta Fra Tommaso da Celano, primo biografo del santo che, recandosi Francesco alla Verna, mentre un giorno attraversava la ridente valle del Tevere, tra Perugia e Gubbio, gli si fece incontro l’abate del Monastero benedettino di san Giustino, per salutarlo e raccomandarsi alle sue preghiere.
Proseguendo il cammino poco dopo, Francesco pregò il compagno di fermarsi un poco, perché voleva mantenere la promessa appena fatta.
Ed ecco, il santo si raccolse in preghiera sul bordo della strada e, nel frattempo, l’abate senti improvvisamente un insolito calore ed una dolcezza di spirito, sino allora mai provata, per questo motivo, aggiunge il Celano, egli restò poi sempre affezionato all’Ordine dei Frati Minori. (Vita seconda cap. LXVII – FF 688).
Gli storici francescani, Gonzaga, Wadding e Agostino da Stroncone, raccontano che dopo quell’incontro l’abate abbia voluto donare a Francesco e ai suoi frati, il luogo del FARNETO.
Qui, i monaci, avevano un piccolo ospizio dipendente dal vicino Monastero di san Giustino, ove c’era quasi sicuramente, un minuscolo oratorio dedicato alla Vergine santissima Addolorata, da qui il titolo, che è restato per alla chiesa: S. Maria della Pietà.
Farneto nel 1400 fu uno dei primi romitori assegnati a fra Paoluccio Trinci per l’Osservanza. Marco da Lisbona ricorda nelle sue “Cronache” che a Farneto San Giacomo della Marca trascorse un’interna invernata, predicando a folle di pellegrini e sanando molti infermi.
Attualmente, oltre al cipresso-bastone, alla reliquia del sacco, allo scoglio nel bosco, è restato un braccio del primitivo convento, probabilmente del sec. XIII, chiamato appunto « dormitorio di San Francesco », con una cella che si dice abitata dal Santo, ed adattata ora a cappella interna.
 

Aspetto attuale

In cima al colle, dal quale si gode un bei panorama, è l’agile facciata della chiesetta conventuale dal sapore campestre, umile e devota. L’interno ha una navata e sulla destra una navatella minore.
Nel presbiterio splende all’altare maggiore un elegante e festoso paliotto di scagliola, ornato di fiori e di uccelli multicolori vivacissimi.
Risale al 1742 ed è stato realizzato da frati francescani artisti del tempo.
Nella chiesetta, è stato custodito e venerato per secoli un pregiatissimo dipinto del XIII secolo con Maria, Bambino e storie della Passione del Signore attribuito al così detto “Maestro del Farneto” assieme ad una Splendida Pietà del secolo XIV di Pietro Vannucci detto il Perugino.
Inoltre vi si trovava un trittico di Pellegrino di Giovanni, del 1410 circa raffigurante una Madonna in Trono con Angeli, san Francesco e Sant’Antonio Abate; tale attribuzione però è messa in dubbio da altri esperti secondo cui il “Trittico del Farneto” (tempera su tavola; 129,5 x 163 cm) è un dipinto realizzato nel 1425 da un ignoto pittore, convenzionalmente chiamato Maestro del Trittico del Farneto, attivo a Perugia nel sec. XV e sullo stile del quale gli esperti evidenziano lo stretto influsso di Gentile da Fabriano.
Composto da tre tavole cuspidate, con la centrale (di dimensioni maggiori) nella quale è rappresentata la Madonna con Bambino e due angeli che reggono un cartiglio sul quale possiamo leggere “GLORIA IN ECELSIS“, mentre in quelle laterali sono rappresentati S. Francesco d’Assisi e S. Antonio Abate.
Queste opere insigni, asportate dalla chiesa in seguito alla soppressione dei conventi, avvenuta nella fine dell’ottocento, sono ora custodite, dal 1867, nella Galleria Nazionale dell’Umbria, di Perugia.
Il convento, che ha al Centro un bel chiostro arioso, ha una forma irregolare, dovuta alle aggiunte e alle varie costruzioni di cui è stato oggetto lungo i secoli.
 

Storie di vita di S. Francesco a Farneto

UNA VISTA ANGELICA
L’emozionante visita di un angelo ai frati del Farneto è ricordata da una preziosa reliquia, custodita ancora nella chiesa del convento ed è oggi, anche da un monumento in bronzo collocato recentemente, in una nicchia, sulla facciata della chiesa.
Raccontano a tale proposito le cronache che, durante un inverno particolarmente rigido, a motivo di una abbondante nevicata, i frati non erano potuti uscire per la questua e la fraternità era restata senza cibo. Ora, mentre i frati stavano pregando con Francesco, si sentì bussare al portone ripetutamente. Un frate corse ad aprire ed ecco, un giovane bellissimo e sconosciuto, gli consegnò un sacco pieno di pane fragrante e profumato che il frate, raggiante di gioia, depose sulla povera tavola. I frati allora, corsero verso la porta per dire anch’essi il loro grazie a quel singolare benefattore, ma il giovane era scomparso, senza peraltro aver lasciato traccia alcuna sulla neve immacolata.
IL BASTONE DI SAN FRANCESCO
Un solitario cipresso, che per secoli ha svettato alto e solenne dominando il colle del FARNETO, visibile da ogni parte, da molto tempo ormai si è inaridito sotto le insidie dei fulmini, ma soprattutto per i continui tagliuzzamenti compiuti dalla gente.
Una graziosa leggenda racconta che Francesco, volendo provare un giorno lo spirito di obbedienza di un frate, abbia piantato in cima al colle del Farneto un bastone in terra e che abbia poi comandato al frate di innaffiarlo ogni giorno.
L’obbedienza compì il miracolo, il bastone germogliò, crebbe rigoglioso e diventò un maestoso cipresso, ma molto particolare.
Raccontano, e vecchie foto lo testimoniano ancora, che il cipresso non aveva la solita punta a cono, ma che stranamente, la sua chioma in alto, era come quella di un pino dai rami contorti e filamentosi.
Nel 1926, ottavo centenario del pio transito del Poverello di Assisi, il tronco dell’antico cipresso venne ingabbiato in una specie di traliccio di ferro, come un monumento e poi, rimosso alcuni anni or sono, collocato su di un semplice basamento sul fianco destro della chiesa.
LA SUPERBIA DI FRATE ELIA
Un giorno, mentre San Francesco sostava nel luogo di Farneto insieme a frate Ella vicario dell’Ordine, fu bussato insistentemente alla porta da un giovane bellissimo. Fu aperto da frate Masseo, il quale rimproverò il giovane di aver “picchiato disusatamente” e gli dettò le norme… civili del picchiare alle porte dei conventi: “Picchia tre volte, una dopo l’altra, di rado: poi aspetta tanto che il frate abbia detto il pater nostro e venga a te; e se in questo intervallo e’ non viene a te, picchia una altra volta“.
Ma a queste norme di gentilezza da parte di frate Masseo fa contrasto fortissimo la superbia irata di frate Elia, il quale non vuole andare alla porta a rispondere ai quesiti del giovane. Si moverà solo dietro formale precetto d’obbedienza di San Francesco; ma quando l’ospite vorrà sapere se sia lecito in convento coartare le libertà evangeliche, frate Elia risponderà con disprezzo: “lo so ben questo, ma non ti voglio rispondere; và per i fatti tuoi!”. Riportate le cose a San Francesco, questi si turbò; riconobbe che il giovane era un angelo mandato da Dio a rimproverare frate Elia dei nuovi obblighi che aveva imposti ai frati, e gli disse: “Male fate, frate Elia superbo, che cacciate da noi gli Angeli santi, i quali ci vengono ad ammaestrare. lo ti dico che temo forte che la tua superbia non ti faccia finire fuori dell’Ordine“.
 
 
 

La Selva del convento

Il colle verdeggiante del FARNETO è tuttora ammantato, da una bella selva. Nel bosco, quasi addossato al muro di cinta c’è un minuscolo oratorio dedicato al santo che ne ricorda la contemplazione, le estasi, ma anche i momenti duri delle prove e delle tentazioni.
E là, proprio ove ora sorge l’oratorio, una notte il demonio, dopo aver inutilmente tentato il Poverello, cercò di precipitarlo dalla roccia verso il dirupo. Il santo allora si aggrappò al grande masso che divenne improvvisamente pastoso. Nella roccia, oggi incastonata nell’oratorio, vengono ancora indicate le impronte delle mani e delle ginocchia di Francesco.
 
IL FANCIULLO FRATICINO
L’antica selva del FARNETO, stando alla narrazione dei Fioretti di san Francesco, sarebbe stata teatro, in una notte dì luce paradisiaca di un delicatissimo e commovente episodio che ebbe come protagonista un fanciullo accolto dal santo nell’Ordine, come novizio.
Questi, desideroso di conoscere ancor di più la vita santa del Poverello, una sera si coricò accanto e legò la sua corda a quella di Francesco desideroso di vedere cosa il santo faceva di notte.
Accortosi, Francesco sciolse la corda del giovane senza che questi si svegliasse, destatosi il ragazzo si mise alla ricerca di lui, sino a quando non senti parlare. E fatti alcuni passi, vide una mirabile luce che circondava Francesco in colloquio con il Cristo, la Vergine Maria e san Giovanni Evangelista ed il Battista circondati da una moltitudine di angeli.
Il fanciullo cadde a terra tramortito. Terminata la visione, Francesco inciampò nei corpo dei. ragazzo, lo sollevò teneramente con le sue braccia e lo riportò al dormitorio comune. (Fioretti cap. XVII – FF 1847)
 

Ai giorni nostri

A FARNETO, come in tanti altri luoghi umili e silenziosi, legati al passaggio o alla prolungata sosta di Francesco, i frati continuano ad essere presenti.
Dietro di lui, sui suoi passi luminosi, lungo gli otto secoli di storia francescana, sono passate intere generazioni di suoi figli ed anche oggi, i giovani francescani che dimorano nel convento del FARNETO, sono la prova più vera e convincente, che Francesco è vivo ancora, è in mezzo a noi continuando a donarci quel pane fragrante, profumato di fraternità e di amore, che proprio qui al FARNETO egli ottenne dal cielo, in un giorno freddo e nevoso, per i suoi frati!
 

Orari Convento

Feriale: ore 6, 30 Lodi mattutine ore 7, 00 S. Messa ore 19, 00 Vespri e Ufficio di Letture
Festivo: ore 7, 30 Lodi mattutine ore 10, 00 S. Messa ore 19, 00 Vespri e Adorazione
 

Bibliografia

Locandina esposta presso il Convento ad opera di Fra Gualtiero Bellucci, ofm.
Vita di San Francesco e Trattato dei Miracoli di Fra Tommaso da Celano
 

Mappa

Link coordinate: 43.167094,12.499382

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