Chiesa di Santa Maria di Pietrarossa – Trevi
Cenni storici
A cura di Tiziana Ravagli, Giampaolo Filippucci – progetto TreviAmbiente
La chiesa sorge nei luoghi ove si tramanda la presenza della “Trevi de planu“: è un edificio tardomedioevale (fine XIII, inizio XIV secolo) con alcuni elementi architettonici che potrebbero indicarci una datazione più antica.
La presenza di reperti tratti da edifici romani si spiega con l’usanza, diffusissima nel Medioevo, di impiegare pezzi di vecchie costruzioni per la realizzazione di nuove.
Il portico, largamente ristrutturato nel 1956, può risalire al XV secolo e alla fine del secolo successivo data il campanile aggiunto in fondo alla navata destra. Particolarmente interessanti sono gli affreschi votivi che decorano le pareti interne ed esterne della chiesa, alcuni opere artistiche di grande valore, altre semplici espressioni della devozione popolare, della religiosità del mondo contadino.
La maggior parte delle opere (Quirino in La Chiesa di Santa Maria di Pietrarossa, 1990: 93) si può datare al XV secolo e presenta firme importanti come Bartolomeo da Miranda (Annunciazione sulla parete della navata destra, La Madonna della spiga, all’esterno, San Bernardino da Siena, Madonna col Bambino benedicente e altri), il così detto Maestro di Eggi con la sua bottega (Andata al Calvario, Preghiera del Getsemani, Annunciazione e altri), il Maestro della Dormitio di Terni (Cacciata di Gioacchino dal Tempio, databile fine XIV-primi XV secolo, Madonna col Bambino e altri).
Sono inoltre presenti tracce di affreschi più antichi, come la testa di un San Pietro (fine XIII-forse inizio XIV secolo, raffigurato poco oltre l’ingresso principale, a destra).
L’edificio è piuttosto irregolare e asimmetrico, con evidenti e vasti restauri dovuti, tra gli altri, ai danni del terremoto del 1832 e alle devastazioni della Seconda Guerra Mondiale. In particolare le antiche coperture a volta furono ricostruite dopo il terremoto sopra citato, in parte a capriate. La presenza del grande porticato è da collegarsi alla necessità di ospitare un gran numero di persone che convenivano in questo luogo sia per motivi religiosi, sia sociali. Aveva il compito di accogliere fedeli e non fedeli in una sorta di area neutra. Presso la struttura, che sorgeva lungo un’importante via di comunicazione, si svolgevano, infatti, fiere e mercati, tra cui la Fiera di San Giovanni.
Il 23 giugno 2014, dopo il terremoto che nel 1997 ha inflitto pesanti offese al patrimonio culturale della Valle Umbra, la chiesa di Santa Maria Pietrarossa è stata finalmente riaperta al pubblico e il 28 giugno nella piazza antistante si è svolto il primo mercato dei prodotti delle Canapine, gli orti di Trevi, per mettere in relazione il produttore e il consumatore in un contesto di grande interesse storico e artistico e rievocare la tradizione della locale fiera di San Giovanni.
Curiosità
Il termine “pietrarossa” deriva da un blocco lapideo della misura di circa 64 x 42 x 14 cm, con un foro centrale, presente all’interno della chiesa. Si trova incastrato nel secondo pilastro a destra, entrando nella chiesa, ma forse un tempo era collocato in uno degli edifici antichi che arricchivano quest’area. Da un punto di vista geo-litologico è un pezzo della formazione della Serie stratigrafica Umbro-Marchigiana, denominata Scaglia Rossa s.l., che può essere datata, con molta approssimazione, tra 50 e 100 milioni di anni or sono. La formazione in esame è piuttosto frequente nell’area trevana. Si potrebbe trattare, pertanto, di una pietra estratta in una qualunque delle piccole cave che, aperte anche per le necessità del momento, sono state successivamente abbandonate. La devozione di un tempo riconosceva a tale pietra virtù terapeutiche, sia curative, sia favorevoli alla fecondità. Per ottenerne i prodigi, la tradizione voleva che s’introducesse l’indice della mano nel foro presente al centro della pietra rossa, azione che doveva essere seguita da tre giri intorno all’altare, toccando l’immagine, qui affrescata, di san Giovanni. Solo dopo aver compiuto questi atti devozionali e ripetuto una serie definita di Padre Nostro e Ave Maria, si poteva attingere l’acqua dal pozzo presente all’esterno, non lontano dalla chiesa, dedicato al Santo Battista, per berla o fare lavaggi purificatori.
Pozzo di San Giovanni
Nei pressi della chiesa di Santa Maria di Pietrarossa troviamo, infatti, il pozzo di San Giovanni, citato in molti testi antichi per le sue acque taumaturgiche. Secondo la tradizione, l’acqua fuoriusciva dal pozzo con frequenza annuale e con maggiore abbondanza ogni trenta anni circa, nella notte di San Giovanni (notte del 24 Giugno) ed era allora che, evidentemente, esercitava il suo maggiore potere terapeutico. ln una cronaca del Mugnoni si dice “[…] 1448 del mese de luglio e de augusto, et certi altri dicevano che la notte de Santo Johanni del mese di jugno, apparì quell’acqua santa addosso ad Santa Maria de pié de Trevi dove c’è facta quella maestà et dove ce sono quilli bagni […]”. Nella notte della vigilia della festa del Santo, al pozzo accorrevano anche le nubili invocando la grazia di un marito. In breve tempo, divenne prassi che i giovani, talora malintenzionati, talora con il consenso delle interessate, rapissero le fanciulle che vi convenivano.
La processione delle nubili fu così abolita, per scongiurare disordini, diversamente evitabili con difficoltà. Per quanto concerne le massime portate registrate dal pozzo ogni trent’anni circa, possiamo annotare che sono da collegare alle variazioni piezometriche della falda, connesse alle fluttuazioni climatiche che hanno caratterizzato la nostra regione.
Presenza di San Francesco
Pietrarossa e l’acqua del pozzo di San Giovanni meritano una citazione particolare, perché testimoni di uno dei quattro episodi di cui si ha “speciale memoria” della presenza di san Francesco a Trevi. Si tratta della visita al Lebbrosario dei santi Tommaso e Lazzaro, edificio visibile a monte della S.S. n. 3 Flaminia all’altezza del bivio per Pietrarossa. Qui il Santo si fermò a lungo, prendendosi cura degli ammalati che consolava e guariva, secondo la tradizione, lavando le loro piaghe presso [a chiesa di Santa Maria di Pietrarossa, con l’acqua del pozzo lì presente. Ricordiamo che il pozzo di San Giovanni non è quello ubicato di fronte alla chiesa, ma un altro più discosto dall’edificio religioso.
Fonti documentative
AA. VV, La Chiesa di Santa Maria di Pietrarossa presso Trevi: il territorio, l’archeologia, l’architettura, la decorazione pittorica, il santuario mariano, in Bollettino della Deputazione di Storia Patria per l’Umbria, vol. LXXXVII (1990)
Ravagli Tiziana, Filippucci Giampaolo, Paggi Alvaro, Trevi de Planu — arte, storia, natura, usanze e tradizioni della valle trevana, Comune di Trevi, Associazione Pro Trevi, Associazione Pro Cannaiola, GAL Valle Umbra, Trevi 2001
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