Chiesa ( Santuario ) del Beato Ugolino – Fiastra
Cenni Storici
L’attuale Chiesa del B. Ugolino, insieme alla canonica e alla casa colonica, non è che il residuo di un antico monastero benedettino del Sec. XIV, come tanti ce n’era in quella zona da S. Marco in Colpolina a S. Paolo di Fiastra, a S. Lorenzo di Fiume, a S. Maria di Rio Sacro, ecc., la comune struttura architettonica ne può esser riprova. Si trova al centro dell’esedra, che nelle antiche scritture (1599) prende nome di Valle Segge derivante dal termine seggio o seggiola, per via dello splendido panorama che da qui si poteva e si può tutt’oggi ammirare.
E’ facile pensare come intorno all’abbazia monastica cominciassero a sorgere gli abitati che costituirono in seguito la comunità di Fiegni con centro il gruppo dello stesso nome, dove sorse ben presto una chiesa plebale, S. Flaviano, con diritti e giurisdizione ecclesiastica abbastanza estesa all’intorno su altre parrocchie.
Alla morte del B. Ugolino la chiesa monastica dal titolo di S. Giovanni Battista era già stata abbandonata dai religiosi. Nel 1373 in tale chiesa fu deposto il corpo del B. Ugolino, e al titolo di S. Giovanni dapprima si aggiunge a voce di popolo quello di Ugolino (ecclesia S. Ioannis B. et S. Ugolini) che poi entra negli atti ufficiali. Dopo un lungo periodo in cui mantenne entrambi i nomi, passò definitivamente come “Sancti Ugolini”. Nel 1582 l’allora vescovo Girolamo Vitale de’ Buoi decise che il titolo di parrocchiale dovesse passare da San Flaviano al Santuario di San Ugolino e da quella data è diventata il centro della vita religiosa di Fiegni e così è rimasto fino ai nostri giorni.
La Chiesa, come abbiamo già accennato, ha subito notevoli trasformazioni attraverso i secoli. Recentemente a cura dell’Ufficio Amministrativo Diocesano, è stata particolarmente consolidata nelle strutture murarie.
Esterno
All’esterno, sulla facciata, ha un bel portale in pietra bianca centinata nella parte superiore e un rosoncino pure in pietra centinata, ma senza raggera. In corrispondenza della navata centrale è un antico arco acuto di rozze pietre al disopra della porta principale di ingresso con scolpito al vertice un simbolico animale dalle forme grossolanamente trattate e difficilmente classificabile. Colpisce il possente campanile postumo che fa pensare ad una torre più che ad una struttura religiosa.
Interno
Gli elementi architettonici della vecchia chiesa benedettina, sebbene sopraffatti da trasformazioni e restauri non sempre soddisfacenti, sono ancora evidenti. Saldezza romanica nello spessore dei muri e nella semplice linea degli archi a pieno centro o ribassati. Originariamente forse a tre navate, come altre fra le Chiese monastiche sopra ricordate, oggi non rimane che la centrale con soffitto a capriate e chiusa dall’abside semicircolare e la sinistra comunicanti a traverso due archi sostenuti da un pilastro al mezzo. Il soffitto spiovente di questa è a semplici travature scoperte.
Oltre la struttura architettonica, solo le pietre elegantemente scolpite nella parte anteriore e centrale dell’altar maggiore conservano il ricordo della costruzione primitiva. In compenso la navata centrale, specialmente nella parte del presbiterio, ci offre un ciclo di pitture dei sec. XVI-XVII, notevole documento della storia della chiesa e del culto del beato Ugolino, per quanto anonima e mediocre espressione di tecnica e d’arte.
Il catino absidale è tutto occupato dall’Incoronazione della Madonna dei primi anni del 1600: La Madonna è raffigurata inginocchiata al centro tra l’Eterno Padre e Nostro Signore Gesù Cristo nell’atto di porgerle la corona sulla testa con tutt’intorno teorie di angeli musicanti.
Intorno all’abside, in continuazione del catino e fino a m. 1,60 da terra, sono rappresentate sei grandi figure di Santi (m. 1,95 di altezza) disposte simmetricamente tre a destra e tre a sinistra di un’antica finestrina leggermente spostata dal centro, e inquadrate da leggere cornici pittoriche a fiorami, non tutte uguali. Al disotto di ciascuna figura son segnati i nomi in lingua italiana. Seguono quest’ordine da sinistra a destra: S. Paolo apostolo, S. Carlo Borromeo, il B. Ugolino, S. Lucia, S. Apollonia, S. Vittoria. Le tre sante, altre l’aureola, hanno una corona di fiori intorno al capo e in mano gli emblemi del loro martirio.
A metà circa della parete destra della navata maggiore un altro affresco rappresenta S. Carlo Borromeo in preghiera del 1617 salvo solo nella parte superiore. Sul pilastro che sorregge i due archi di valico alla navata sinistra e nella parte interna di questa è dipinto, pure in affresco, S. Antonio Abate, opera di Paolo Bantulli da Percanestro del 1511, con sotto le parole: HOC OPVS F.F.GAVLVS (PAVLVS?) ARCAIELI (ARCHANGELI) MCCCCCX. la pittura risulta la più antica fra tutte.
Durante dei lavori di restauro sono venuti alla luce tre affreschi nella parete di sinistra della navata piccola: una Madonna del Rosario con i misteri, del 1598, un S. Sebastiano, e un S. Giovanni Battista con attorno 12 scene della vita e del martirio del 1511.
Sul pilastro centrale, che riporta alla navata grande, è appeso un piccolo crocifisso staccato in attesa di restauro. All’esterno dell’arco trionfale, a destra e sinistra, i SS. Venanzio (1628) e Ansovino sormontati rispettivamente da una coppia di angeli che congiungono al denso ciclo del catino.
Il Beato Ugolino da Fiegni
Del Beato Ugolino che fu un terziario francescano. non esistono fonti storiche certe sulla sua vita, si sa che Egli nacque a Fiegni intorno al 1320.
Le sue origini si fanno risalire alla famiglia Magalotti, da Magalotto IV e da Lucia che morì durante il parto.
Il bambino, orfano di madre, fu cresciuto dal padre, Magalotto, che, si dice, morì quando il giovane Ugolino aveva 13 anni.
Passò del tempo ed anche per il giovane Ugolino venne l’amore.
A Visso aveva conosciuto una ragazza di buona famiglia, Clara dè Riguardati e se ne era innamorato follemente. Sennonché la fanciulla sfuggiva il giovane conte di Fiastra, in quanto aveva deciso di farsi monaca ed entrare nel convento di Santa Chiara, aperto a Visso.
La vista della ragazza che aveva preso il velo per amore di Dio scosse profondamente l’animo del conte Ugolino che meditò a lungo sull’accaduto, presso il santuario di Macereto.
In tale santuario tuttora nel plinto di sinistra del portale principale, e scolpito in bassorilievo un monaco, vestito di rozzo saio, stretto ai fianchi da una corda: con la sinistra regge un libro, con la destra il cuore, quasi ad indicare lo strazio di rinunzia ad ogni amore profano.
Rattristato anche da questa esperienza o forse guidato dalla scelta di “Clara” decise di vendere la proprietà lasciatagli dal padre e si ritirò in eremitaggio.
Era fiorente a quei tempi presso Acquacanina, l’abbadia di Santa Maria di Rio Sacro, luogo fatto per la contemplazione solitaria in una natura aspra e selvaggia.
Lì Ugolino avrebbe potuto scegliere la sua dimora di asceta, ma l’ordine Benedettino era una comunità aristocratica in cui vigeva la proprietà, sia pure in senso collettivistico.
Egli invece sentì più forte il richiamo della perfetta povertà, e dopo aver venduto tutti i beni, seguì la via del Poverello di Assisi.
Scelse quale luogo per la meditazione una piccola grotta ubicata in Val di Nicola, tra quelle meravigliose montagne che tanto spesso lo avevano suggestionato.
Considerata la vicinanza con la Grotta dei Frati ed il sentiero comune ad entrambe le grotte, probabilmente Ugolino ebbe contatto con i Fraticelli Clareni.
In questo luogo dimorerà per trent’anni vivendo in unione di preghiera e di meditazione Con Dio, tra digiuni ed astinenze, contento di nutrirsi con quello che riceveva in elemosina ed erbe e radici.
Lo ristorava l’acqua della sorgente a cui la tradizione ha lasciato il nome del Beato perché sarebbe stata fatta da lui stesso scaturire. La sorgente fu sistemata a fontana con abbeveratoio nel 1791.
Egli operò meravigliosi interventi a favore di quanti, attratti dalla fama della sua santità ricorrevano a lui fiduciosi.
Finì la sua vita l’11 dicembre 1373. Dopo la morte il corpo venne trasferito nel vicino castello di Fiegni, presso la chiesa di San Giovanni, che sarà poi intitolata al Beato Ugolino.
Nel 1856 il P. Francesco da Lucca, postulatore generale dell’ordine dei Frati Minori osservanti, presentava l’istanza per il riconoscimento ufficiale del culto del Beato che veniva concesso in data 19 novembre 1856 e confermato dal pontefice marchigiano Pio IX il 4 dicembre successivo.
Bibliografia
http://www.comune.fiastra.mc.it
http://www.sibilliniweb.it
Grotte e Sentieri nell’alta valle del Fiastrone pubblicato da Gian Claudio Giubileo nel 1991
Da vedere nella zona
Gole del Fiastrone
Lame Rosse
Castello Magolotti
Chiesa di San Paolo al Castello Magalotti
Eremo delle Grotte dei frati
Abbazia di San Salvatore – Monastero
Chiesa di San Lorenzo al Lago