Chiesa di San Michele – Serra De’ Conti (AN)
Cenni Storici
La chiesa di San Michele venne tana costruire nel 1290 dai monaci benedettini camaldolesi dell’abbazia di Santa Maria di Sitria come riporta l’iscrizione impressa sul mattone sopra il portale laterale. Se ci rechiamo all’ingresso principale della chiesa, è interessante vedere come il portale sembra essere sorretto da due mani incise su pietra, che ipoteticamente possono simboleggiare l’accoglienza ai fedeli da parte di Dio. Già dall’esterno possiamo notare che la chiesa venne costruita in due periodi ben distinti, ce lo attesta la parte inferiore costruita in pietra con elementi romanici e rifacimenti in stile gotico, e quella superiore edificata in mattoni con un finestrone di stile cinquecentesco. All’interno dell’edificio riscontriamo la diversità degli elementi che lo compongono: l’originario assetto a navata unica e presbiterio rialzato di pochi gradini si contrappone ai tabernacoli di pietra arenaria, agli archi spezzati del soffitto ed ai possenti archi trasversali a sesto acuto dovuti alla ristrutturazione avvenuta alla metà del 1400. Sono il bellissimo ciborio principale culminante con tre pinnacoli, si trova un affresco del 1581, ora deteriorato, dove sono rappresentati in primo piano la Vergine col Bambino in cielo. Sant’Andrea contrassegnato con la croce del martirio e san Michele Arcangelo, a cui è intitolata la chiesa. Le diffuse e ampie lacune che presenta il dipinto, furono probabilmente il motivo per cui nel 1752 venne fatto eseguire un dipinto con il medesimo soggetto e delle stesse misure, da collocare sopra raffresco danneggiato. Sul retro della tela è stata ritrovata un’iscrizione che ci certifica, tra le altre cose, il nome del committente: il cardinale Albani. Spostandoci sul lato destro della chiesa scorgiamo tre dipinti e sotto un paliotto d’altare in scagliola, dedicato alla Madonna della Misericordia con al centro xilografato proprio questo soggetto. Più in basso nel centro è posto lo stemma della famiglia Honorati di Serra de’ Conti. Il dipinto al centro rappresenta la Madonna delia Misericordia con san Nicola e un santo vescovo. La Vergine seduta in trono protegge due gruppi distinti di uomini e donne, da identificare probabilmente con i familiari del committente. La presenza di personaggi in abiti orientali allude forse alla battaglia di Lepanto del 1571 il cui esito era ancora molto sentito in ambito marchigiano; e possibile riconoscere i fautori della vittoria sotto il manto alla destra della Vergine: il Papa, il Re di Spagna e il Doge di Venezia. Sulla destra si trova la Madonna del Soccorso, che possiede un’iconografia strettamente legata alla devozione popolare delle Marche e dell’Umbria. La Vergine con il braccio destro brandisce una clava e minaccia il diavolo che atterrito si ritrae, con la sinistra sostiene un bambino che si aggrappa alla veste in cerca di protezione; la madre inginocchiata ai suoi piedi, chiede il suo aiuto. Il terzo affresco della stessa parete raffigura la Madonna col Bambino, datato 8 novembre 1492. L’immagine, pur nella semplicità strutturale e formale, denota, da parte dell’ignoto artista locale, la volontà di impreziosire la rappresentazione inserendo eleganti motivi nelle vesti e nei drappeggi, e di rendere con naturalezza il gesto delicato della Madre che mostra ai fedeli il Bambino intento alla lettura di un abbecedario. Sulla parete sinistra della chiesa è presente una seconda edicola, dove è possibile scorgere all’altezza del timpano un frammento del più antico affresco del cantiere che molto probabilmente voleva rappresentare una crocifissione: ce lo fa intuire il volto rimasto quasi intatto di una possibile Maddalena priva di sensi con il viso rivolto verso l’alto. A fianco dello stesso altare, eretto nelle forme attuali nel 1480, compare un affresco raffigurante san Sebastiano che riporta la stessa data nell’iscrizione collocata alla base del dipinto, dove si menziona anche il nome del committente. Si tratta di un ex voto, cioè un’immagine fatta dipingere per invocare la protezione del Santo, in questo caso contro l’epidemia della peste. Si può affermare che questa opera risulti la più raffinata tra tutte basti notare la pregevole riproduzione anatomica e l’ootima concezione dello spazio e della prospettiva.