Chiesa della Madonna delle Grazie – Montecastello di Vibio (PG)

E’ la chiesa del Cimitero di Montecastello di Vibio.

 

Cenni Storici

Collocata poco lontano dalla cerchia delle mura medievali, lungo la strada principale che conduce a Monte Castello di Vibio, la chiesa, di proprietà comunale, ha rappresentato, per lunghi secoli, uno dei tanti edifici religiosi presenti in ogni paese, legati al culto mariano ed alle virtù salvifiche e taumaturgiche che la devozione popolare attribuiva all’immagine della Madonna da cui trae, appunto, origine il nome “delle Grazie“.
Sappiamo che qui, al vertice di un antico quadrivio, esisteva fin da tempi immemorabili una immagine della Madonna (una icona, Maestà o Edicola religiosa) dipinta, secondo la tradizione medievale, su uno spazio intonacato che per qualche motivo ad un certo punto fu artefice di qualche prodigio che giustificò l’edificazione della chiesa.
Numerosi sono gli esempi di queste immagini sacre che dettero origine o modeste cappelle, o oratori, innalzate dalla pietà popolare lungo le vie di grande comunicazione.
Esse, quasi sempre vicine a piccoli corsi d’acqua, erano le edificanti stazioni di sosta nei faticosi viaggi a piedi ed anche occasioni di preghiera e di ristoro spirituale durante i numerosi pellegrinaggi quasi sempre motivati da ricorrenze devozionali legate a particolari fatti miracolosi locali e perciò strategicamente collocate lungo le “vie della fede“.
Per quanto ci riguarda un documento notarile attesta che la nostra maestà era collocata nei pressi di una sorgente chiamata “dell’acqua nera“.
Non sono reperibili documenti che attestano l’edificazione della chiesa né le sue dimensioni originali che dovevano essere superiori a quelle attuali, infatti in una pianta del 1872 l’edificio appare molto più lungo dalla parte del cimitero; in quei pochi che esistono è chiamata chiesa di Santa Maria delle Grazie o della Croce o Chiesa Grande (appunto per le sue dimensioni).
La chiesa, in quanto edificio sacro aperto al culto, non figura nella ricognizione del patrimonio religioso fatto eseguire nel 1467 dal vescovo Bartolomeo Alaleoni, ma grazie ad alcuni documenti, dell’Archivio della Curia Vescovile di Todi, e dall’Archivio Storico Comunale di Monte Castello di Vibio, si può riferire una prima fonte certa risalente al 13 febbraio 1515.
In quel giorno la cancelleria di papa Leone X, Giovanni de’ Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico, spediva da Firenze alla comunità di Monte Castello (dilectis filiis universitatis terre Montis Castelli, Tudertine diocesis) una bolla papale con la quale dirimeva una controversia circa la potestà dell’università montecastellese di nominare “ad nutum” cioè a propria esclusiva discrezione, il rettore della chiesa un tempo detta della Santa Croce ed ora (a. 1515) di Santa Maria delle Grazie indicata come piccola cappella (parva cappella).
Nelle Visite apostoliche che si sono succedute, le informazioni sullo stato di conservazione dell’edificio sono contrastanti infatti nella visita effettuata il 20 ottobre 1574 dal monsignor Pietro Camaiani la trova “di dimensioni abbastanza ampie e ci informa che l’immagine sacra era di molto preesistente all’edificio e che, staccata dal supporto originale lì era stata collocata in corso d’opera“, però a distanza di 60 anni dal documento che è stato citato del 1515 la trova in stato di povertà tanto che il chierico Giovanni Battista Pellegrini aveva a malapena mezzi per il suo sostentamento per cui ordina di costruire due robuste porte per impedire l’accesso a malintenzionati che probabilmente avevano compiuto atti sacrileghi (brutis hominibusque facinorosis ad perpetrandum ibi scelera).
Si scopre però che da atti notarili del 1531 e del 1539 rogati dal cancelliere Vescovile Crisogono Valentini sembra piuttosto che si confermi una buona situazione patrimoniale del beneficio ecclesiastico.
La Visita Pastorale del vescovo Angelo Cesi del 28 agosto 1592 rileva, oltre che la presenza di un cimitero, anche uno stato di degrado della chiesa che però nel corso degli anni si era arricchita di tre altari laterali ora disadorni sui quali il Cesi proibì di celebrare le messe (in aliis indecentibus et inornatis altaribus). Qualche anno dopo durante la seconda Visita, il 16 agosto 1593, il visitatore dichiarava che l’altare maggiore era stato bene “et decenter” provvisto dei requisiti necessari, ma che “in alia tria altaria” (sugli altri tre altari), non essendo stati arredati erano stati proibiti i riti sacri; quattro anni dopo però, nel corso della terza visita Cesi del 1597, tutto il complesso fu dichiarato di nuovo “indecens“.
Nella Visita del vescovo Formaliari del 22 settembre 1749 si annota come la cappella di Santa Maria della Pace fosse curata dal priore Pietro Mannaioli e questa dei Santi Ermete e Agostino facesse capo alla Congregazione dei Bifolchi che vi si riuniva il giorno della festa dei due santi, il 28 agosto.
Per almeno due secoli la situazione rimase invariata e l’intero complesso fu giuridicamente e costantemente sono lo juspatronato della comunità di Monte Castello a conferma dell’antica bolla pontificia di Leone X, ma le offese del tempo divennero sempre più devastanti per le infiltrazioni d’acqua e per il crollo di parte della trabeazione.
Agli inizi dell’Ottocento il tetto dell’edificio crollò per il cedimento delle pareti, ma restarono in piedi alcune parti delle mura perimetrali e l’alloggio del cappellano.
Passati gli sconvolgimenti risorgimentali della Repubblica Romana del 1849 legati alla presenza in zona di Giuseppe Garibaldi, l’arciprete suggerì allora al vescovo di Todi ed alla amministrazione comunale, di utilizzare l’edificio rimasto in piedi per alloggio del “maestro di scuola” e così fu deliberato.
Nel 1865 in ottemperanza alla legge che imponeva la costruzione dei cimiteri lontani dai centri abitati, l’Amministrazione comunale scelse l’area accanto alla chiesa poiché in passato era già stato luogo di sepoltura.
In questa occasione la chiesa fu accorciata tagliando parte della sua facciata lasciandola di nove metri dall’altare maggiore, e così è restata fino ai nostri giorni.
 

Interno

Santa Maria delle Grazie, o della Croce, rappresentò per alcuni decenni del Cinquecento un unicum non solo tra le chiese del distretto di Monte Castello, ma nell’intero territorio della diocesi di Todi.
Essa infatti offrì ai fedeli lo spettacolo di un ricco apparato iconografico interessante sia l’intera parete di sinistra (per chi guarda l’altare maggiore) sia le tre cappelle e relativi altari in essa ricavati.
La chiesa, come appare oggi, è a pianta rettangolare ad unica navata, chiusa da una murature a contatto dell’altare maggiore, ma in origine l’aula terminava nel catino absidale a pianta semicircolare, probabilmente arredato con scranni o sedili formanti il “coro” nel quale trovavano posto in occasione di cerimonie solenni il clero locale e, forse, anche i maggiorenti del castello.
Come spesso avveniva in simili circostanze la preziosa antica “icona“, una volta distaccata dalla sede originale, fu collocata su un muro appositamente realizzato in posizione avanzata rispetto all’abside stessa.
Attualmente si contano otto nicchie, quattro sulla parete sinistra, e quattro su quella di destra.
Mancano oggi le macchine degli altari, i relativi arredi, le suppellettili, le mense e le pietre consacrate che pur dovevano essere ben presenti al momento della dedicazione delle cappelle di sinistra la cui parete tuttavia reca ancora tracce di un apparato iconografico assai ricco che un tempo interessava non solo le paraste ma anche i pennacchi.
Sull’altare maggiore campeggia la sacra icona con la Vergine in trono e il Bambino con ai lati due santi forse dipinti posteriormente, vista l’esecuzione grossolana delle figure rispetto a quella della Madonna.
La sacra immagine trovò posto al centro della navata su un muro appositamente costruito di modo che i fedeli potessero girare processionalmente intorno alla macchina d’altare in devota preghiera secondo il costume di tutti i santuari.
L’apparato che la contiene è formato da grandi colonne che sorreggono un architrave modanato a fasce e dentellato, sormontato da un timpano spezzato con al centro un riquadro probabilmente destinata a contenere un’immagine del Padre Eterno; l’opera baroccheggiante dovrebbe essere del XVIII secolo e di sicuro rientra negli interventi sollecitati nel 1747 dal vescovo Formaliari.
 

Prima nicchia

Nella prima nicchia verso la porta di ingresso è raffigurata la prima Madonna in trono con il Bambino e due angeli incoronati reggicortina e due santi ai lati: sulla lunetta il Padre Eterno con folta barba bruna di esecuzione posteriore.
Tutto l’impianto pittorico sembra essere il più antico dell’intero apparato figurativo della chiesa giunto sino e noi.
L’immagine della Vergine delle Grazie assai simile alla “icona” originale forse opera di mastro Luca di Antonio “pentore” tuderte vicino allo Spagna, oppure, come affermava Don Amanzio Rossi, è da attribuirsi a Domenico Alfani della Scuola Peruginesca.
 

Seconda nicchia

La seconda cappella detta “della Pace” è divisa nettamente in tre parti: in alto, nella nicchia, un maestoso Padre Eterno dalla barba bianca; immediatamente al di sotto della cimasa una Vergine Madonna assisa tra le nuvole e affiancata da due angeli musicanti con liuto e cetra.
Nella terza sezione, separata da una fascia di nubi tra le quali sembra di poter scorgere un paesaggio agreste, i Dodici Apostoli attorno alla tomba vuota della Vergine Maria mentre si allontana da loro nell’atto della gloriosa Assunzione.
Costei con gesto affettuoso lascia cadere su Tommaso, l’apostolo incredulo giunto in ritardo dalla lontana India per assistere al prodigio, la sua cintola a sigillo del mirabile evento.
Tommaso (nell’affresco è il secondo da sinistra), a sua volta raffigurato con la mano protesa nell’atto di afferrare il lembo di stoffa, vuol testimoniare la veridicità di questo straordinario Transito della Vergine verso il cielo.
In omaggio alla Madonna del Cingolo i montecastellesi disposero che sull’altare venisse celebrata ogni anno una messa solenne il giorno dell’Assunzione.
 

Terza nicchia

Non meno intrigante e problematico, nel silenzio delle fonti documentarie ed allo stato attuale delle ricerche, è stato il tentativo di attribuire una datazione certa al bellissimo affresco della terza cappella (la più vicina all’altare maggiore).
La terza cappella, non ha una datazione certa; nella lunetta compare il Padre Eterno in Gloria, con capigliatura e folta barba bianche circondato da quattro angeli festanti, nella scena sottostante si ripete il motivo della Madonna in Trono con Gesù Bambino e san Giovannino ai suoi piedi.
La Vergine è affiancata da due angeli musicanti con in mano il tradizionale liuto, strumento d’eccellenza per la polifonia sacra; più in basso i santi Ermete ed Agostino.
Sull’altare la Santa Messa veniva celebrata il 28 agosto giorno della festa dei due santi.
Sappiamo con certezza che la cappella ed il relativo altare furono eretti a spese ed a cura della fiorente Congregazione o Confraternita dei Bifolchi e che Angelo Cesi volle ornati con particolare cura, tant’è che quando la chiesa minacciò rovina i soli due altari officiati con relativa regolarità furono proprio quella della Pace e quello dei Bifolchi non già l’altare maggiore.
Anche in questo caso tutto l’impianto pittorico offre una notevole padronanza degli spazi inseriti in due triangoli divisi dalla cimasa: il primo è formato dall’Eterno e dagli angeli, il secondo dai Santi Agostino ed Ermete, san Giovannino, la Vergine e Gesù.
E’ probabile che il dipinto sia stato eseguito nel periodo di massima attività della comunità di Monte Castello e cioè intorno alla prima metà del XVI secolo.
 

Fonti documentative

G. Comez P. Montechiani – La chiesa di Santa Maria delle Grazie (già della Croce) di Montecastello di Vibio – Res Tudertinae 47
 

Nota di ringraziamento

Si ringrazia la Diocesi di Orvieto-Todi per la disponibilità e per aver concesso le autorizzazione alla pubblicazione.
 

Da vedere nella zona

Castello di Montecastello di Vibio
Chiesa della Madonna delle Carceri
Chiesa dei SS. Filippo e Giacomo
Abbazia di San Lorenzo in Vibiata
Chiesa di Santa Illuminata
 

Mappa

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