Eremo di Montecorona – Umbertide (PG)
Cenni Storici
Sulla sommità del monte (altezza s.l.m. 705 mt), vicino all’oratorio di S. Savino, fu costruito l’eremo di Monte Corona, simile a quello dei Camaldoli in Toscana per la sua vicinanza sia con l’Oratorio di San Savino che con l’Abbazia di San Salvatore.
Vi si arriva, fra secolari boschi di rovere, faggi e castagni oltre una strada camionabile.
Dal 1530 l’Abbazia di San Salvatore di Monte Corona fu strettamente congiunta con l’Eremo, e successivamente nel XVI secolo l’Abbazia, San Savino e l’Eremo vennero uniti dalla strada chiamata “la mattonata” larga quasi due metri e costruita a secco con blocchi di pietra arenaria.
La costruzione risale al XVI secolo ( 1528 ), e negli anni successivi la vita nell’Abbazia di San Salvatore fu intensamente legata a quella che si svolgeva all’Eremo.
Erano due centri che tra loro si integravano, l’Eremo era il fulcro della vita spirituale e l’Abbazia la sede più importante delle attività economiche.
L’Eremo è formato da un complesso di edifici, con 16 cellette, in cui i camaldolesi abitavano e pregavano, e da una chiesa baroccheggiante consacrata nel 1755.
Attualmente vi risiede una comunità di religiosi che applica la regola della clausura.
L’eremo, fu destinato ad ospitare quel ramo dei Camaldolesi, gli Eremiti di S. Romualdo, che volevano appunto riavvicinarsi allo spirito eremitico.
Espulsi nel 1810, al momento della soppressione napoleonica, gli Eremiti vi tornarono fino al 1861, anno della soppressione degli enti ecclesiastici, quando l’eremo venne abbandonato.
Divenuto una proprietà laica, costituì un sicuro rifugio nei periodi di guerra. Poi attraversò un periodo di totale abbandono intorno agli anni ’70, quando porte, finestre, affreschi, opere in legno furono oggetto di danneggiamento e di razzia.
Nel 1981 quattro monache della Famiglia monastica di Betlemme, dell’Assunzione della Vergine Maria e di S. Bruno giunsero in questo luogo, fortemente provato dal tempo e dall’abbandono, e con energia, gioia e preghiere, cominciarono l’opera di ristrutturazione.
Nove anni dopo, nel novembre 1990, le monache fondarono un nuovo monastero nei pressi di Mocaiana (fraz. di Gubbio), lasciando l’eremo e qui si stabilirono i monaci del ramo maschile dello stesso Ordine.
Eremo oggi
I monaci della Famiglia monastica di Betlemme, dell’Assunzione della Vergine Maria e di S. Bruno che vivono nell’eremo sono tutti molto giovani, compiendo gli stessi in questo monastero il noviziato.
La Famiglia monastica di Betlemme è nata come Ordine femminile, in Francia, nel 1950 e ha vissuto un forte sviluppo: oggi conta una trentina di monasteri sparsi in tutto il mondo. Il ramo maschile, nato nel 1976, possiede per ora tre monasteri: in Italia (Monte Corona), in Francia ed in Israele. È prevista, a breve, una nuova fondazione monastica in Spagna.
L’ordine è stato ufficialmente riconosciuto di diritto pontificio dalla Santa Sede nel 1998.
Nella sottostante abbazia vengono frequentemente celebrati riti e cerimonie religiose. Il monastero è anche sede di una fra le più estese aziende agrarie regionali, di proprietà privata.
Stato di conservazione
L’Eremo, esposto a sud e protetto dai venti da alti abeti, si compone di 18 celle solitarie, distribuite su tre piani, di una chiesa e di vari edifici per la vita in comune.
Parte di questa ampia struttura è stata restaurata, grazie all’impegno sia delle Sorelle che dei Fratelli di Betlemme.
E’ in corso di progettazione presso la Soprintendenza, la ristrutturazione della chiesa settecentesca, ora in stato di grave abbandono, e che i Fratelli hanno in animo di lasciare aperta durante il giorno, per inserirla nel percorso che già prevede spazi disponibili per i visitatori.
Stile di vita
“I monaci si dedicano all’assiduo ascolto della Parola di Dio e alla preghiera del cuore in una vita di solitudine, di silenzio, di comunione liturgica e fraterna, d’obbedienza e d’umile lavoro” (Decreto di riconoscimento pontificio della Santa Sede).
La Regola di vita dei monaci di Betlemme si inserisce nell’alveo della tradizione spirituale che fa capo a S. Bruno, patriarca dei monaci solitari d’Occidente. Essa perciò prevede, all’interno di una vita di clausura, una forte dimensione di solitudine e di silenzio, unita alla presenza di un intenso vincolo comunitario.
Ogni monaco vive nella propria celletta; la sua vita, durante la settimana, è scandita da un ritmo solitario, che non vuol dire però eremitico, poiché vi sono sempre momenti comunitari.
I monaci danno inizio alla propria giornata alle 3.00 del mattino e, fino alle 6.00, pregano e meditano nel silenzio della propria cella.
Alle 6.45 si ritrovano insieme in chiesa per la celebrazione dell’Ufficio Liturgico e della Santa Messa. Alle 9.30 in solitudine all’interno della cella consumano il proprio pasto e si dedicano, poi, al lavoro manuale e allo studio.
Alcuni monaci si occupano dell’Eremo – esiste un cantiere per provvedere alla ristrutturazione delle numerose parti del complesso ancora in stato precario, altri lavano, cucinano, coltivano l’orto, altri ancora creano manufatti di ceramica che poi vengono venduti nella piccola bottega aperta al pubblico, insieme alle icone dipinte da uno dei fratelli e ai lavori al tornio eseguiti da un altro.
Alle 16.15 viene consumata la cena, sempre nella solitudine della celletta, e alle 17.00 si recitano, insieme, i Vespri, cui segue un altro momento di preghiera solitaria.
Alle 19.00 i monaci si coricano. Il sabato e la domenica vivono, invece, un numero maggiore di momenti di fratellanza, giacché sono previsti un pasto comune in refettorio, una camminata di circa tre ore nei boschi circostanti il monastero e un incontro di condivisione.
Accoglienza
L’accoglienza all’eremo è prevista per soli uomini e non in gruppo.
Le donne interessate possono rivolgersi al Monastero Madonna del Deserto, nei pressi di Mocaiana (Gubbio), del ramo femminile della Famiglia di Betlemme. L’accoglienza è solo di tipo spirituale.
Gli ospiti possono alloggiare o nella foresteria o in una piccola cella. Qui, in silenzio e solitudine, consumano i loro pasti (non esiste un refettorio per gli ospiti) e possono partecipare ai momenti di liturgia della comunità che si svolgono nella chiesa del monastero.
Durante la giornata, l’ospite può chiedere di essere confessato, di parlare e confrontarsi con uno dei fratelli a questo compito preposti e, se vuole, può chiedere di lavorare. L’accoglienza è dunque rivolta a chi vuole vivere momenti di riflessione spirituale profonda.
Nel monastero ci sono otto cellette riservate agli ospiti, che possono fermarsi all’eremo per un tempo variabile da due o tre giorni a due settimane circa.
Obbligo loro imposto è il rispetto del silenzio. Aperta invece a tutti è l’ala del monastero dove si trovano una chiesina completamente ristrutturata, in cui si celebrano liturgie aperte al pubblico e i visitatori possono pregare, una mostra fotografica, che documenta lo stile di vita della comunità, e una mostra degli oggetti d’artigianato prodotti dai monaci.
Ricorrenze particolari
A Monte Corona non si festeggiano ricorrenze particolari, ma in occasione di festività quali il Natale e la Pasqua, presso l’eremo, la Messa viene celebrata nella cappella aperta al pubblico.
Cerimonie pubbliche si hanno anche in occasione delle ordinazioni sacerdotali o delle professioni monastiche dei Fratelli ed in tali momenti l’eremo è aperto alla partecipazione dei fedeli.
Bibliografia
Tratto da “NEL SILENZIO DELLE ABBAZIE” Provincia di Perugia a cura dell’Assessorato al Turismo 2004
OPUSCOLO IN DISTRIBUZIONE PRESSO LA CHIESA