Cenni Storici
E’ una frazione del comune di Magione posta su una collinetta conica di 338 m. tutta verde, sopra la valle del Caina la cui antropizzazione risale all’epoca etrusca; nelle mura esterne degli edifici del Castello di Monte Sperello sono reimpiegate diverse urnette cinerarie di età etrusca (III-II secolo a.C.), fra queste ce n’è una molto interessante con scolpita una testa di medusa che, assieme ad altri esemplari rinvenuti lungo la collina dove sorge il borgo, invitano a collocare a Montesperello un coevo insediamento, dalle cui necropoli o tombe sparse devono evidentemente provenire questi cinerari.
A conferma dell’insediamento etrusco forse solo come luogo di sepoltura, ci sono delle cavità ipogee di cui ancora non è ben chiaro lo scopo della loro realizzazione, forse lo scopo era quello di sepoltura.
A qualche metro dalla Chiesa di San Cristoforo, esterna ma addossata alle mura castellane, all’interno di uno degli ambienti delle abitazioni moderne situate subito a nord dell’edificio sacro, è conservato l’ingresso di quella che, in maniera quasi scherzosa, è detta dagli abitanti di Monte Sperello “Grotta dei Misteri“.
Si tratta di un ambiente ipogeo scavato nella roccia arenaria con tre rampe di scale che terminano in un ambiente con nicchie quadrangolari, con un piano di appoggio; rimane oscura, infatti, la sua originaria funzione.
Tra le varie soluzioni possibili, due sono quelle più verosimili: quella di vedervi una tomba etrusca oppure una semplice cantina.
Viste però le urnette cinerarie reimpiegate nelle mura degli edifici del castello, non è escluso che si tratti di una tomba etrusca e successivamente trasformata in cantina in epoca più recente.
Successiva a quest’epoca c’è stata l’occupazione romana con un insediamento rustico e forse il nome stesso del luogo può essere riconducibile proprio ad un suo proprietario di nome “Perellius“.
Pare che l’insediamento vero e proprio sia stato fondato da Bernardo Montesperelli nel 608, però il primo documento che ne parla lo troviamo in una concessione fatta da Ottone III che lo confermò all’abbazia di Campoleone, l’attuale Capolona vicino ad Arezzo, per volere di Ugo, marchese di Toscana e abate dell’abbazia stilata “il tredici di Dicembre, l’anno dell’incarnazione del Signore DCCCCLXXXXVII, indizione decima, l’anno decimoquarto del regno di Ottone III, secondo dell’Impero. Fatto a Trento felicemente“.
Da questo atto comprendiamo la vastità economica e territoriale della concessione:
“……con questo nostro editto decretiamo, stabiliamo e confermiamo che il Monastero stesso de ve avere corti, castelli, torri, chiese e ville con le loro pertinenze, cioè Castiglione Chiusino, che è presso il Lago Perugino, il castello che è detto Montesperello e la piccola corte chiamata Tiviano, con tutti i loro beni mobili e immobili, i famigli di ambedue i sessi, i servi e le ancelle, i mansi, le cappelle, le decime, le ville, i campi, i prati, i pascoli, le selve, i monti, le pianure, le acque, i decorsi delle acque, i mulini, i luoghi atti alla pesca, tutte le appendici e gli utensili pertinenti ai predetti luoghi. Tutto ciò sia dominio dell’abate e dei suoi successori ….”.
Questa donazione fu confermata dagli imperatori Corrado II nel 1026 e nel 1027 ed Enrico III nel 1047. L’imperatore Federico I, detto Barbarossa, scese in Italia verso la metà del secolo XII e da Lodi, dove risiedeva, emise un diploma, il 25 giugno 1161, a favore dell’Abbazia di San Gennaro di Campoleone per confermarne tutte le proprietà e ne aggiunse delle altre.
Nell’elencazione del 1282 è citato come villa e vi si contano 6 focolari per una popolazione di una trentina di abitanti.
Nel 1438 appartiene al Contado di Porta Susanna e conta 3 fuochi ed è allibrato per 67.16 libre grosse, solo nel 1501 si ha un incremento demografico raggiungendo 10 famiglie.
Gli abitanti di Monte Sperello, nel 1287, parteciparono alla bonifica della pianura sottostante insieme agli uomini di Monte Melino e Pian di Carpine.
Da questo paese derivò il nome dei Montesperelli che devono essere senza dubbio annoverati tra i grandi proprietari dei territori di Pian di Carpine, Montesperello, Montemelino; questa famiglia, il cui lignaggio è fra i più antichi del contado perugino, che erose al potere ecclesiastico i suoi possedimenti e acquisì terre e titoli nobiliari.
Nel 1361, essendo Averardo Montesperelli capo dei nobili perugini, che avevano congiurato contro i popolani, si rifugiò in questo castello con i suoi fedeli: sorpresi, dovettero fuggire, mentre i soldati misero a sacco il castello e il capitano dei nobili, ordinò che il castello venisse scaricato.
Il 16 dicembre 1402 in seguito alla ribellione che aveva generato disordini in varie parti del territorio, il consiglio dei priori delle arti di Perugia deliberava la distruzione del castello di Olmo e “dei fortilitia sive palatia di Monte Sperello e Monte Frondoso“.
La distruzione di essi doveva essere totale, dalle fondamenta, affinché di queste costruzioni non rimanesse più nulla; cosa che deve essere avvenuta, infatti, nel 1380, la località è censita come villa; ugualmente nel 1410, anno in cui vi si enumerano 24 bocche.
Nel 1402 truppe pontificie, fiorentine e di Braccio lo presero per il papa, ma i popolani perugini lo ripresero lo stesso anno ed ordinarono che venisse distrutto; i magistrati ne decretarono l’abbattimento.
Nel 1438 appare ancora come villa, con soli 3 focolari; dal 1439 in poi è indicato sempre come castello.
Roberto Malatesta, signore di Rimini e generale delle truppe fiorentine, il 17 giugno 1473 vi ruppe l’esercito ecclesiastico, devastò il castello e il suo territorio, facendo 168 prigionieri dell’armata perugina.
Risulta che all’interno del castello vi fu anche un piccolo ospedale per poveri.
Nel Rinascimento, la famiglia Montesperelli emerse come grandi mecenati delle arti; sotto il loro patrocinio, il castello divenne un centro di cultura e creatività, ospitando artisti, scrittori e musicisti di fama; durante questo periodo, il castello ha visto una fase di splendore artistico e architettonico, con la costruzione di nuove ali e l’adozione di elementi stilistici rinascimentali.
La storia contemporanea ne fa seguire le vicissitudini del comune di Magione di cui da sempre dipende.
Aspetto
Il castello ha un suo fascino poiché con la sua cinta muraria cinge per intero la cima della collina conica su cui sorge.
Presenta una originale porta di accesso posizionata ad est, ma ad oggi è solo ad uso pedonale infatti nella parte opposta della cinta muraria è stata realizzato un percorso che garantisce un accesso con le auto che così possono raggiungere il piazzale antistante i fabbricati.
Nel piazzale è presente un pozzo che anticamente doveva costituire la riserva idrica del castello.
Nella parte ipogea del castello vi sono diversi cunicoli che sfociano al difuori dele mura e che probabilmente servivano come vie di fuga in caso di assedio e pericolo per gli abitanti.
Attualmente la struttura di proprietà privata viene concessa in affitto per feste, eventi e matrimoni.
La panoramica sulla valle è straordinaria addirittura si ha una visione totale sull’autodromo di Magione che da qui ha una vista migliore delle tribune.
Fonti documentative
Mario Tabarrini – L’Umbria si racconta Dizionario E-O – 1982
Remo Serafini – Castiglione del Lago e Paciano, eredità dei Monaci Benedettini nel loro territorio – 1989
Maria Cappelletti – Solomeo un paese i castelli e le chiese – 1993
Alberto Grohmann – Città e territorio tra medioevo ed età moderna (Perugia sec. XIII – XVI) – 1981
http://www.magionecultura.it/default3.asp?active_page_id=168&idL=25
https://castellodimontesperello.it/our-story/
Mappa
Link alle coordinate: 43.124838 12.228881