Iscrizione rupestre – Triponzo
Per osservare bene l’iscrizione rupestre dello Scoppio (da scopulus, scoglio), oggi leggibile ad altezza d’uomo, un tempo bisognava ricorrere alle scale.
Fino a metà sec. XIX, infatti, il piano della via Nursina era di 220 cm. più basso dell’attuale.
Il transito fra Norcia e Spoleto si è svolto su questa sorta di cengia per venti secoli, cioè fino all’apertura della galleria attigua nella seconda metà del Novecento.
L’epigrafe è incisa su una superficie levigata, più ampia del necessario, alla base di un taglio artificiale attualmente alto circa 11 metri e lungo il doppio.
Questo il testo:
C(aius) Pomponius C(ai) f(ilius) L(ucius) Octavius Cn(aei) f(ilius) q(uaestores) d(e) s(enatus) s(ententia)
“Caio Pomponio figlio di Caio e Lucio Ottavio figlio di Gneo, questori (di Roma, costruirono) per decreto del Senato (Romano)”.
L’opera fu eseguita attorno all’ 88 a. C., durante la guerra sociale. Della stessa epoca, o forse più antico, è il semitunnel scavato a forza di scalpello sulla parete verticale di Balzatagliata, a monte di Triponzo, per consentire alla via Nursina di risalire la valle del Corno.