Chiesa di Sant’Agostino – Cascia

E’ una di quelle chiese che pur essendo di grande bellezza sono poco conosciute in virtù della vicinanza di un Santuario di fama internazionale che ne offusca l’esistenza.

 

Cenni Storici

La chiesa, con annesso convento, dedicato a S. Giovanni Battista, fu eretta nel 1059, su un primitivo oratorio eremitico, sulla sommità del colle e ampliata nel 1380. Si parla addirittura di un precedente antico tempio pagano.
L’edificio è documentato per la prima volta in una bolla di papa Nicolò II datata 1059, quando venne promossa la costruzione dell’annesso convento agostiniano.
In onore del Precursore venne costruita una chiesa, in seguito incorporata nel complesso conventuale dominato dalla chiesa di S. Agostino cui, nel 1499, venne aggregata anche quella antichissima di S. Pietro, chiesa-matrice di Cascia.
Il terremoto del 1703 arrecò gravi danni, specie all’abside e all’altar maggiore.
La posizione della chiesa, alta sulla città, oltre che topografica, è analogica: il convento agostiniano fu per Cascia cuore pulsante di cultura e faro di spiritualità.
Nelle sue mura si forgiarono religiosi quali il B. Ugolino e il B. Giovanni da Chiavano (poi eremiti) e numerosi maestri in teologia e celebri predicatori quali il B. Simone Fidati.
 

Aspetto esterno

La facciata della chiesa, opera dei maestri comacini, munita di timpano, è ripartita da una cornice decorata a motivi floreali. L’ampio portale, è scandito da colonnine tortili alternate a spigoli.
I capitelli sono decorati a foglie d’acanto; l’ogiva col motivo eucaristico dei tralci e grappoli d’uva. Nella lunetta, Madonna in trono con Bambino tra S. Agostino e S. Nicola da Tolentino, attribuita a Paolo di Giovanni da Visso (II metà del Quattrocento).
 

Interno

La pianta è a navata unica.
In origine, il tempio era coperto da tetto a capriate, sostituito con volte a crociera dopo il terremoto del 1599. In quella ricostruzione venne chiuso il rosone, divenuto un punto debole per la nuova statica. Entrando, a sinistra del portale, sul pilastro, affreschi quattrocenteschi di due santi: in alto, S. Nicola da Tolentino e una Santa senza nome; in basso S. Antonio Abate con la campanella, emblema degli Antoniani.
Sulla parete sinistra della navata: affresco del 1486 raffigurante la Madonna in trono con Bambino tra due santi, uno dei quali è Nicola da Tolentino. Il secondo, grande affresco, datato 1444, presenta un maestoso S. Agostino alla cui sinistra si erge la severa figura di S. Monica, sua madre; alle spalle, in ginocchio, raccolta in preghiera, alcune consorelle (sotie) della Confraternita di S. Monica (terziarie agostiniane) la cui priora, detta abbadessa, commissionò l’opera.
Sullo sfondo del paesaggio montano, alberi di olivo, segno della pace di cui Cascia tanto bisogno aveva.
Nel cartiglio che Agostino porge alla madre si leggono, al femminile, le parole con cui inizia la Regola: Ante omnia, sorores carissimae diligatur Deus, deinde pr(oximus): “Sorelle carissime, prima di tutto, si ami Dio, poi il prossimo”.
Il terzo affresco, che decorava la Cappella di S.Tommaso fatta costruire da Raffaele di Giovanni di Cascia (1563), presenta Maria col Bambino assisa sulle nubi; in basso, al centro l’apostolo Tommaso tra S. Agostino e S. Nicola da Tolentino.
Tommaso reca in mano la lunga cintura agostiniana. Segue, la statua lignea raffigurante S. Nicola da Tolentino, dedicata dal Comune di Cascia, nel 1750, al santo protettore della città. Il santo reca sul petto il sole a otto raggi, attributo del Santo, nella destra il giglio verginale e nella sinistra il libro, emblema della sua funzione di predicatore. La statua ornava l’altare a lui dedicato.
Più avanti, il grande affresco della Madonna della Cintura , attribuito a Virgilio Nucci da Gubbio (1609): assisa sulle nubi, la Vergine incoronata dona la cintura a S.Agostino, il Bambino la porge a S. Nicola da Tolentino.
Due angeli sovrastano la scena recando numerose cinture. In basso, da sinistra: S. Claudio patrono degli architetti, S. Antonio Abate, eremita, col tau e il bordone, attributi degli Antoniani, S. Monica (nella versione originaria, Maria dona a Monica la propria cintura), S. Petronilla col tirso fiorito.
Sull’ultimo altare: Madonna lignea, vestita, con Bambino in un sontuoso baldacchino barocco in legno dorato (sec. XVIII). Sospeso sull’altare maggiore, un Crocifisso policromo quattrocentesco, imponente e severo.
Dinanzi al Crocefisso, un tempo nell’annessa Chiesa di S.Pietro, giuravano i podestà e i consoli di Cascia.
Nell’abside, il tabernacolo dipinto settecentesco e il severo coro ligneo.
Passando alla parete destra della navata: dopo il pulpito, sulla vecchia porta interna tra la chiesa e il convento, una dolcissima Madonna col Bambino, del Maestro del Trittico (sec. XV).
Sul primo altare, Madonna delle anime purganti, affresco d’ignoto (sec. XVI).
Sulle nubi, in un fulgido alone raggiante, la Vergine col Bambino circondata da angeli; in basso, S. Agostino, in paramenti episcopali, indica la celeste visione mentre S. Nicola da Tolentino mostra le anime purganti che, in attesa della gloria, espiano tra le fiamme purificatrici; tre di esse ascendono verso due angeli che protendono loro le braccia.
Sull’altare seguente, grande affresco della Madonna del Soccorso, opera di Virgilio Nucci da Gubbio (1609): Maria, in una mandorla luminosa, appare in cielo tra S. Agostino e S. Monica in un coro d’angeli.
In basso: una madre riottiene dalla Vergine il figlio che era tormentato dal demonio.
Dalla mano destra di Maria si diparte un lungo strale luminoso che abbatte il demonio e lo scaraventa nel fuoco infernale.
A destra e a sinistra, in preghiera, religiose agostiniane cui, forse, dai committenti dell’opera era stato richiesto d’intercedere.
Qualcuno scorge, tra di esse, la figura di Rita, allora non ancora Beata ma per la sua gente già santa. Dietro, è stato riportato alla luce un affresco quattrocentesco con S. Nicola di Bari e la Vergine in trono.
Segue, sulla parete, un affresco datato 1439, commissionato da Paolo Cicco di Giovanni di Cascia raffigurante il Crocefisso alla destra del quale il Battista barbato, col manto che copre la veste di pelo di cammello, porge un cartiglio sul quale si legge: Ecce (agnus Dei qui) tollis peccata (mundi): “Ecco, l’agnello di Dio, tu che togli i peccati del mondo”. Sulla parete della controfacciata, a destra del portale, affreschi quattrocenteschi tra i quali spicca S. Paolo e un gigantesco S. Cristoforo portatore del Cristo, invocato, oltre che come patrono dei viaggiatori, come protettore dalla mala morte, la morte repentina senza sacramenti.
Sul pilastro, un giovane santo guerriero.
Sotto la chiesa attuale si trova un vano della primitiva chiesa dell’XI secolo, decorata da maestranze umbro-marchigiane nel Trecento.
 

Fonte documentativa

Opuscolo del Servizio Turistico Associato della Valnerina

http://www.itinerari.regioneumbria.eu/

 

Mappa

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